Un coltivatore siciliano è stato condannato per la coltivazione di piante di pomodoro illegali

La corte d’Appello di Catania ha confermato la condanna contro un coltivatore di pomodori alla pena di un anno di reclusione e alla multa di 15mila euro per il reato di fabbricazione e vendita di prodotti che violano i diritti di proprietà industriale. Il processo è stato avviato dall’Aib, l’anti-infringement bureau for intellectual property rights on plant material, assistita dagli avvocati Nicola Novaro e Rossella Pola e ha avuto origine da una querela presentata al comando provinciale della guardia di finanza di Ragusa. Le indagini svolte dai funzionari delle fiamme gialle hanno portato alla luce la presenza, in quattro differenti serre, di piante di pomodoro riprodotte illegalmente.

La conformità genetica con la varietà protetta è stata stabilita da un test genetico svolto dal laboratorio del Crea, il Consiglio per la Ricerca in Agricoltura e l’analisi dell’Economia Agraria, istituzione del ministero dell’Agricoltura, della Sovranità alimentare e delle Foreste. In questo episodio, l’imputato non era stato in grado di produrre alcuna documentazione che confermasse la provenienza lecita delle piante di pomodoro mini-plum ed era già stato condannato dal tribunale di Ragusa in primo grado.

«Come Aib siamo molto contenti della sentenza di appello che rappresenta un’ulteriore importante conferma della tutela dei diritti di privativa vegetale in sede penale nonché – commenta il direttore dell’Aib Ignacio Giacchi – sull’applicabilità della fattispecie di reato prevista nel caso in cui una varietà prodotta da seme venga propagata illegalmente tramite talee (propagazione asessuata) o stub, senza alcuna autorizzazione del titolare».


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