Cronaca

Il punto di Lombardo: «Non mi candido a sindaco», ma detta il programma. «Contro di me pentiti istruiti da qualcuno»

È tutta una questione di P. Da un lato il processo e dall’altro la politica. In mezzo Raffaele Lombardo. L’ex presidente della Regione che due giorni fa ha incassato l’assoluzione definitiva nel processo per concorso esterno in associazione mafiosa e corruzione elettorale aggravata. Una vicenda giudiziaria durata 13 anni e che adesso rilancia, in maniera definitiva, il ritorno di Lombardo nello scenario politico siciliano e non solo. All’orizzonte la prima scadenza è quella delle amministrative di Catania. «Non mi candiderò a sindaco – assicura più volte – bisogna dare spazio ai giovani ma io darò una mano politicamente». Parole pronunciate all’interno di una storica ex galleria d’arte di via Musumeci diventata per quasi due ore il quartier generale della galassia autonomista. Ci sono i sindaci di Adrano e Paternò, Fabio Mancuso e Nino Naso, ma anche l’ex assessore regionale Antonio Scavone e l’ex sottosegretario del governo Berlusconi Pippo Reina. Accanto a Lombardo la sua legale, Maria Licata, e in video collegamento da Napoli l’avvocato Vincenzo Maiello. Il resto della sala è riservata ai giornalisti ed è proprio la stampa che finisce nel mirino di Lombardo ripercorrendo la falsa notizia dell’imminente arresto pubblicata da La Repubblica nell’ormai lontano maggio 2010.

«Questo processo – continua Lombardo – ha deviato il corso della storia della Sicilia». I ricordi vanno alle dimissioni, ufficializzate nel luglio 2012, che portarono alle elezioni anticipate di ottobre dello stesso anno con la vittoria di Rosario Crocetta. «Il mio è stato un processo illogico – spiega – Sembra incredibile, ma io credo che lo sia stato perché ho la presunzione di sostenere che ci sono, e sono pronto a ricredermi su questa mia affermazione, pochi uomini politici o amministratori che hanno inferto alla mafia danni più cospicui di quelli che gli ho inferto io». Durante la lunga conferenza stampa, l’ex presidente ripercorre cronologicamente le tappe della vicenda giudiziaria, cita i nomi di diversi collaboratori di giustizia ed evidenzia il ruolo che ha avuto la magistratura. Su quest’ultimo punto viene indicata la richiesta di archiviazione, firmata da Carmelo Zuccaro, allora procuratore aggiunto e oggi a capo degli uffici giudiziari etnei, presentata nel 2011. «Scrisse nero su bianco che non c’erano gli elementi per sostenere l’accusa in un processo ma non venne ascoltato».

«I collaboratori di giustizia sono stati portati nel processo – spiega Lombardo – La torta non viene confezionata dai magistrati, ma c’è qualcuno che l’ha portata». Allusione su cui l’ex presidente torna poco prima di concludere i suoi interventi. «Chi ha detto a questi pentiti di venire a raccontare la favoletta in aula? Qualcuno li avrà imbeccati e ai magistrati non resta che ascoltarli». Sollecitato dalle domande, Lombardo elenca il nome, per esempio, dell’architetto Giuseppe Tuzzolino, piombato da collaboratore di giustizia nel primo processo d’Appello. Era il 2016 quando Tuzzolino raccontò di tre summit di mafia per sostenere Lombardo. Accuse che però si rivelarono infondate. C’è poi il caso di Maurizio Avola e quello del pentito Alfredo Palio. «È negli atti del processo – aggiunge Lombardo – che la mafia ha votato per altri uomini politici e per altri partiti piuttosto che per me».

Ma se da un lato l’ex governatore assicura di non volersi candidare a sindaco, dall’altro c’è la voglia di dettare quelli che dovrebbero essere i temi al centro del programma politico della prossima sindacatura. Al primo punto dell’agenda tornano i parcheggi con il progetto di finanza, ideati ai tempi della sindacatura di Umberto Scapagnini quando Lombardo era vicesindaco. Un’operazione nata per risolvere l’emergenza traffico che ha visto però sorgere il solo parcheggio in piazza Europa, da cui è poi nato un processo conclusosi con un nulla di fatto. Seguono il Pua, il piano urbanistico attuativo al lungomare della Playa – vicenda pure questa sul tavolo della magistratura nel processo all’editore Mario Ciancio Sanfilippo – e l’eterno capitolo del recupero di corso dei Martiri. «Bisogna pedonalizzare viale Kennedy, costruire alberghi e aprire i lidi. Il corso Martiri? Hanno messo quattro alberelli ma quei buchi enormi restano da riempire. Spero che ci sia un giovane o una giovane, uomo o donna, che siano pronti a raccogliere questo testimone. Inimicizie politiche? Nessun veto, nessun rancore, non c’è niente di tutto questo ». Per la prossima settimana, intanto, Lombardo annuncia un congresso degli autonomisti da cui dovrebbe venire fuori un nome per Palazzo degli elefanti. Interno o esterno al partito: su questo c’è il massimo riserbo.

Dario De Luca

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