Messina, 490 milioni di debiti del Comune con 28 società Un terzo ai Franza: anche per stadio e concerto di Vasco

«Ogni cittadino dovrà caricarsi sulle spalle circa duemila euro di debiti da qui ai prossimi due lustri. Quasi 490 milioni di cui l’80 per cento dovrà finire nelle tasche di 28 società, tra grandi gruppi finanziari, bancari e imprenditoriali». Antonio Mazzeo, noto autore di inchieste giornalistiche sulla mafia e storico sostenitore di Renato Accorinti, dipinge così il piano decennale di riequilibrio del Comune di Messina, approvato il 2 settembre scorso e rimodulato il successivo 28 febbraio. Fuoco praticamente amico, quello sparato sulla giunta municipale, che accanto a Mazzeo vede Gino Sturniolo e Nina Lo Presti, consiglieri comunali un tempo aderenti a Cambiamo Messina dal basso e oggi nel gruppo misto

Mentre Lo Presti fa notare che tra i redditi che dovrebbero permettere di trovare la quadra mancano clamorosamente quelli provenienti dai fondi Ecopass, è lo scrittore antimafia a snocciolare i dati sui debiti che i cittadini saranno chiamati a pagare, a fronte di una manovra lacrime e sangue, con le bollette dell’acqua che aumenteranno esponenzialmente. Almeno secondo quanto emerge dalla relazione dei tre nel corso di una serata organizzata, l’altro ieri sera, a Camaro, dall’associazione Cameris.

La spesa da sostenere si divide in 66 milioni di euro certi ed esigibili, 84 milioni 116mila potenziali, 149 milioni 170mila da corrispondere al 25 per cento (pari a 37 milioni 292mila) e 188 milioni 448mila da versare al 50 per cento (94 milioni 224mila). In pratica, se i contenziosi in atto andassero secondo i piani, da 490 milioni si potrebbe scendere a 281 milioni 632mila euro.

Quasi un terzo della somma di partenza, riferisce Mazzeo, «va al gruppo Franza», azionista anche di Caronte&Tourist. Fra i debiti certi, per esempio, ci sono 131mila euro da pagare a Framon Hotel, quale risarcimento danni per delle infiltrazioni d’acqua piovana. Alla squadra di calcio del Fc Messina, l’ultima a vedere la serie A, sono dovuti potenzialmente per intero 652mila euro concernenti lavori al San Filippo nel periodo 2004-2006 e 456mila euro attinenti a lavori nello stesso stadio, oltre che al Giovanni Celeste. Per queste somme c’è un’opposizione pendente a fronte di un decreto ingiuntivo. La somma è ricondotta alla categoria Politiche culturali ed educative.

Per il San Filippo batte cassa, per un milione 189mila euro, grazie a un lodo arbitrale del 2011, pure la Demoter Spa, sulla quale attualmente è in corso un processo per bancarotta fraudolenta. Tornando nella galassia dei Franza, da elargire al 25 per cento sarebbero gli 80 milioni della Mondomessinaservice e altri 60 milioni per il Fc Peloro. Altri 90mila euro, stavolta dimezzati, dovrebbero essere corrisposti per un concerto di Vasco Rossi, tenutosi in quegli anni, a causa dei danni al manto erboso del San Filippo. Altri 266mila euro per lavori al Celeste tra il 2001 e il 2003 e 350mila al San Filippo nel 2006-07: «I danni al campo di gioco – si domanda Mazzeo – non dovrebbe pagarli chi ha organizzato l’evento?».

Rimanendo nell’ambito delle Politiche culturali ed educative, lo scrittore resta interdetto davanti al debito di tre milioni 221mila, sempre al 50 per cento, maturato per una fidejussione firmata in favore della Pallanuoto Messina, «una società privata», affinché accedesse al credito sportivo.

A seguito di un lodo arbitrale risalente al 2010, la costruzione dello stadio San Filippo permette di far vantare alla Astaldi Spa un credito di cinque milioni 400mila euro. Vanno pagati sempre per intero due milioni all’Ati Macko Spa – Rotella Costruzioni, per la bonifica ambientale e il ripristino della zona falcato. Sebbene sia in atto una trattativa per addivenire a un bonario componimento. «Al proprietario della Rotella Costruzioni, Michele Rotella – fa notare Mazzeo – sono stati confiscati dei beni per mafia».

Spostandosi sul versante autostradale, fanno specie i 45 milioni da versare a Gepco Salc (24 milioni al 50 per cento), Aia Costruzioni (quattro milioni 730mila, il Comune si è opposto al decreto ingiuntivo), Banca Carige (639mila euro al 50 cento, in forza della cessione di un credito da parte della Gepco Salc) e Torno Internazionale Spa (14 milioni al 50 per cento), «per gli svincoli di Giostra e Annunziata che non hanno mai realizzato». E poi nove milioni 170mila euro dovuti alla Bnl Dexia, si parla del 25 per cento, per l’acquisto di prodotti derivati, ovvero «per speculazioni in borsa».

La metà dell’importo registrato dovrebbe essere dovuto a TaorminaArte (tre milioni 346mila euro), per la violazione degli obblighi del comitato di Taoarte; all’Adroma Impianti Spa (15 milioni), come risarcimento per la mancata realizzazione di un centro commerciale a Grotte; alla Frail Srl (tre milioni 600mila euro), per la ritardata approvazione di una lottizzazione.

