Due anni di gestione commissariale da mettersi alle spalle e il pesante fardello dello scioglimento del Comune per infiltrazioni mafiose. A San Cataldo sono sette i pretendenti alla poltrona da primo cittadino. Sostenuti da 13 liste e oltre 200 candidati al Consiglio comunale. In corsa c’è anche l’uscente Giampiero Modaffari. Dovrà vedersela con Giuseppe Scarantino, Luigi Cuba, quest’ultimo sostenuto da Forza Italia e dalla Democrazia Cristiana, Claudio Vassallo, Gioacchino Comparato, sostenuto da M5s e Partito democratico. In lista come aspiranti sindaci anche Michele Intilla e Valerio Ferrara. Ecco le risposte che i candidati hanno dato alle domande di MeridioNews. Quattro gli assenti dai quali non abbiamo ricevuto riscontro.
GIAMPIERO MODAFFARI
Perché si è candidato sindaco?
«La domanda è più complessa di quello che sembra. I motivi sono tanti, per me sarebbe stato molto più semplice fare un passo indietro ma negli ultimi mesi ho sentito forte la richiesta di molti concittadini, in amicizia o meno, che mi hanno fatto riflettere: che significato avrebbe avuto la mia assenza? Un’ammissione di colpa? Mia? Della Città? Io credo fortemente che la Città abbia subito un’ingiustizia immeritata, e la mia candidatura va soprattutto in questa direzione, a prescindere dal risultato: la Città ha la coscienza pulita, io ho la coscienza pulita, sto facendo una campagna elettorale senza nessun eccesso, senza neanche comizi elettorali. Non ho sete di potere, non ho affari in arretrato da gestire, amicizie a cui devo restituire qualcosa, “debiti” o “crediti” nei confronti di chissà chi: la mia esperienza politica parla per me, ho sempre pensato al Bene Comune, a rendere migliore la Città in cui sono nato, vivo, che amo. E io credo fortemente che la nostra proposta era ed è genuina, chiara, senza compromessi politici di bassa lega, altruista, laboriosa. Lo è sempre stata. Abbiamo idee, progetti, una visione di futuro che vede questa comunità rialzarsi, crescere rigogliosamente anche se dopo un cammino lungo e faticoso. Esserci è diventato un dovere etico e morale: per me stesso, per chi mi ha sostenuto, per tutta la Città».
La sua valutazione complessiva sullo scioglimento e il conseguente commissariamento del Comune.
«La coscienza pulita poteva bastare, ma a inizio anno la Suprema Corte di Cassazione ha detto che, se vogliono, Giampiero Modaffari, Maria Concetta Naro, Cataldo Riggi, Angelo La Rosa e Salvatore Sberna possono ricandidarsi. Perché non c’è stato condizionamento mafioso, perché non c’erano elementi a noi imputabili per eventuali condotte omissive o di tolleranza nei confronti di situazioni di illegalità… cito testualmente: “non può ritenersi che dalla condotta dell’Amministrazione emerga un qualche condizionamento della stessa da parte della criminalità organizzata locale, emergendo invece una condotta di segno opposto finalizzata a far assumere ai dirigenti competenti provvedimenti a garanzia della trasparenza, dell’imparzialità e del buon andamento della pubblica amministrazione”. O ancora “…non sussistono pregnanti evidenze documentali da cui desumere, anche in via indiziaria, che gli odierni reclamati abbiano dato un contributo causale ai fatti di infiltrazione o condizionamento mafiosi e che abbiano commesso gravi violazioni dei doveri di vigilanza e di controllo sull’apparato gestionale-amministrativo dell’Ente locale di appartenenza, essendosi al contrario i predetti amministratori prodigati per avere cercato di ovviare a prassi illegali radicatesi nella struttura dell’Ente anche in contrasto con i dirigenti amministrativi”. Come pensa che possa giudicare lo scioglimento? Chi è venuto dopo di me ha fatto il suo lavoro, da tecnico, da persona distante dalla Città e dai suoi bisogni, dalla sua storia, dalle sue caratteristiche: non è un rimprovero, è semplice constatazione».
Il primo punto del suo programma che vorrebbe attuare se verrà eletto sindaco.
«Il punto più semplice: riprendere dal momento in cui siamo stati fermati. Vede, qualcuno ha provato ad attaccarmi o stuzzicarmi, ma non abbiamo ceduto di un millimetro. Tutti i candidati sono persone rispettabili, professionisti eccellenti, e se io non dovessi essere eletto, ho già offerto il mio aiuto a tutti perché non c’è competizione Contro qualcuno, ma la necessità di lavorare PER la Città.
