Dal cuore infuocato dell’Etna nasce una rivoluzione verde che promette di cambiare il modo di costruire, creare e restaurare: trasformare la cenere vulcanica e gli scarti di vetro provenienti dalla fibra ottica in inchiostro per stampanti 3D. A soli 26 anni, Sabrina Zafarana, dottoranda del dipartimento di Scienze Biologiche, Geologiche e Ambientali dell’università di Catania, […]
Foto di funglass.eu
Dal vulcano al futuro: la cenere dell’Etna diventa inchiostro 3D
Dal cuore infuocato dell’Etna nasce una rivoluzione verde che promette di cambiare il modo di costruire, creare e restaurare: trasformare la cenere vulcanica e gli scarti di vetro provenienti dalla fibra ottica in inchiostro per stampanti 3D. A soli 26 anni, Sabrina Zafarana, dottoranda del dipartimento di Scienze Biologiche, Geologiche e Ambientali dell’università di Catania, ha avuto un’intuizione destinata a lasciare il segno. Un’idea visionaria, nata nel laboratorio etneo e sviluppata in collaborazione con un istituto di ricerca slovacco, dove giovani ingegneri dei materiali sperimentano da tempo tecnologie sostenibili.
La cenere dell’Etna come risorsa
«Qui in Sicilia – spiega Zafarana a MeridioNews – abbiamo una quantità enorme di cenere dell’Etna che, di solito, viene trattata come un rifiuto. Ho pensato: “perché non darle una seconda vita, trasformandola in una risorsa utile e sostenibile?”». Il progetto, presentato al congresso nazionale congiunto della Società Italiana di Mineralogia e Petrologia e della Società Geologica Italiana, ha già suscitato grande interesse nella comunità scientifica.

Combinando cenere vulcanica e vetro da fibra ottica con una soluzione alcalina, Zafarana e il suo team hanno creato una pasta minerale flessibile e resistente, adatta alla tecnologia Direct Ink Writing, una tecnica di stampa 3D che permette di modellare oggetti con libertà e precisione. I primi test sono stati un successo. Le miscele, quattro in totale, si sono dimostrate facilmente modellabili e stabili dopo la deposizione, generando oggetti omogenei e meccanicamente robusti. «È un materiale che non ha bisogno di alte temperature o processi complessi – spiega la giovane ricercatrice –. È semplice, economico ed ecosostenibile. E soprattutto, nasce dai rifiuti».
L’asse Sicilia-Slovacchia
Con 200 chilogrammi di cenere dell’Etna portati personalmente in Slovacchia, Zafarana ha iniziato a stampare i primi prototipi. Piccole sculture e frammenti architettonici, pensati per il restauro di opere d’arte e monumenti. «Nel restauro è fondamentale poter ricreare forme particolari, come quelle di una statua o di un capitello. Con questo inchiostro possiamo farlo, in modo preciso e sostenibile», racconta. Il lavoro della dottoranda è sostenuto dai professori Paolo Mazzoleni e Germana Barone, docenti di Petrografia applicata, che hanno incoraggiato la giovane a seguire la propria intuizione e a portare avanti un progetto tanto ambizioso quanto innovativo.
Come lo scarto diventa valore
La cenere vulcanica, da sempre sinonimo di distruzione e disagi per i siciliani, diventa così materia prima per costruire il futuro. «È la dimostrazione che ciò che consideriamo scarto può trasformarsi in valore – afferma Zafarana –. Stiamo unendo scienza, creatività e sostenibilità, e l’Etna, da fonte di problemi, diventa simbolo di rinascita». Presto il laboratorio catanese sarà dotato di una nuova stampante 3D dedicata a questo progetto, per permettere alla giovane ricercatrice di proseguire i suoi esperimenti direttamente in Sicilia. «L’obiettivo – conclude – è dare vita a un materiale che possa trovare applicazione non solo nel restauro, ma anche nell’edilizia e nel design, con un impatto ambientale minimo e un enorme potenziale creativo».