Confesso che la cronaca di questi ultimi giorni mi preoccupa non poco. La recente vicenda del muos, e poi quella dellaumento dellirpef, dimostrano oltre ogni evidenza che di autonomo nella sicilia di oggi non è restato proprio nulla.
Chi è veramente al timone di comando oggi in Sicilia?
Confesso che la cronaca di questi ultimi giorni mi preoccupa non poco. La recente vicenda del MUOS, e poi quella dellaumento dellIRPEF, dimostrano oltre ogni evidenza che di autonomo nella Sicilia di oggi non è restato proprio nulla.
Con buona pace dellattuale Presidente (e, a bocce ferme, di qualunque altro inquilino possibile di Palazzo dOrléans che non voglia dichiarare guerra contemporaneamente a Italia, Europa e Stati Uniti, sapendo in partenza di perderla), egli non conta proprio nulla. Non è a Palermo che si decide, ma altrove. Persino il suo Assessore allEconomia, che mette in atto le strategie fiscali dettate da Roma, a sua volta secondo i principi decisi a Francoforte, ha dimostrato di contare ben piú di lui, costretto a piegarsi, a fare una retromarcia quanto meno imbarazzante su di un tema di cosí vitale importanza per leconomia della Sicilia.
Ormai dovrebbe essere chiaro a tutti che il vero fine delle élite bancario-massoniche che hanno preso in pugno la cosa pubblica in tutta (o quasi) lEuropa con un colpo di stato plurimo e con una manipolazione della verità che non ha precedenti nella storia, sia quello di strangolare i popoli, di farli boccheggiare sempre piú, per poi costringerli, presi per fame, a vendere, anzi a svendere tutto: i loro beni, demaniali e non, le loro imprese strategiche, i loro diritti, la loro democrazie, le autonomie, la dignità.
La stretta si fa sempre piú forte e disumana. Fino ad ora cera un ampio margine tra i pazzi anti-sistema e i banksters dallaltro, unampia zona grigia di persone per bene, politici piú o meno bravi che, senza mettere troppo in discussione il sistema, non erano del tutto integrati in esso. E in questa zona grigia cera senza dubbio anche il nostro Presidente Crocetta, la cui buona fede, le cui buone intenzioni mi sembrano, ancora oggi, al di sopra di ogni sospetto.
Ma quella zona grigia si erode giorno dopo giorno, man mano che il padrone tira sempre piú la corda. Alla fine sarà esaurita e non si potrà fare altro che scegliere: o essere rivoluzionari fino in fondo, per davvero, buttando alle ortiche i riti della vecchia politica, dicendo al Popolo come stanno realmente le cose, dicendo loro che la nostra vita e quella dei nostri figli è realmente in pericolo, o passare, armi e bagagli, dalla parte dei servi, di quelli che chinano il capo, di quelli che dicono sempre signorsì, fino a fare divorare la propria stessa gente.
Ebbene, Presidente, siamo arrivati al bivio. O conservi il posto, o conservi la dignità. Non cè piú spazio per le mediazioni. La Regione ha, come tutti gli altri enti pubblici paralizzati dal Fiscal Compact voluto dai banchieri che ci governano, difficoltà a onorare i propri debiti con i fornitori. Lo Stato finge di aiutare la Sicilia in questo, ma al contempo la ricatta, dicendo che in cambio deve alzare lIRPEF, così, tanto per creare una bella fiscalità di svantaggio che penalizzi la Sicilia rispetto al resto del territorio dello Stato.
Qual è la motivazione di questo ricatto? Sono soldi prestati dallo Stato che poi li vuole indietro? A tanto è ridotta la solidarietà nazionale? Come con la sciagurata Grecia alla quale la pietà dei paesi fratelli concede solo prestiti a usura per non fallire quando già di fatto è fallita? È questa la nuova fratellanza italiana? O non sono prestati? In entrambi casi la mossa si giustifica solo con il deliberato disegno del terrore finanziario. Se sono prestati cosa interessa allItalia il modo in cui la Sicilia rimborserà questo prestito? Deve per forza farlo facendo chiudere migliaia di imprese? Ché questo è lunico effetto certo di un aumento dellIRPEF.
E se le restituisse prendendole dal maltolto sullIRPEF che questanno lo Stato ci ha fregato? E se le prendesse dalle compartecipazioni dovute sulle accise petrolifere mai concesse? E se le prendesse, alla disperata, da una serie di ulteriori tagli alla spesa, anchessi depressivi, ma mai quanto un aumento generalizzato dellIRPEF? No, si deve fare proprio quello, come con lIVA, di cui tutti sanno che laumento dellaliquota non potrà piú portare a un aumento bensí a una diminuzione del gettito visti i suoi effetti devastanti. Ma che vogliono fare questi per davvero?