Ma proprio qui si consuma la grande differenza tra me e gli altri candidati: io ho una conoscenza della Città che loro non hanno, una conoscenza dei problemi e della macchina amministrativa che nessuno ha. Tutti dovranno passare dei mesi per adeguarsi ai ritmi giusti, dovranno fare “pratica”. Io no. Io sono già pronto, io ho già le idee chiare. E in più ho ho vissuto la Città con una frequenza e una passione che loro non hanno. Quindi le prime cose che vorrei fare sono semplici: chiedere la collaborazione di tutti e aprire dei tavoli tecnici su vari settori; premere l’acceleratore sui progetti per il PNRR, quindi parliamo di digitale, turismo e cultura, semplificazione delle procedure, progetti urbani integrati, tutela e valorizzazione del verde urbano. Ma c’è una cosa che questa Città non merita davvero: è il degrado e l’incuria in cui è caduta, il senso di sporcizia e di abbandono che si respira quasi in ogni via. È una missione per tutti, quella del decoro e della bellezza: voglio restituire a questa comunità una Città pulita: rispetto integrale e puntuale del contratto di appalto, con l’obiettivo di essere un comune virtuoso in fatto di differenziata».
Cosa può fare la politica per combattere concretamente la mafia?
«Io ho sempre visto due aspetti della criminalità organizzata: il primo è quello che invade il campo della politica, che fa affari, che condiziona l’operato della politica stessa, che amministri o meno può anche essere solo in parte rilevante. E sotto questo aspetto la politica, ancora prima che il timore di essere coinvolta in vicende giudiziarie ha l’obbligo morale, etico, civile, di opporsi con fermezza a ogni forma di condizionamento, diretto e indiretto. Chi amministra ha strumenti limitati, ma vanno esercitati con costanza e senza indugio. L’altro aspetto è quello che riguarda tutta la cittadinanza, direttamente. Perché la mafia trova il suo alimento là dove c’è incuria, malcontento, dove c’è quella insoddisfazione che porta disamore, disaffezione, indifferenza: questo aspetto della mafia si combatte ogni giorno, quando vediamo qualcuno sporcare, quando vediamo qualcuno che prova a saltare la fila, quando vediamo un sopruso o proviamo a esserne protagonisti, quando cerchiamo un vantaggio personale scavalcando le regole, quando cerchiamo piccoli compromessi che sembrano all’impronta del “vivi e lascia vivere” e invece è cedere un pezzetto di esistenza alla mafia. Questo aspetto della mafia si combatte ogni giorno, lo dobbiamo trasmettere ai ragazzi sin da piccoli: perché nessun futuro può essere scritto senza che loro ne siano consapevoli. Non devono accontentarsi, non devono guardare a questa realtà come una terra di nessuno che non ha futuro. Devono e dobbiamo ambire a vivere attorniati di piccoli e grandi momenti, esempi e spazi di bellezza, che è argomento in cui la mafia mostra la sua brutalità, la sua goffaggine, la sua ignoranza. Ed è la nostra arma migliore: come politica, dobbiamo diffondere cultura, idee, pensieri, nonché la bellezza intrinseca dell’onestà e della legalità».
CLAUDIO VASSALO
Perché si è candidato sindaco?
«Perché dinnanzi alla difficile situazione che affronta la nostra città, forse la più difficile di sempre, ho sentito come doveroso dare un contributo. Vogliamo che la nostra città superi la fase del dissesto e la frustrazione provata a seguito dello scioglimento per infiltrazioni mafiose. Due avvenimenti dolorosi che hanno ferito la nostra comunità nel corpo e nell’anima. Pensiamo che un’altra storia debba essere scritta e vogliamo cominciare a farlo».
La sua valutazione complessiva sullo scioglimento e il conseguente commissariamento del Comune.
«Per ben due volte la giustizia amministrativa si è espressa sull’esistenza dei presupposti per lo scioglimento e in entrambi i casi ha confermato il decreto col quale si è disposto lo scioglimento e il conseguente commissariamento. Abbiamo il dovere di prenderne atto e non girarsi dall’altra parte. Serve una politica che prenda posizioni decise; che non abbassi mai il livello di attenzione, altrimenti si lascia spazio a quelle pressioni illecite che , in mancanza di adeguate barriere, condizionano l’agire dell’Ente. Noi dobbiamo rafforzare queste barriere con comportamenti chiari e trasparenti. Questo è il compito della politica».
Il primo punto del suo programma che vorrebbe attuare se verrà eletto sindaco.
«Riattivare la mensa per gli indigenti. Le risorse del Comune nella prima fase, soggiacendo ancora alla normativa del dissesto, saranno scarse, ma mi piacerebbe molto iniziare così. Il messaggio sarebbe chiaro: esiste comunità solo se c’è attenzione verso chi si trova in difficoltà».
Cosa può fare la politica per combattere concretamente la mafia?
«La politica deve avere comportamenti chiari. Inequivoci. Deve assumersi la responsabilità di dire sì, per le cose che è possibile fare perché lecite e in quanto esistono in mezzi per realizzarli e, con chiarezza, no quanto le cose non si possono fare perché irrealizzabili o non si debbono fare perché contrarie alla legge. Senza tentennamenti. Sul rispetto della legge si devono assumere comportamenti chiari e decisi. Bisogna inoltre essere trasparenti. Ciò che accade e si determina all’interno del Comune deve essere conosciuto e compreso anche fuori del palazzo. E serve la massima collaborazione con le altre istituzioni dello Stato iniziando dalla Prefettura e dagli forze di polizia».
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