Nascere in Sicilia non è solo una questione geografica. È, troppo spesso, una condanna educativa. A parità di impegno, talento e condizioni familiari, frequentare una scuola nell’Isola, invece che in Veneto, può significare trovarsi indietro di anni luce in termini di apprendimento. In termini concreti? È come se in matematica gli studenti del Sud e […]
Il 60 per cento degli studenti siciliani ha scarse competenze: fanalino di coda nazionale in italiano e matematica
Nascere in Sicilia non è solo una questione geografica. È, troppo spesso, una condanna educativa. A parità di impegno, talento e condizioni familiari, frequentare una scuola nell’Isola, invece che in Veneto, può significare trovarsi indietro di anni luce in termini di apprendimento. In termini concreti? È come se in matematica gli studenti del Sud e delle Isole avessero fatto oltre due anni di scuola in meno rispetto a coloro che vivono in Trentino Alto Adige, Emilia Romagna e Friuli Venezia Giulia. I dati Invalsi parlano chiaro: i divari territoriali nell’istruzione in Italia sono tra i più ampi d’Europa, e la forbice si apre fin dai primi anni scolastici per poi spalancarsi nella scuola superiore, dove le differenze non solo si mantengono, ma si moltiplicano. La fotografia, che non è una novità ma un trend consolidato, arriva grazie a un’indagine della fondazione Agnelli-Rocca, presentata nei giorni scorsi alla Camera dei deputati.
Per capire i divari di apprendimento la fondazione ha confrontato i dati dell’Istituto nazionale per la valutazione del sistema educativo di istruzione e di formazione (Invalsi). Attraverso dei test a risposta multipla, che riguardano italiano, matematica e inglese, l’istituto punta ogni anno a comprendere il grado di preparazione degli studenti italiani. Il risultato di ogni prova viene classificato in base a una scala articolata su cinque livelli (per italiano e matematica). In Italia, stando a a questi dati, la percentuale maggiore di studenti al di sotto del livello 3, ossia quello definito come «soglia minima di competenza», si trova proprio al Meridione. In Italiano più del 60 per cento degli studenti di Sicilia, Calabria e Campania, non ha competenze adeguate. Stesso quadro per quanto riguarda la Matematica ma con l’aggiunta della Sardegna. «Anche se più noti e presenti nel dibattito pubblico, limitarsi a ragionare sui divari territoriali – si legge nel rapporto – non permette di cogliere la complessità del fenomeno. I divari territoriali possono avere, infatti, altre cause come ad esempio, la condizione socio-economica, la cui variabilità da territorio a territorio traina i divari di apprendimento».

A questo si aggiungono i divari di apprendimento riprodotti e amplificati dagli indirizzi di studio e la presenza di più o meno ampie differenze di risultati tra le scuole di una stessa regione e tra gli indirizzi. Altri differenze emergono in base alle caratteristiche delle famiglie e dei singoli studenti. Anche quando gli studenti hanno condizioni simili per origine, famiglia e territorio, ci sono fattori scolastici che influenzano i risultati. Le scuole che offrono attività extracurricolari (laboratori, sport, progetti speciali) ottengono in media migliori risultati in italiano e matematica. Altri elementi come la qualità della leadership scolastica, l’uso di prove standardizzate o l’innovazione didattica contano, ma in modo più debole. Questi limiti, spiegano gli esperti, potrebbero essere legati alla scarsa autonomia delle scuole italiane: non possono scegliere gli insegnanti né gestire liberamente i programmi o le risorse, e questo riduce l’impatto delle loro scelte educative.
Durante l’indagine gli esperti hanno fatto un focus su cinque istituti italiani di secondo grado. Delle «eccellenze» con risultati nettamente superiori a quelli medi in un dato contesto territoriale. Nello specifico un liceo, un tecnico, tre professionali in Lombardia, Emilia-Romagna, Lazio e Puglia. Le cinque scuole analizzate puntano su una forte collaborazione tra docenti di diverse materie per definire obiettivi comuni e potenziare le competenze di base, come italiano, matematica e problem-solving. La didattica è centrata sullo studente, con esercitazioni pratiche, personalizzazione dell’insegnamento e attenzione alle difficoltà individuali. Si usano compiti di realtà, lavori di gruppo e verifiche mirate per rendere l’apprendimento più coinvolgente e modulare il carico extrascolastico. Le scuole si distinguono anche per un’offerta ricca di attività extracurricolari, con proposte pensate per l’inclusione, l’autostima e la motivazione degli studenti. Nei professionali, queste attività sono condivise con altri indirizzi; nei licei e tecnici, più legate al piano formativo. I rapporti con imprese, enti locali e associazioni del territorio arricchiscono l’esperienza educativa. In particolare, vengono valorizzati progetti per studenti stranieri e fragili. Olimpiadi, laboratori creativi e iniziative culturali rafforzano le competenze scolastiche in modo stimolante. Eccezioni che dovrebbero essere normalità.