E se invece non fossero prestati, per quale ragione dovremmo alzare le tasse in Sicilia? Così, tanto per essere rigorosi? Ma che rigore è mai questo? Gratuito, perché non servirebbe a risanare i conti (il ritardo dei pagamenti pubblici è un fatto finanziario, non economico), così, tanto per il gusto di far male, di far soffrire.
Ricapitoliamo. Lo Stato fa finta di voler aiutare un certo numero di imprese siciliane, in crisi di liquidità per ritardi nei pagamenti da parte della Regione (come se lo Stato e lEuropa nulla centrassero in questa crisi di liquidità) e, per farlo, fa chiudere tutte le imprese siciliane indistintamente, anche quelle che non hanno crediti dalla Regione. Mossa pazzesca o criminale? A voi la scelta. Ma non finisce qui.
Questa mossa è sposata talmente tanto dallattuale assessore alleconomia forestiero, da minacciare le dimissioni se non sarà implementata, dicendo che rischia di perdere la sua credibilità. A parte il fatto che, con una strategia del genere la credibilità lhai persa già da un pezzo, se non con i banchieri criminali, la cosa è talmente enorme che il Presidente Crocetta osa ribellarsi.
Ma, di fronte allaut aut del potente assessore voluto da Roma a questo punto direi il vero Presidente della Regione si piega e fa marcia indietro, consapevole di non avere sufficienti armi per aprire un fronte con lo Stato italiano.
Non ci sono altre parole per descrivere questo atteggiamento. È in pratica la stessa cosa del MUOS: vorrei ma non posso!
Ma allora, caro Presidente, se nulla (di sostanziale) puoi, perché non lo denunci ai tuoi cittadini? Perché non dici ai Siciliani che essi, votando, non decidono proprio nulla, perché tutto è deciso altrove, dagli USA a Roma. Che ci mettano un loro governatore coloniale a questo punto, almeno la finiamo con questa finzione. Che passino tutti i poteri al Commissario dello Stato o che nominino Bianchi Alto Commissario governativo per la Sicilia, così la finiamo con questa farsa.
Mi costa questo intervento e forse lo pagherò di persona, ma non si può più tacere. Qualche giorno fa un importante esponente del Megafono mi è venuto a trovare per parlarmi di strategie di attuazione dellArt. 37. Mi sono permesso di dare qualche suggerimento importante. Ora, dopo questa mia uscita, sono sicuro che non se ne farà più nulla. Ma come potrebbe daltronde fare qualcosa un Governo che non ha il coraggio di difendere il proprio popolo fino alle estreme conseguenze?
Mi costerà questo intervento: sono sindaco di una società a partecipazione regionale e recentemente avevo dato la mia disponibilità, nellinteresse della Sicilia e non dellinquilino politico di turno, a svolgere le mie funzioni professionali di revisore in enti in scadenza fra pochi giorni. Ora quasi certamente avrò perso ogni affidabilità politica e quindi starò certamente fuori da ogni gioco. Ma chi se ne importa! Io non posso stare a guardare mentre la Sicilia è in vendita al migliore offerente.
Presidente Crocetta, stupiscici, ultima chiamata: licenzia lassessore nominato dai piddini nazionali e quindi dai banchieri e dichiara aperta la guerra dindipendenza della Sicilia, di indipendenza da ogni sfruttamento economico, energetico, militare. Avrai tanti ascari nemici, ma starai dalla parte del giusto. La storia ti darà ragione. LImpero sta crollando: paesi piccoli come lEcuador o lIslanda o la Siria lo stanno sfidando con successo, da punti di vista diversi.
Chissà che la Sicilia non possa essere il prossimo. Siamo alla disperazione. Che dobbiamo aspettare altro? Ormai lItalia e lEuropa ci hanno dichiarato guerra. Rispondiamo almeno.
Altrimenti sta comodo nel mondo legale, del politicamente corretto. La prossima volta non sorprenderti però se a votare andranno il 10 % dei Siciliani, e la prossima volta ancora sarete spazzati tutti via. Non credo che questa corda si possa tirare allinfinito.
Abbiamo un sogno
.domani la Catalogna indipendente, a seguire la Sicilia!
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LAutonomia siciliana e la Sinistra