In Sicilia i Comuni hanno perso il 36 per cento del personale tra il 2010 e il 2023

In Sicilia, nel periodo 2010-2023 il personale assunto a tempo indeterminato, in servizio nelle amministrazioni comunali, è passato da 57.697 unità a 36.828, facendo registrare quindi una perdita pari al 36,2 per cento del personale comunale in servizio. Nello stesso periodo, nei Comuni italiani, si è registrata una variazione media del -25,7 per cento. Sempre in Sicilia, le cessazioni, nel solo 2023, sono state 1.978 di cui 1.411 per pensionamento. Dopo il picco del 2019, anno in cui complessivamente furono assunti 8.507 dipendenti, il numero dei dipendenti fuoriusciti dai Comuni siciliani è sempre stato maggiore a quello degli assunti. Il grido di allarme arriva dalla lettura dell’elaborazione di Ifel, l’Istituto per la Finanza e l’Economia Locale istituita nel 2006 dall’Associazione Nazionale dei Comuni Italiani, su dati del Ministero dell’Economia e delle Finanze. Anci Sicilia ha analizzato i dati relativi all’isola inserendoli nel più complessivo quadro normativo degli Enti Locali.

Lo scenario ipotizzato da Ifel indica che, nei prossimi 7 anni, i Comuni siciliani perderanno oltre 11.800 dipendenti a tempo indeterminato per pensionamento e altri 3.700 dipendenti per altre cause come per esempio le dimissioni volontarie. Questo significa che, in totale, fuoriuscirebbero oltre 15.500 unità, pari ad un’ulteriore riduzione del 42 per cento del personale attualmente in servizio nei Comuni siciliani, riduzione che non potrà essere compensata da nuove assunzioni.
«I dati del dossier Ifel – dichiarano Paolo Amenta e Mario Emanuele Alvano, rispettivamente presidente e segretario generale di Anci Sicilia – rappresentano un quadro drammatico per tutta il paese. In Sicilia però la situazione è ancora più grave alla luce di alcuni specifici fattori. Dei 36.000 circa lavoratori in servizio infatti oltre 12.000 sono stati stabilizzati negli ultimi anni, in molti casi con un numero limitato di ore, senza considerare il processo di stabilizzazione ion atto per i circa 3000 lavoratori Asu. Vi è pertanto un problema non solo rispetto ai numeri, ma rispetto principalmente alle professionalità e alle competenze del personale».

«A ciò si aggiunge il fatto che vi è un rapporto perverso tra criticità finanziarie e crisi finanziarie degli enti locali e possibilità quindi di assumere nuovi dipendenti – precisano ancora da Anci Sicilia -. Le difficoltà finanziarie dipendono in parte anche dall’assenza di figure qualificate negli uffici finanziari e negli uffici tributi. D’altro canto come in un perfetto circolo vizioso il rapporto tra condizione finanziarie e limiti assunzionali determina nella gran parte degli enti l’impossibilità di attingere a nuove figure». «Quando si riesce ad assumere – evidenziano Amenta e Alvano – si attinge a graduatorie che sono fortemente compromesse dall’assoluta mancanza di attrattività del comparto degli enti locali. Pertanto, i dipendenti restano in servizio talvolta per pochi mesi e poi approdano al lidi migliori. Colpisce in particolare l’assenza di risposte normative per frenare questa drastica emorragia di personale e il fatto che il comparto degli enti locali sia il meno attrattivo nell’ambito della pubblica amministrazione».

«È evidente – conclude il presidente Amenta – come sia urgente modificare la normativa vigente con riferimento ai vincoli assunzionali che in Sicilia stanno svuotando le piante organiche a partire dalle figure apicali e da quelle preposte alla sicurezza e al controllo del territorio. Infatti, per esempio, il personale della Polizia locale rappresenta meno del 50% di quello previsto in pianta organica e quello in servizio ha un’età media che si avvicina sempre di più ai sessant’anni. Di questi temi parleremo in occasione dell’assemblea del 16 maggio che si terrà a Palermo alla presenza del presidente nazionale di Anci Gaetano Manfredi e di autorevolissimi relatori».


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