Comunali a Lentini: le interviste ai candidati sindaco Al centro del dibattito il dissesto e la questione rifiuti

Sfida a sei a Lentini dove a correre per la poltrona di primo cittadino sono tre uomini e tre donne. Ci riprova il sindaco uscente Saverio Bosco appoggiato dalla coalizione Ancora e anche il candidato del centrodestra uscito sconfitto al ballottaggio del 2016 Stefano Battiato. A sfidarlo è scesa in campo anche sua moglie Francesca Reale, consigliera comunale dimissionaria, insegnante di lettere e figlia dell’ex assessore provinciale Enzo Reale. A volere indossare la fascia tricolore sono anche altre due donne: Maria Adagio, la direttrice dei servizi generali e amministrativi dell’istituto superiore Vittorini-Gorgia e attivista del comitato Antudo e del coordinamento per il territorio no discarica Armicci e la commerciante Laura Vacirca. In campo anche l’avvocato Rosario Lo Faro, già assessore comunale sostenuto dal patto civico per Lentini a cui hanno aderito anche Pd, Articolo Uno e M5s. Ecco le risposte dei candidati – rigorosamente in ordine alfabetico – alle domande poste da MeridioNews. L’unico da cui non abbiamo ricevuto un riscontro è Rosario Lo Faro. 

MARIA ADAGIO
Perché ha scelto di candidarsi a sindaca?
 «Il perché è semplice: non abbiamo trovato nelle istituzioni cittadine – benché tante volte sollecitate – nessun interesse e nessun reale impegno a discutere delle criticità del territorio e delle nostre proposte. Noi, sia come coordinamento contro la discarica di Armicci e San Giorgio-Bonvicino che come comitato territoriale
Antudo, abbiamo più volte chiesto l’apertura di un tavolo tecnico che affrontasse le problematiche del territorio, a partire dalla questione dei rifiuti. Nonostante le nostre richieste, il tavolo non è stato mai aperto. Abbiamo quindi deciso impegnarci direttamente nell’amministrazione del Comune partecipando alle elezioni con una nostra candidatura e io sono onorata della fiducia che mi è stata accordata».

Quali sono i tre punti principali del suo programma per guidare la città?
«Il nostro programma si fonda su tre principi: autogoverno degli abitanti, cooperazione amministrativa e sviluppo autocentrato. Ciò che di concreto vogliamo fare l’abbiamo sintetizzato in nove punti. Di certo i più complessi sono quelli relativi all’economia comunale: ci muoveremo per l’istituzione di comunanze energetiche, e del mercato delle autoproduzioni alimentari artigianali e del riuso. Altro punto complesso è la realizzazione di un Piano cittadino dei rifiuti basato sui principi di responsabilità, autosufficienza e prossimità perché non possiamo più permetterci di pagare, in termini economici e sanitari, la mancanza di gestione di questo settore. Sulla programmazione delle attività culturali, punto centrale sarà l’istituzione di un Ecomuseo e di una Casa della Musica nel principio della cura e della valorizzazione del patrimonio locale».

Con lei come prima cittadina, cosa cambierebbe di concreto in città nei prossimi cinque anni?
«Il nostro obiettivo principale è consegnare Lentini agli abitanti, istituendo referenti per quartiere e per categoria per permettere ai cittadini di partecipare direttamente alle decisioni che riguardano il Comune. Con me come sindaca cambierebbe il modo di amministrare la città, la visione verticistica. Metterei in atto meccanismi e istituzioni di democrazia diretta per rendere i cittadini partecipi delle scelte politiche ed economiche del Comune trasformandolo da luogo della amministrazione burocratica in laboratorio di reale autogoverno della città. Partecipazione e democrazia diretta permettono di produrre politiche pubbliche più efficaci nei confronti di tutta la comunità e, in particolare, di quella parte di cittadinanza sottorappresentata, spesso emarginata e impossibilitata a esprimere i propri bisogni».

Qual è la figura politica o tecnica (nazionale o internazionale) a cui si ispira?
«Più che a una figura, mi ispiro a esperienze politiche nazionali e internazionali che hanno messo al centro la costruzione di nuove forme di municipalità, partecipazione dal basso, di democrazie dirette, penso al Chiapas e al Rojava».

