Il Fisco bussa alle porte di Palazzo Zanca per i debiti contratti dalla partecipata che si occupa dei rifiuti. Una richiesta che mette in discussione il piano da 490 milioni di euro. La situazione è resa ancora più esplosiva dai disservizi nella raccolta che ha già portato a proteste di piazza
Comune di Messina, cartella esattoriale da 29 milioni Ora rischia di saltare il piano decennale di riequilibrio
L’Agenzia delle entrate bussa alle porte del palazzo Zanca per pignorare beni per 29 milioni di euro. Debiti contratti in passato da Messinambiente, partecipata del Comune che si occupa di rifiuti, nei confronti dello Stato, oltre che di altri creditori. La cartella esattoriale è stata recapitata questa mattina alla Ragioneria del Comune di Messina. Un salasso capace di mettere in discussione anche la riuscita del piano di riequilibrio decennale da circa 490 milioni di euro, approvato il 2 settembre 2014 e rimodulato il successivo 28 febbraio.
Un piano soggetto a non poche polemiche, come quelle sollevate ad aprile dagli ex consiglieri di Cambiamo Messina dal basso, Gino Sturniolo e Nina Lo Presti, che denunciano come l’80 per cento della somma finirà nelle tasche di 28 società, tra grandi gruppi finanziari, bancari e imprenditoriali. L’ultimo contrattempo risale allo scorso 9 ottobre, quando il ministero dell’Interno ha formulato una richiesta di istruttoria del piano anti dissesto. Roma chiede di rimodulare il riaccertamento straordinario operato dalla giunta municipale l’11 agosto, «alla luce delle integrazioni e rettifiche invocate dal collegio dei revisori dei conti in ordine al riaccertamento ordinario dei residui attivi e passivi del 2014».
La rimodulazione deve essere effettuata con esclusivo riguardo alla somma di un milione 780mila 842 euro di ulteriore disavanzo appurata ad agosto. Provvedimento al quale non è mai seguita alcuna deliberazione consiliare, al fine di ripianare le perdite, nel termine di 45 giorni prescritto dalla normativa vigente. Il ministero, come ha specificato lo stesso Renato Accorinti, nell’ambito della richiesta ha invitato il Comune a operare pure una più generale «rielaborazione ricognitiva» del piano che «ne attualizzi i valori in ragione dell’attività espletata». In pratica, si dovrebbe tenere conto di eventuali accordi con i creditori, evoluzioni del contenzioso in atto, intercorsi in questi mesi, al fine di una contabilizzazione più inerente alla realtà.
Realtà che non potrà probabilmente non tenere conto del pignoramento da 29 milioni effettuato stamattina dal Fisco. Ma nemmeno dei sette milioni e mezzo di euro di disavanzo sul consuntivo 2014 della partecipata Messinambiente, denunciati sempre da Sturniolo e Lo Presti e al vaglio del collegio dei revisori dei conti. Sette milioni e mezzo rappresentano un dato peggiorativo del trend della Spa, attualmente in liquidazione, deputata al servizio di raccolta dei rifiuti. Un bilancio da 42-45 milioni, con cinque milioni di debiti accumulati mediamente ogni anno.
Una situazione esplosiva, soprattutto per via delle inefficienze di un servizio condotto senza mezzi né divise, che domenica scorsa ha visto diverse associazioni cittadine protestare davanti al palazzo municipale contro l’applicazione della Tari. Tutto questo mentre i 500 dipendenti di Messinambiente, al pagamento dei quali viene destinato il 70 per cento del bilancio, auspicano il passaggio alla multiservizi targata Amam che il Comune sta cercando di allestire.