Nella vittoria fuori casa del Catania, quarta in campionato, spiccano Andrea Mazzarani e Moise Mbende. Il primo onora la fascia da capitano con una gara maiuscola: il secondo è perfetto a livello tattico e tecnico, contribuendo a rendere inoffensivi gli avversari
Cavese-Catania 0-1, chi sale e chi scende Mazzarani glaciale, Mbende è un gigante
Quella del Catania contro la Cavese è una vittoria di portata storica. Si tratta, infatti, del primo successo strappato dai rossazzurri in casa della squadra campana, seppur ottenuto sul campo neutro di Castellammare di Stabia. Lucarelli ha avuto il grande merito di schierare una formazione super-preparata: rossazzurri impeccabili dal punto di vista mentale, fisico e del gioco. Spiccano le prove di Andrea Mazzarani, capitano per un giorno, e del gigantesco difensore centrale Moise Mbende. Anche la verve del giovane Kevin Biondi ha avuto un ruolo cruciale nel successo odierno.
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Andrea Mazzarani – Il numero 32 si rende protagonista della miglior partita in stagione: una valutazione che tiene conto di molti fattori. In primis la sua straordinaria duttilità tattica: promosso capitano per la partenza dalla panchina di Biagianti, l’ex Crotone e Modena si sacrifica nelle vesti di prima punta atipica, andando a battagliare con i difensori centrali avversari e avendo anche la forza e la bravura di ripiegare per dar manforte. Quindi, va considerata la magistrale esecuzione del calcio di rigore rivelatosi decisivo: un tiro dagli 11 metri che scaccia anche i fantasmi del decisivo errore di due anni fa nella semifinale play-off contro il Siena. Capitano coraggioso.
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Moise Mbende – Il gigante tedesco sforna una prova di grandissima sostanza che, ancora una volta, stupisce sotto vari punti di vista. La sua forza fisica, infatti, è innegabile: a questo, però, il giocatore cresciuto nel Borussia Dortmund unisce una stupefacente capacità di recupero nelle situazioni in cui è preso in controtempo, assieme a una tranquillità quasi disarmante quando si tratta di districarsi nel traffico dell’area di rigore. Un calciatore cresciuto in maniera esponenziale rispetto agli esordi e che può essere annoverato tra le colonne di una squadra che ha un disperato bisogno di certezze.
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Kevin Biondi – Dopo qualche prova negativa di troppo il giocatore catanese, classe ’99, tira fuori gli artigli e mette anche la sua firma (decisiva) nei tre punti di giornata. Il numero 21 è sfortunato a timbrare il palo a metà primo tempo, dopo aver agevolmente scartato il portiere in uscita e concluso a botta sicura, ma da posizione leggermente defilata e con due difensori a coprire la linea di porta. La ruleta che manda in bambola Matino in occasione del rigore decisivo è da manuale: l’enfant du pays torna ad essere decisivo.
Flop
Alessio Curcio – Il nuovo numero 10 del Catania stavolta fa flop. Dopo qualche prestazione convincente l’ex Vicenza non ha praticamente lasciato il segno nella convincente prestazione odierna. Piazzato come al solito sulla trequarti a fare da collante tra centrocampo e attacco e a ispirare i colleghi di reparto, Curcio non riesce mai a trovare la giocata giusta, né i corretti tempi di gioco per innescare Mazzarani e Barisic. Non è un caso che Lucarelli lo sacrifichi già alla fine del primo tempo.
Flop
Giovanni Pinto – Il terzino sinistro del Catania ha giocato una partita di innegabile impegno e corsa ma, ancora una volta, bisogna sottolineare le sue difficoltà a livello tecnico, in un ruolo assai delicato. Il numero 20 non riesce mai a spingere con convinzione (a differenza di Luca Calapai sull’altra fascia), andando spesso in difficoltà con i dirimpettai della Cavese: tantissimi gli appoggi sbagliati, troppe le soluzioni errate in fase di rilancio. Riuscisse ad essere più lucido nelle giocate, il livello di pericolosità della squadra schizzerebbe molto più in alto.
Flop
Maks Barisic – Meglio fugare il campo da dubbi: lo sloveno ha giocato partite ben peggiori di questa. Stavolta il suo approccio alla partita non è stato irritante, né superficiale. L’ex Milan, però, non è mai riuscito (neanche in una occasione) a rendersi pericoloso o a servire palle importanti ai compagni di reparto. A corso a perdifiato, questo è giusto sottolinearlo: da un calciatore che gioca nel reparto offensivo, però, questo non basta. Barisic sbaglia spesso tempi e modi delle giocate: questo, per un attacco ancora in emergenza, è un lusso da non potersi permettere.