Oggi e domani al club Monk della capitale, l'artista siracusano porta in scena la rivisitazione del documentario premiato a Cannes nel '55. Un pezzo di storia che ritrae l’eruzione di Stromboli attraverso la paura e la meraviglia dei suoi abitanti ripresi in momenti di vita quotidiana
Colapesce, il nuovo spettacolo Isola di fuoco a Roma «Concerto per visioni», omaggio al regista De Seta
Isola di fuoco, questo il titolo del nuovo spettacolo del cantautore siciliano Lorenzo Urciullo, in arte Colapesce, pensato per Romaeuropa Festival , in programma oggi e domani al club Monk di Roma. A un anno dall’uscita dell’ultimo album Ergomostro e dopo il successo di Un meraviglioso declino, l’artista siciliano sbarca al festival romano dedicato alla nuova scena autoriale italiana e internazionale con un lavoro inedito.
«Un concerto per visioni», come lo definisce il cantautore siracusano, ispirato a Isole di fuoco di Vittorio De Seta, premiato a Cannes nel ’55 come miglior documentario. Un pezzo di storia che ritrae l’eruzione di Stromboli attraverso la paura e la meraviglia dei suoi abitanti ripresi in momenti di vita quotidiana: il suono delle campane, i canti popolari e poi l’improvviso irrompere di un forte boato.
Colapesce ne modifica il titolo per farne un particolare omaggio alla sua Sicilia e soprattutto al regista palermitano. «Il documentario, realizzato in collaborazione con Mario Conte, comprende vari lavori al suo interno – racconta Lorenzo Urciullo – oltre Isole di fuoco abbiamo inserito Lu tempu di lu pesci spata e Parabola d’oro di De Seta».
Lo spettacolo, realizzato in esclusiva per l’occasione con lo scopo di dare nuova luce a un regista dimenticato in Italia, vuole essere un viaggio tra analogico e digitale attraverso il fascino della pellicola, il tutto rivisitato in chiave moderna. Sul palco per un’ora e venti un lavoro di sonorizzazione live su immagini, nel rispetto dell’audio originale, arricchito di tappeti sonori inediti e di brani del cantautore riarrangiati ad hoc.
«Una rivisitazione del lavoro di De Seta – precisa Colapesce – un omaggio a una Sicilia che non esiste più e che documenta il passaggio dall’era contadina a quella industriale». Si vuole ricordare la rivoluzione del regista in ambito cinematografico per l’utilizzo del sonoro oltre che la sua capacità di fotografare stralci di tradizioni ormai perdute, come una particolare tecnica di pesca del pesce spada ripresa dalle sue telecamere nel ’50 e poi caduta in disuso.
Per questo esperimento che si muove nelle arti audiovisive, sempre onnipresenti nel lavoro del cantautore, sono stati scelti i brani più vicini all’immaginario di De Seta tra cui Amore sordo, L’altra guancia ed Egomostro. «Come tutti i siciliani ho un rapporto di odio-amore con questa terra – commenta l’artista -, amore per le mie origini e per il mare a cui sono legato da sempre, ma odio per tutto quello che ha dilaniato questa terrà: la mafia , la cattiva gestione, il declino. Oggi che vivo lontano mi piace paragonarla a un quadro, dall’esterno riesco a guardarla con più oggettività e al contempo ad apprezzarla di più».