Ieri la vendita ha fruttato 1.700 euro. Oggi si continua in corso Italia, davanti alla Facoltà di Economia. La cosa più importante non è il prezzo - un euro al chilo ma il fatto che gli agrumi provengano dai terreni di un imprenditore che non paga il pizzo. E che perciò non trova ora nessuno disposto a raccogliere e comprare le sue arance. Ad aiutarlo, evitandogli il fallimento, è stato un gruppo di volontari
Comprate le arance ‘pizzo-free’
Continua martedì 18 marzo, davanti alla facoltà di Economia e commercio di corso Italia, la vendita al prezzo simbolico di un euro al chilo delle Arance “pizzo-free”. Ieri, lunedì, la vendita davanti al palazzo di giustizia ha fruttato 1.718 euro. Le arance ‘pizzo-free’ sono state raccolte da un gruppo di volontari nell’agrumeto di Carmelo Pappalardo, un imprenditore di Palagonia, che tre anni fa denunciò i suoi estorsori e che si è rivolto all’Asaae, l’associazione antiracket e antiusura etnea, perchè da quel momento vive in una situazione di “intimidazione ambientale”, nessuno vuole più raccogliere o comperare i suoi agrumi. La sua vita stava per andare in rovina, sopraffatta dalla solitudine in cui era stato abbandonato dopo la denuncia. Anche un’altra attività della famiglia, una officina per la riparazione pneumatici per mezzi pesanti, ha perso tutti i clienti per lo stesso motivo. Per contrastare questa piaga della nostra terra, uomini, donne e bambini, tutti volontari dell’Asaae, di Addiopizzo Catania, Cope e Libera, hanno raccolto gli agrumi di questo coraggioso cittadino, che rischiavano di marcire sugli alberi, centinaia di cassette sono state riempite e i frutti imbustati per poi essere venduti a Catania.
“Grazie al nostro aiuto,” ha detto Gabriella Guerini, presidente dell’associazione antiracket e antiusura etnea “il signor Pappalardo ha evitato il fallimento: è ancora proprietario del suo terreno. Della vicenda si interesserà il neo commissario antiracket Giosuè Marino, per fare in modo che riceva un sostegno economico da parte dello Stato. Siamo molto contenti per come è andata la raccolta delle arance, i volontari hanno lavorato con amore e passione e raccolto cinquanta quintali di agrumi”.
E perchè il frutto del lavoro onesto non vada sprecato, le arance invendute verranno trasformate in marmellata “al sapore di Legalità”, mentre una buona quantità di esse è già stata donata alle Piccole Sorelle dei Poveri di Acireale, al Centro Astalli e alle Suore di Madre Teresa di Calcutta di Catania. A dimostrazione del fatto che il circolo virtuoso della solidarietà si autoalimenta senza timore di esaurimento.
“Siamo sulla strada giusta – assicura la signora Guerini – la mafia e l’illegalità si sconfiggono solo con la collaborazione e la presa di coscienza di tutti i cittadini. Le adesioni alla manifestazione per quest’anno sono aumentate, e in molti hanno già prenotato l’acquisto delle arance. Inoltre, c’è una presenza più forte anche delle istituzioni, tanto che la Prefettura di Catania ci ha messo a disposizione i suoi locali per la conferenza stampa e anche il Provveditorato degli studi, l’Assessorato alle politiche giovanili e la Prefettura di Messina hanno collaborato. In più c’e la novità della sponsorizzazione da parte dell’ANCE”.
Molte scuole hanno dato la disponibilità ad effettuare banchetti per vendere le arance e, come è stato fatto un anno fa, la sera del 28, al rientro dalla raccolta si venderanno in piazza a Catania. Il luogo esatto verrà reso noto al più presto sul sito dell’ASAAE (http://www.asaae.it/), così come gli appuntamenti per raggiungere l’aranceto della famiglia Pappalardo a Palagonia.