Un pregio e un difetto della precedente amministrazione.
«Difetti sono tanti: è una amministrazione che non si è mai confrontata con i cittadini, non riuscendo neanche ad accogliere le istanze dei comitati degli abitanti (di cui io faccio parte) volte a istituire tavoli tecnici di confronto su tematiche importanti come i rifiuti. Pregio è che, rispetto alle amministrazioni precedenti, ha tentato di arginare la crescita di impianti nocivi sul territorio formulando qualche parere negativo ma, a mio avviso, non ha saputo farlo con la dovuta fermezza e incisività».

Qual è il candidato che teme di più?
«Dal punto di vista politico e programmatico, delle competenze, dell’esperienza nel territorio, della forza morale ed etica, della resistenza psicologica, della passione e amore per la mia terra e la comunità, non temiamo nessuno. Ma è anche vero che io corro sola con la sola forza degli abitanti espressa in una lista civica che mi sostiene. I miei avversari invece, per lo più, sono forti di alleanze col mondo degli affari e della politica nazionale. Ciononostante nulla può scalfire la nostra voglia di farcela e di vincere. A prescindere dall’esito di queste elezioni, continueremo a mettere a disposizione della comunità le nostre forze, il tempo e la passione che ha sempre contraddistinto le nostre lotte».

STEFANO BATTIATO
Perché ha scelto di nuovo di candidarsi a sindaco?
«Devo essere sincero: cinque anni fa quando andai al ballottaggio con Saverio Bosco, dopo la sua elezione pensai (anzi mi augurai) che con lui Lentini potesse veramente rinascere. Ma dopo cinque anni purtroppo devo constatare che erano solo supposizioni illusorie, perché la situazione è notevolmente peggiorata sotto ogni punto di vista. Oggi la città è stanca e sfiduciata, vorrebbe sperare ma non crede. Per questo ho deciso di ripropormi e per l’attaccamento e l’amore che nutro per la mia città, dove sono nato e vissuto e dove vorrò rimanere. La mia forza politica, il centrodestra, si pone proprio dall’altro lato dell’attuale coalizione di sinistra e, quindi, rappresenta veramente la svolta per questa città».

Quali sono i tre punti principali del suo programma per guidare la città?
«Primo fra tutti, le strategie per un rapido risanamento del debito pubblico, attraverso un’oculata attività di gestione tra entrate e uscite. Già sono in cantiere diversi progetti per sfruttare al meglio ogni singola risorsa, dall’agricoltura al turismo fino all’attivazione di progetti con accordi con i privati. Necessaria una campagna di sensibilizzazione per un maggiore decoro, per un senso civico e di rispetto verso la propria città, il prossimo, i più deboli e gli amici a quattro zampe. Penso allo spostamento del mercato settimanale nel centro cittadino senza che ciò rechi disagi alla viabilità e alla sicurezza».

Con lei sindaco cosa cambierebbe di concreto in città nei prossimi cinque anni.
«La citta va resa vivibile, col ripristino delle rete idrica, il rifacimento delle strade e la bonifica di intere zone. La città sembra in balia di arbusti e vegetazione che invadono strade e case, dove trovano rifugio animali di ogni genere con pericolo igienico sanitario. Estirpare arbusti incolti non è poi così costoso. Fra cinque anni vorrei vedere una città che inizia ad aprirsi al nuovo, i giovani fieri delle proprie origini e pronti a dare i loro contributo a migliorare sempre più la citta, un centro storico che ritorni a vivere con piani di riqualificazione mirati allo sviluppo edilizio e al turismo. Vorrei vedere una Lentini in fiore proprio come in nome della mia coalizione».

Qual è la figura politica o tecnica (nazionale o internazionale) a cui si ispira?
«Non mi ispiro a nessuna figura politica, ma se esistesse sarebbe nota per coerenza, trasparenza e grande determinazione».

Un pregio e un difetto della precedente amministrazione.
«Difetti tanti, a partire dall’arroganza con cui sono state assunte decisioni molto incisive senza prendere in considerazione l’opinione pubblica e le altre forze politiche. Abbiamo notato persino un certo sadismo vendicativo contro gli oppositori; l’attuale amministrazione non ha mostrato alcun rispetto per le opinioni altrui e nessuno spazio al dibattito costruttivo. Pregi? Nessuno. Basta ascoltare il popolo per confermare questo mio giudizio netto».

