Ars, rapporti in bilico nella maggioranza: Schifani convoca il vertice, ma si pensa già alle elezioni 2027

Nelle ultime 48 ore, la maggioranza di centrodestra all’Ars – e, quindi, Renato Schifani – ha vissuto un giovedì nero durante l’esame della cosiddetta manovra quater. Tra emendamenti e articoli chiave saltati a voto segreto, con franchi tiratori interni al perimetro di governo. In aula si è persino materializzata, a tratti, una maggioranza inedita, che ha visto votare insieme pezzi della maggioranza (in primis FdI e Mpa) e opposizioni (M5s e Pd), segnando una crisi politica evidente sul metodo e sulla tenuta della coalizione. Schifani ha convocato per lunedì un vertice di maggioranza a Palazzo d’Orléans per un chiarimento politico. A partire dall’ultimo nodo che fa da base alla crisi: il testo, nato come manovrina, ma lievitato a causa dei molti articoli e delle centinaia di emendamenti, con accuse di mancette e norme considerate poco difendibili in aula.

Rapporti tra Fi e FdI in degrado continuo

Tra Forza Italia e Fratelli d’Italia, la faglia più visibile. Con la manovra che ha mandato in tilt il centrodestra e FdI che, in più passaggi, ha ballato con le opposizioni, contribuendo ad affossare le norme del governo. A inasprire il clima anche le polemiche pubbliche e il caso del numero legale richiesto da un esponente di FI, stigmatizzato da FdI. Una tensione interna anche a Forza Italia, con uno scontro tra correnti, discussioni sul partito e sul ruolo del segretario regionale. Frizioni pregresse che spiegano parte dell’esito a voto segreto il quale, di per sé, rimanda a una percezione di tenuta incerta. Quando si oscura la tracciabilità, la maggioranza si sfarina, tra problemi di fiducia e di gestione dei gruppi. Il rapporto più delicato rimane, infatti, quello tra Schifani e pezzi della sua maggioranza. Con il presidente che ha incassato una sconfitta politica su articoli cui teneva personalmente.

Il ruolo di Mpa e Lega nella tenuta

Il presidente dell’Ars Gaetano Galvagno

Un’instabilità che arriva in un momento delicato: le elezioni regionali previste per il 2027, che rendono necessario fare i conti. Nonostante le cronache di scontro ai ferri corti tra Schifani e Gaetano Galvagno, filtrate intorno alla seduta, oggi il presidente dell’Ars ha rivendicato un rapporto «ben solido» con il governatore. Due giorni fa, il centrodestra era comunque riuscito a reggere due votazioni a scrutinio segreto (su Corte dei conti e deputato supplente). Segnale che l’asse istituzionale può ancora reggere, se la catena di comando è coesa. Risolte, pare, invece, le polemiche tra la Lega e la presidenza, nonostante le fibrillazioni pre-rimpasto (strisciante da mesi), più volte negato da Schifani. Proprio durante la quater, si è vista poi una intesa tattica e non strategica tra Mpa e FdI, talvolta insieme all’opposizione, su singoli voti. Una convergenza nata su contenuti e metodi della manovra, ma non (ancora) un asse politico alternativo stabile.

Cosa succederà nei prossimi giorni

Il vertice del 13 ottobre a Palazzo d’Orléans, voluto da Schifani, dovrebbe portare all’atteso chiarimento politico sulla disciplina d’aula e sul destino della maggioranza di centrodestra all’Ars. Compresi calendario e riscrittura delle parti della quater naufragate. Schifani, al momento, esclude l’azzeramento della giunta ma chiederà responsabilità agli alleati. Se non arriverà una tregua, la crisi potrebbe formalizzarsi in aula alla prima votazione sensibile. Si configurano, quindi, due possibili sbocchi. Il primo è il ricompattamento contrattato, con rientro dei franchi tiratori, patto su priorità di spesa e governance dei dossier più delicati. Il secondo è, invece, la possibilità di una crisi strisciante, senza alcun rimpasto, ma con maggioranza variabile su ogni voto. Con FdI e Mpa pronti a convergere, di volta in volta, con le opposizioni su singoli capitoli. Gli indizi degli ultimi voti puntano più verso la seconda ipotesi, salvo un forte accordo da siglare lunedì. Giornata in cui si formalizza la ricucitura o si certifica la frattura.


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