Una squadra di ciclismo su strada fatta di sole donne. Un piccolo sogno che adesso in Sicilia è diventato realtà con il nome di Bike Queen. Dietro il progetto ci sono Lucia Asero e Margherita Di Martino. La prima, originaria di Giarre (Catania), ha cominciato con le due ruote e la mountainbike durante l’università a Reggio Calabria, salvo poi passare su strada affrontando decine di gare in Italia e all’estero. Di Martino, nata a Ragusa, ha iniziato a cimentarsi con le due ruote dal 2009. A comporre la squadra, oltre a presidente e vicepresidente, ci sono altre tre atlete: Laura Cannizzo, Michela Mansueto e Carmela Finocchiaro.
«Da qualche mese siamo partite con questo progetto per dare un valore aggiuntivo alle donne», spiega a MeridioNews Asero. «In un futuro non troppo lontano abbiamo l’obiettivo di costruire qualcosa per le più giovani. Nel Meridione ci sono poche scuole di ciclismo e tutte dedicate alla mountainbike. Tante bambine hanno ancora paura del ciclismo su strada. Sia per una questione culturale, se facciamo un paragone con Regioni come la Toscana, ma in generale anche perché le ragazze si trovano a dovere affrontare un mondo fatto principalmente da uomini». Il ciclismo femminile negli ultimi anni è in forte crescita e dal 2025 l’unione ciclista internazionale ha deciso di strutturarlo, a livello professionistico, esattamente come quello maschile. «Nel nostro presente, come società, ci sono le corse – continua la presidente – ma dal prossimo anno vorremo distinguere un team agonistico da un settore riservato a chi si diletta nel cicloturismo e quant’altro che abbia a che fare con le due ruote».
Le Bike Queen hanno già affrontato le prime gare. «Abbiamo partecipato ad alcune corse a circuito, una medio fondo ad Avola e la gran fondo a Santo Stefano di Camastra, in provincia di Messina». L’impresa più importante è la partecipazione di Asero all’ultima Parigi-Roubaix: una delle cinque cosiddette classiche monumento, che si svolge nel nord della Francia in prossimità della frontiera belga. Un percorso di 186 chilometri con 30 settori di pavé.
«Non è una corsa che si adatta alle mie caratteristiche di scalatrice ma avevo l’obiettivo di concludere le mie gare delle classiche del Nord. Mi sono buttata e l’ho fatta. La difficoltà principale è proprio il pavé, che è decisamente irregolare, duro e tecnico nell’affrontarlo nella guida delle bici. Si tratta della gara più dura che ho fatto in tutta la mia vita». Una competizione , quella che si conclude nel velodromo di Roubaix con un giro e mezzo prima di tagliare la linea del traguardo, che non è solo un evento sportivo.
«Il ciclismo è il primo sport in Belgio. Vivo e crescono con le due ruote. Tutto è finalizzato alla bicicletta anche nel contesto urbano, con diverse ciclabili. L’organizzazione di questi eventi vede al primo posto il ciclista e il rispetto di questa figura» Quest’ultima gara affrontata da Asero si aggiunge all’Amstel del 2018, al Giro delle Fiandre e alla Liegi-Bastogne-Liegi completata lo scorso anno.
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