Quale è il candidato che teme di più?
«Nessuno e non è presunzione. Certamente il candidato Bosco parte da una posizione più avvantaggiata trovandosi alla guida della città e potendolo sfruttare al meglio per la campagna elettorale. Trovo i metodi elettorali di qualche candidato ai limiti della correttezza. Ci sono canditure totalmente nuove, altre invece celano un accordo fra vecchie logiche un tempo contrapposte. Non temo nessuno e non è presunzione perché sto affrontando la campagna elettorale serenamente».

Come è essere in sfida con la propria moglie?
«Si tratta di aspetti personali che dovrebbero esulare dal dibattito politico pubblico, motivo per cui non entrerò nei dettagli, ma è bene precisare che la relazione è di fatto cessata oramai da qualche tempo, non senza provocare in me qualche patema. Oggi sono sereno, quindi la ritengo una candidata come gli altri, nei cui confronti non nutro alcun sentimento di sfida o di rivalsa. La vita ci riserva tante occasioni per realizzare le nostre aspirazioni, per cui a volte astenersi può evitare molte complicazioni ed è segno di saggezza. La mia candidatura a sindaco non è una novità, la cui conferma è stata preannunciata in tempi non sospetti. Sinceramente non avrei mai voluto sfidare nessuno che ha fatto parte della mia famiglia, per un forte rispetto verso chi ha fatto parte della mia vita, verso la città, per me stesso e i miei valori».

SAVERIO BOSCO
Perché ha scelto di ri-candidarsi a sindaco?
«Il secondo mandato è la naturale
continuazione di un lavoro di ricostruzione e riprogrammazione. Abbiamo avviato l’opera di risanamento economico più importante della storia della nostra città e i prossimi cinque anni
saranno importantissimi per non fare tornare Lentini indietro di 20 anni. La cura è stata
drastica, dolorosa, abbiamo pagato più di 20 milioni di euro di debiti, ridotto gli sprechi e
avviato una programmazione che sta già dando frutti importanti. Il rifacimento di
importanti arterie, gli interventi di sostituzione dell’impianto di illuminazione pubblica, il
fermento culturale che ha portato più di 75mila persone in città nonostante la clausura Covid, la conversione del sistema dei rifiuti discarica-dipendente in raccolta differenziata
porta a porta ha permesso di riciclare oltre 20mila tonnellate di rifiuti che nel decennio
passato sarebbero andati a ingrossare la discarica di Grotte Sangiorgio. Che con il nostro arrivo nel 2016 ha smesso di ricevere autorizzazioni comunali agli
ampliamenti».

Come giudicherebbe questi cinque anni di sindacatura? 
«Questi cinque anni sono
stati, dal punto di vista politico ma anche personale, durissimi. Abbiamo evitato la morte
del Comune, combattendo a mani nude, senza strumenti finanziari e senza personale
adeguato, contro creditori, emergenze e difficoltà. Partendo da questa difficoltà, giudico il lavoro svolto sopra la media,
abbiamo risanato sette bilanci, e fatto in modo che quello corrente non esplodesse; abbiamo sbloccato importanti opere e finanziamenti, abbiamo invertito una tendenza e
rianimato un malato che stava per morire, oggi questo malato è in piedi e cammina».

Un pregio e un difetto della sua amministrazione in questi anni.
«Il pregio è
stato quello di affrontare emergenze finanziarie, sanitarie, sociali, superando stanchezza e
sconforto, riportando la città a un equilibrio di bilancio che mancava dal 2014. Il difetto
forse è rappresentato dalla difficoltà di comunicare al meglio questo importante traguardo
invisibile. Se rifai una strada si vede, se paghi 20 milioni di euro di debiti no». 

Quali sono i tre punti principali del suo programma per la guida della città?
«Continuare con il piano strade che sta ripristinando il manto disastrato; risanamento economico, che ci permetterà di fare i concorsi
per avere energie fresche da inserire nell’organico della macchina amministrativa; e ricostruzione, utilizzando gli sblocchi finanziari ottenuti in questi anni, e cultura,
eventi, serietà e concretezza. Insomma ancora cinque anni per raccogliere ciò che si è
seminato».

