Chiesa gremita per l’ultimo saluto a Leonardo Mamma: «Per noi non è morto e non morirà»

«La morte non è niente. Quello che eravamo prima l’uno per l’altro lo siamo ancora. Chiamami con il nome che mi hai sempre dato. Continua a ridere di quello che ci faceva ridere, di quelle piccole cose che tanto ci piacevano quando eravamo insieme». Sono le parole della poesia di Henry Scott Holland che la madre di Leonardo ha preso in prestito per dare l’ultimo saluto al figlio di due anni morto ieri, dimenticato in macchina dal padre nel parcheggio del dipartimento di Ingegneria dell’Università di Catania

«Non ho parole per esprimere le emozioni personali. Leonardo era il motivo per cui lottavamo. Leggo questa poesia perché vorrei che fosse questo l’atteggiamento mio e di mio marito, perché Leonardo per noi non è morto e non morirà mai». La chiesa di Maris Stella di via del Rotolo è gremita, la celebrazione silenziosa, il dolore composto. Il papà del bambino resta molto tempo chinato con la testa tra le mani, mentre la mamma manda con la mano un bacio al cielo. Lo sguardo di entrambi resta fisso sulla bara bianca con sopra un mazzo di fiori bianchi pure quelli. 

«Siamo qui con il cuore che piange – dice il parroco durante l’omelia – e chiediamo conforto perché siamo troppo piccoli per capire il mistero della morte. Non abbiamo parole di dirci per confortarci ma dobbiamo vivere la vita così com’è, senza giudicare nessuno». Il prete che celebra il funerale del bimbo è lo stesso che, due anni fa sempre in quella parrocchia, lo aveva battezzato. «Questo piccolino – continua il sacerdote – ci ha parlato di semplicità, di gioia, di amore e il suo messaggio oggi è quello di continuare a vivere, a gioire, e ad amarvi tra di voi». 

«Se il chicco di grano caduto in terra non muore, rimane solo; se invece muore produce molto frutto». Il brano del Vangelo scelto è quello di Giovanni. «Il nostro cuore in questo momento è turbato e, da un giorno, piangiamo tutti e ci chiediamo il perché – dice il prete prima di concludere la celebrazione – ma non abbiamo risposte da dirci. Dobbiamo andare avanti e, forse, noi adulti dovremmo diventare più buoni, più semplici, più bambini dentro». 


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