Operazione dei carabinieri del Noe di Catania nella cava della Comisana Lapidei. Sigilli a un'area di 90mile metri quadri dove da anni sarebbe andata avanti un'attività di estrazione senza alcuna autorizzazione. Guarda foto e video
Comiso, sequestrata vasta cava in area archeologica «Danni non calcolabili, il suolo ormai compromesso»
I carabinieri del nucleo operativo ambientale di Catania hanno sequestrato un’enorme cava nelle campagne di Comiso, dove da dieci anni sarebbe stata svolta attività di estrazione, vagliatura e trasporto di materiale calcareo (calcarenite) in un’area sottoposta a vincolo archeologico. L’area si estende per 90mila metri quadrati e in alcuni punti è profonda fino a 20 metri. È gestita dalla società Comisana Lapidei, nota nella zona anche per la produzione di calcestruzzo. Secondo gli investigatori l’estrazione sarebbe stata finalizzata proprio ad alimentare il ciclo del calcestruzzo e le attività edilizie del territorio siciliano. Solo che non sarebbe mai stata autorizzata. «Ci avevano provato anni fa a farsi autorizzare – spiega il comandante del Noe, Michele Cannizzaro – ma non ci sono riusciti. E nonostante questo, hanno proseguito l’attività».
Insieme al Noe hanno operato personale del dodicesimo Elinucleo carabinieri elicotteristi e militari della stazione di Comiso. Nel corso dell’ispezione sono stati sottoposti a controllo e bloccati alcuni autocarri, un escavatore cingolato munito di martello pneumatico, una pala gommata da cava, mentre vano efefttuaoperazioni di estrazione che, da verifiche documentali, sarebbero state condotte in maniera totalmente abusiva. L’area è considerata potenzialmente a vincolo archeologico anche se finora non sono stati trovati reperti.
Gli automezzi, una griglia di vagliatura e un quantitativo di centinaia di migliaia di metri cubi di materiale precedentemente estratto (non meglio stimabile), pronto per la commercializzazione, del valore complessivo di oltre un milione di euro, sono stati sequestrati. Il provvedimento è stato convalidato dal Gip del Tribunale di Ragusa su richiesta da parte del magistrato titolare del fascicolo d’indagine.
«Il danno al patrimonio ambientale, per l’ingente quantitativo di materiale estratto e l’irreversibile compromissione della matrice suolo, risulta non calcolabile», riferiscono dal Noe. I responsabili della Comisana Lapidei sono stati segnalati all’autorità giudiziaria per inquinamento ambientale aggravato, esecuzione di opere su beni con vincolo paesaggistico senza la prescritta autorizzazione nonché di deturpamento e distruzione di bellezze naturali.