Con lei per altri cinque anni, cosa cambierebbe di concreto a Lentini?
«Abbiamo
avviato un progetto di una Lentini che cambierà la mobilità e la viabilità verso la sostenibilità
ambientale con il rigore di
bilancio e la capacità di realizzare opere e riqualificazioni urbane che, tramite l’ausilio di
partenariati pubblico/privati, renderanno la città più funzionale e più attrattiva. Dopo il
risanamento, questi punti sono realizzabili, concreti, non serve scrivere il libro dei sogni
come qualche mio collega candidato sta facendo». 

Qual è la figura politica o tecnica (nazionale o internazionale) a cui si ispira?
«Non c’è un politico a cui mi ispiro ma mi piacerebbe
essere rappresentato da politici concreti, che rifiutano il populismo, che prendono decisioni
talvolta in controtendenza, purché siano frutto di valutazioni politiche coraggiose che
servono alla collettività. Il populismo vince le elezioni più
facilmente rispetto a chi decide di fare una corsa in salita, spiegando difficoltà e
rappresentando la dura realtà». 

Qual è il candidato che teme di più?
«Non temo un candidato in particolare, temo la mancanza di proposta che emerge dalle
coalizioni alternative alla nostra, temo il “tutti uniti contro”, temo il “sistemeremo tutto” (con la bacchetta magica), concetti che nulla hanno a che fare con la politica e non si
confrontano con la realtà. In questo caso, se una di queste proposte dovesse vincere le
elezioni, non temo da candidato sindaco, ma temo da cittadino».

FRANCESCA REALE
Perché ha scelto di candidarsi a sindaca? 
«La politica per me rappresenta un servizio per la mia comunità. La mia candidatura a sindaca, quindi, nasce dalla volontà di tanti cittadini lentinesi di avere una donna forte, una madre tenera e una cittadina esemplare alla guida e al rilancio della nostra città. Un grande sentimento di appartenenza e un profondo amore per la mia amata Lentini, mi ha spinta a intraprendere questo meraviglioso e impegnativo percorso, dettato dai tanti anni di esperienza politica fatta e dai ruoli istituzionali ricoperti».

Quali sono i tre punti principali del suo programma per guidare la città?
«Il programma elaborato da me e la coalizione che rappresento non è il solito libro dei sogni, ma tiene conto delle poche risorse del tutto inadeguate ai tanti bisogni materiali e immateriali della città, ma che tuttavia si sforza di trovare delle soluzioni realizzabili con le competenze e tanta onestà. Inizieremo dal risanamento del bilancio comunale, affiancando la creazione di un apposito ufficio progetti per Lentini dedicato ad accogliere tutte le idee progettuali per l’accesso ai finanziamenti europei, nazionali e regionali con l’obiettivo di sviluppare il nostro territorio e far rinascere la città, ormai da troppo tempo immobilizzata e senza opportunità per i giovani costretti a emigrare per trovare un lavoro». 

Essere “figlia d’arte” è un peso o un valore aggiunto?
«Credo che pochi abbiano il privilegio di avere una persona cara inserita nel contesto della politica con cui potersi confrontare, anche nel pieno rispetto di diversità di vedute. Per me lo è stato e continua a esserlo. Grazie a mio padre, oggi posso dire di essere fiera di ciò che ho costruito. A lui devo anche la giusta dose di forza, coraggio e intraprendenza, che insieme a tanto studio e dedizione mi hanno permesso di concretizzare uno dei miei più grandi desideri: mettermi al servizio della mia comunità, della mia amata Lentini per poter essere il difensore civico della città e, allo stesso tempo, impegnarmi a dare anche ai giovani e ai nostri figli l’opportunità di poter credere e sperare in un futuro migliore, perché senza giovani non c’è futuro».

Con lei sindaca, cosa cambierebbe di concreto in città nei prossimi cinque anni?
«Oltre all’impegno di garantire ai cittadini i servizi essenziali che, purtroppo, nella nostra realtà ultimamente sono venuti a mancare, il rapporto di dialogo e l’incontro quotidiano con i cittadini, che hanno il diritto di esporre i loro problemi così come, il sindaco ha il dovere di dare risposte certe e di trovare soluzioni più opportune. Sono convinta che i cittadini devono vedere nel loro sindaco una persona amica, ma soprattutto credibile». 

