Chiesa e mafia, Don Ciotti sul ruolo dei preti «No a silenzio, bisogna ancora alzare la voce»

«Tanti hanno scelto il padrino al posto del Padre, in una religiosità capovolta, ma non ci possono essere mezze misure o scorciatoie, la Chiesa deve essere molto chiara e ferma e non può permettersi di semplificare. I mafiosi pensano di essere dalla parte di Dio e questo toglie loro anche il senso di colpa, ma il Vangelo è incompatibile con le mafie. Purtroppo il rapporto tra Chiesa e mafia è un problema che non riguarda solo la Sicilia». Così don Luigi Ciotti commenta a Palermo le ultime polemiche seguite al caso di Riina junior padrino di battesimo.

Qui, al cinema Rouge et Noir, si è tenuta la conferenza su La Chiesa cattolica e la mafia: dal silenzio all’antimafia attiva promossa dal centro Pio La Torre in occasione del progetto educativo antimafia. «Non posso dimenticare Francesco Marino Mannoia quando all’FBI disse che i preti non devono interferire – ha aggiunto il fondatore di Libera – invece bisogna ancora alzare la voce, soprattutto quando molti scelgono un prudente silenzio». Don Ciotti ha poi ricordato i sacerdoti uccisi dalla mafia, come don Peppino Diana e padre Pino Puglisi e il «rischio di trasformarli in santini». «Don Puglisi non si è chinato di fronte a nessuno – ha detto – al di là di tutte quelle etichette che ci appiccicano, come prete antimafia, prete antidroga e che impoveriscono la complessità di una vita e la normalità di un’azione pastorale. Storie come la sua fanno onore alla Sicilia e ai siciliani. La conferenza episcopale italiana, senza chiasso, sta investendo molto per dare una mano a tante donne che vogliono fare uscire i loro figli dai circuiti mafiosi. Sono segni di un lento cambiamento».

All’incontro sono intervenuti anche Alessandra Dino, sociologa dell’Università di Palermo, don Cosimo Scordato, teologo rettore della chiesa di S.Francesco Saverio di Palermo, e Vito Lo Monaco, presidente del Centro Pio La Torre che ha moderato il dibattito. «La Chiesa non può aspettare l‘ultimo momento per decidere se dare o no la cresima al nipote del boss Graviano – ha detto Dino – Perché aspettare il momento della celebrazione? E perché su questo non c’è stata una posizione univoca da parte della Chiesa? La difficoltà di trovare una linea unitaria genera confusione». La studiosa ha poi chiesto che «a 25 anni dalle stragi la Chiesa si faccia promotrice di una richiesta ufficiale di verità – ha aggiunto – anche se questa può riguardare uomini di chiesa e politici, indebolendo così il suo stesso potere».

«Serve un’interazione tra istituzioni e comunità locali per combattere la mafia e la disuguaglianza sociale – ha detto padre Cosimo Scordato – a viso aperto e a testa alta, contro ogni padrone, perché la libertà non si può barattare». Inevitabili i riferimenti alle polemiche che attraversano l’antimafia, soprattutto dopo la lettera di scuse del giudice Catello Maresca, in seguito a un’intervista su Libera rilasciata a Panorama: «Purtroppo il danno che è stato creato non è indifferente perché poi in tanti hanno cavalcato questa polemica – ha detto don Ciotti – Le critiche sono necessarie perché aiutano a prendere coscienza delle proprie fragilità e dei propri limiti, ma non ci può essere una manipolazione della verità. Il rischio c’è anche nelle associazioni, perché i mafiosi cercano di penetrare in tutte le realtà che non sono perfette ma sono pulite, e ma questi segnali sono sempre stati respinti anche perché si fanno delle verifiche quotidiane e si lavora molto con le prefetture e le questure. Ci sono delle parole che ci hanno rubato e che in questo senso vanno bonificate, come la parola antimafia, che mi sta stretta».

Il fondatore di Libera ha poi ricordato le battaglie dell’associazione che hanno portato a una legge sul riutilizzo dei beni confiscati: «Quel milione di firme per avere una legge sul riuso sociale porta la firma anche di un palermitano, Di Lello. – ha detto Ciotti – Con la confisca dei beni si è calpestato i piedi ai poteri forti e ai centri di interesse». E a pochi giorni dalla mobilitazione di Libera il prossimo 21 marzo e che ha ora avuto il riconoscimento ufficiale alla Camera, don Ciotti aggiunge: «Quest’anno la giornata della memoria sarà a Locri, terra di ‘ndrangheta e tutti i vescovi della Locride hanno aderito, pochi anni fa non sarebbe successo. Ci saranno iniziative in tutta Italia – ha poi concluso don Ciotti – in Sicilia, in particolare, a Trapani. E agli amici di Lampedusa che mi chiedono in streaming quando tornerò, assicuro: lo farò presto».


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