Si è conclusa la prima tappa della visita in Sicilia della commissione parlamentare d’inchiesta sul sistema d’accoglienza dei migranti. Il bilancio, dopo la due giorni tra il Cara di Mineo e il centro di prima accoglienza di Pozzallo, tuttavia non è per niente dei migliori. Oltre alle tante criticità bisogna aggiungere la mancata audizione nei locali della prefettura di Paolo Ragusa. L’uomo che rappresenta il consorzio Sol Calatino, inserito nell’associazione temporanea d’imprese che si occupa della gestione del centro di Mineo, non è stato convocato ufficialmente per «un problema di comunicazione». A breve tuttavia, Ragusa dovrebbe recarsi in Parlamento per sottoporsi all’audizione.
«Non bisogna parlare più di emergenza – esordisce il parlamentare Gennaro Migliore, presidente dell’organismo parlamentare – ma siamo davanti a un trend costante. Quella di Mineo è una eredità proprio di una prima fase in cui non si era pronti, successivamente questa struttura ha avuto una funzione stabile con un numero di ospiti che supera costantemente le 3mila persone». Il centro, che è il più grande d’Europa, ha un costo ufficiale per tre anni di 97 milioni di euro. A cui vanno aggiunte le spese degli ospiti che si sommano nei periodi in cui aumentano gli sbarchi. È così che, secondo le verifiche della commissione, si arriva a un costo complessivo per le casse pubbliche di oltre 40 milioni di euro all’anno. «C’è anche il rischio di una sorta di monopolio – aggiunge Migliore riferendosi al gruppo d’imprese che gestisce la struttura -, che potrebbe pure estendersi nel territorio grazie agli Sprar, i centri definiti di seconda accoglienza».
La relazione dei parlamentari denuncia anche il sistema d’integrazione. Si passa dai tempi d’attesa troppo lunghi per l’analisi delle richieste d’asilo, «che variano dai dodici ai 24 mesi», fino al passaggio successivo, ossia i ricorsi pendenti che i migranti inoltrano dopo la bocciatura del visto. «Il procuratore di Catania Salvi – continua Migliore – ci ha spiegato che siamo a 2.800 ricorsi pendenti fino al 2013, a questo dato bisognerà aggiungere presto quelli del 2014 e del 2015, anni in cui il numero degli sbarchi è aumentato in maniera netta».
Una «mancanza generale di organizzazione», in cui trascorso un anno ci sono ospiti del centro «a cui non è stata data nemmeno la possibilità d’imparare la nostra lingua». Al vaglio dei parlamentari ci sono anche gli atti giudiziari delle inchieste che ruotano attorno l’accoglienza. Da Mafia capitale fino alle ultime indagini in mano alle procure di Caltagirone e Catania. Nel lungo elenco di punti oscuri che vengono elencanti ci sono anche le condizioni delle abitazioni del centro: «Strutture fatiscenti per manutenzione e condizioni igieniche – racconta la deputata del Pd Elena Carnevali – lontane dagli hotel a cinque stelle».
A marzo sul Cara si erano concentrate le attenzioni dell’Autorità nazionale anticorruzione. Il presidente Raffaele Cantone aveva sottolineato numerosi aspetti di poca trasparenza nella gestione, ma anche nelle modalità con cui era stato stilato il bando della gara d’appalto. «In questi due giorni – incalza Erasmo Palazzotto – abbiamo avuto la conferma di quanto denunciato negli ultimi due anni. C’è un sistema assolutamente opaco attorno alla gestione di Mineo come confermano le ultime inchieste».
Ispezione a metà invece nel centro d’identificazione di Pozzallo. Di cui si è recentemente occupato MeridioNews a proposito di un gruppo di siriani e palestinesi che denunciavano di essere stati picchiati con la corrente elettrica. La vicenda è poi approdata a Bruxelles grazie a una interrogazione della deputata Barbara Spinelli. «La struttura era vuota e quindi non abbiamo incontrato i migranti- spiega Migliore – perché qui gli ospiti rimangono dai due ai cinque giorni. Abbiamo interloquito con gli operatori sul funzionamento e ci è stato spiegato che non tutti accettano l’identificazione». Sarebbero sopratutto siriani ed eritrei i migranti che rifiutano di sottoporsi alla procedura per poter continuare il loro viaggio nel tentativo di raggiungere i propri parenti al di là dei confini italiani. «Mi farò portavoce per un rafforzamento organico per la procura etnea – sottolinea il parlamentare Stefano D’Ambruoso di Scelta civica – l’identificazione è fondamentale per la sicurezza dei migranti stessi per sottrarli allo stato di clandestinità».
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