Un pregio e un difetto della precedente amministrazione. 
«Credo non spetti a me rispondere a questa domanda. La città lo farà il 10 e 11 ottobre, andando a votare ed esprimendo un giudizio nei confronti di chi ha amministrato in questi cinque anni. Certamente, io e la mia giunta ci adopereremo ad attenzionare tutte quelle cose che in città riteniamo sono state trascurate». 

Qual è il candidato che teme di più? 
«Nessun timore nei confronti degli altri candidati a sindaco. Tutte persone degne di partecipare a questa competizione elettorale, ma solo tanta voglia di spendermi e di dare il mio contributo lealmente per cambiare davvero Lentini». 

Com’è essere in sfida anche con il proprio marito? 
«Quando ho iniziato la campagna elettorale ho chiesto il massimo rispetto per tutti i
candidati, cosa che ho attuato e che continuerò a fare fino all’ultimo giorno».

LAURA VACIRCA
Perché ha scelto di candidarsi a sindaca?
«Ho deciso di candidarmi a sindaca per dare il mio contributo per risollevare le sorti di questa ormai
degradata città. Sono convinta che ognuno debba fare la propria
parte, solo con l’impegno collettivo, con uno sforzo corale si
possono affrontare e superare i problemi. Non ci si può solo lamentare perché le cose non
vanno come vorremmo oppure puntare il dito contro chi ci
amministra e poi stare a guardare o criticare l’operato altrui. È per tutto questo che ho scelto di spendermi e mettermi in
gioco, offrendo il mio impegno e la mia dedizione,
ma anche la mia competenza e professionalità».

Quali sono i tre punti principali del suo programma per guidare la città? 
«Ormai sono diversi anni che Lentini vive una
situazione di degrado politico, sociale ed economico.
Sono tante le criticità da affrontare, ma
riteniamo necessario e prioritario risolvere tutti quei disagi e
quelle inefficienze di ordinaria amministrazione, che
quotidianamente provocano molteplici disagi alla cittadinanza:
illuminazione, manto stradale, mancanza d’acqua, pulizia e
decoro urbano. Inoltre, la riorganizzazione della macchina
amministrativa e degli uffici comunali e la valorizzazione del
territorio riteniamo che siano dei punti del nostro programma
indispensabili per la nostra città». 

Con lei sindaca, cosa cambierebbe di concreto in città nei prossimi cinque anni? 
«Io sono una commerciante e vivo quotidianamente a contatto
con la gente e quindi mi capita spesso di ascoltare le lamentele e
i disagi che vivono i cittadini, ma soprattutto la rabbia e la
frustrazione di non essere presi in considerazione. Ecco, il
confronto con i cittadini non mancherà: abbiamo previsto l’istituzione dei
comitati di quartiere. Inoltre, visto che il Comune è in dissesto, quindi sarà difficile finanziare
progetti che non rientrano nell’ordinario, sarà un nostro
impegno intercettare finanziamenti regionali, statali ed europei
per recuperare o realizzare opere utili per il miglioramento e lo
sviluppo del territorio».

Qual è la figura politica o tecnica (nazionale o internazionale) a cui si ispira? 
«Sebbene sia alla prima esperienza politica, ho sempre seguito
con interesse sia la politica nazionale che locale. Non ho una
precisa figura politica o tecnica a cui mi ispiro, ho certamente le
mie preferenze, ma penso che al livello locale non servano le
ideologie politiche, ma semplicemente la politica del fare». 

Un pregio e un difetto della precedente amministrazione.  
«Ho deciso di candidarmi proprio perché insoddisfatta di come è
stata amministrata in questi anni la nostra città. Forse mai avrei
scelto di fare politica, sebbene ne sia stata sempre molto
affascinata. Non riesco a trovare pregi da
elogiare, ma questo non vuol dire che non ne abbiano, forse
perché mi focalizzo troppo sulle loro mancanze nei confronti dei
cittadini e del paese». 

Qual è il candidato che teme di più? 
«Tutti e nessuno: tutti perché tutti sono persone valide, capaci e
competenti, nessuno perché l’obiettivo e lo scopo della mia
candidatura è semplicemente quello di impegnarsi in un
progetto mettendo in campo idee, professionalità e competenze al servizio della comunità lentinese. Eventualmente, ritorneremo tutti alla nostra vita di sempre».

Leggi la lista di tutti i Comuni al voto.


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