Come trascurare, poi, il volto umano del Comune? Quello di chi fugge davanti alle bollette della luce di Enel e Acea, alle quali è dovuto complessivamente circa un milione. O di chi non paga le cartelle esattoriali di Riscossione Sicilia per quasi 300mila euro. Per non parlare dei quasi quattro milioni certi ed esigibili maturati a seguito di sentenze del giudice di pace su ricorsi degli automobilisti colpiti da provvedimenti della polizia municipale tra il 2004 e il 2013.

Mazzeo conclude in bellezza con «i due milioni dovuti alla cooperativa Azione Sociale», contestata per la gestione di Casa Serena, e i «tre milioni dovuti a vari istituti religiosi». «Bisognerebbe verificare minuziosamente tutti i conti, richiamando alle proprie responsabilità chi ha voluto mettere una pietra tombale sul dissesto», dice, mentre Sturniolo fa rilevare come il piano di riequilibrio non faccia altro che rimandare le gatte da pelare alla prossima amministrazione: «Per essere credibile, il grosso del debito dovrebbe essere corrisposto nei primi cinque anni. Invece, in questo caso, il recupero dei due terzi è previsto nei secondi cinque».

Dubbi sulla strategia sulle partecipate: «Il contratto di servizio dell’Atm impegna l’azienda per sei milioni in tre anni mentre, secondo il piano di riequilibrio, il Comune dovrebbe risparmiarne 31 in dieci. Segno che nemmeno loro ci credono. Dall’Amam, si dovrebbero recuperare 23 milioni, aumentando le bollette del quattro per cento l’anno, per un totale del 50 per cento nel decennio. Una politica che farà aumentare l’evasione, come paventato dal collegio sindacale».


Dalla stessa categoria

I più letti

Dal controllo della velocità alla segnalazione di un imminente pericolo. Sono gli Adas, i sistemi avanzati di assistenza alla guida che aumentano non solo la sicurezza, ma anche il comfort durante i viaggi in auto. Più o meno sofisticati, i principali strumenti Adas sono ormai di serie nelle auto più nuove, come quelle a noleggio. […]

Un aiuto concreto ai lavoratori per affrontare il carovita. Ma anche un modo per rendere più leggero il contributo fiscale delle aziende. Sono le novità introdotte dalla conversione in legge del cosiddetto decreto lavoro, tra cui figura una nuova soglia dell’esenzione fiscale dei fringe benefit per il 2023, portata fino a un massimo di 3mila euro. […]

Bottiglie in plastica del latte che diventano dei colorati maialini-salvadanaio. Ricostruzioni di templi greci che danno nuova vita al cartone pressato di un rivestimento protettivo. Ma anche soluzioni originali di design, come una lampada composta da dischi di pvc, un grande orologio da parete in stile anni ’70 in polistirolo e due sedie perfettamente funzionanti […]

«Era come avere la zip del giubbotto chiusa sopra e aperta sotto: ecco, noi abbiamo voluto chiudere la zip di questo giubbotto». Indispensabile se si parla di Etna, dove fa sempre fresco. È nato così CraterExpress, la nuova proposta che permette di raggiungere la vetta del vulcano a partire dal centro di Catania, con quattro […]

Dodici mesi, 52 settimane e 365 giorni (attenzione, il 2024 è bisestile e quindi avremo un giorno in più di cui lamentarci). Un tempo legato da un unico filo: l’inadeguatezza. Culturale, innanzitutto, ma anche materiale, davanti ai temi complessi, vecchi e nuovi. Difficoltà resa evidente dagli argomenti che hanno dominato il 2023 siciliano; su tutti, […]

Il seme del cambiamento. Timido, fragile e parecchio sporco di terra, ma è quello che pare stia attecchendo in questi ultimi mesi, dopo i più recenti episodi di violenza sulle donne. In principio, quest’estate, fu lo stupro di gruppo a Palermo. In questi giorni, il femminicidio di Giulia Cecchettin in Veneto. Due storie diverse – […]

Mai come in campagna elettorale si parla di turismo. Tornando da Palermo con gli occhi pieni dei metri di coda – moltiplicata per varie file di serpentina – per visitare la cappella Palatina e qualunque mostra appena un piano sotto, lo stato di musei e beni archeologici di Catania non può che suscitare una domanda: […]

Riforme che potrebbero essere epocali, in termini di ricaduta sulla gestione dei territori e nella vita dei cittadini, ma che sembrano frenate dalla passività della politica. Sembra serena ma pratica- e soprattutto, attendista – la posizione di Ignazio Abbate, parlamentare della Democrazia Cristiana Nuova chiamato a presiedere la commissione Affari istituzionali dell’Assemblea regionale siciliana. Quella […]

Dai rifiuti alla mobilità interna della Sicilia, che avrà una spinta grazie al ponte sullo Stretto. Ne è convinto Giuseppe Carta, deputato regionale in quota autonomisti, presidente della commissione Ambiente, territorio e mobilità all’Assemblea regionale siciliana. Tavolo di lavoro che ha in mano anche due leggi su temi particolarmente delicati: urbanistica e appalti. Con in […]

Dall’agricoltura alle soluzioni per il caro energia; dalle rinnovabili di difficile gestione pubblica allo sviluppo delle imprese bandiera del governo di Renato Schifani. Sono tanti, vari e non semplici i temi affidati alla commissione Attività produttive presieduta da Gaspare Vitrano. Deputato passato dal Pd a Forza Italia, tornato in questa legislatura dopo un lungo processo […]