Finita la latitanza del boss dei boss di Cosa Nostra. Durava dal 1963. Lo hanno trovato nelle campagne corleonesi: indossava jeans, scarponcini e maglione - La notizia ripresa da Corriere.it - Il Fantasma di Corleone di Rocco Rossitto
Catturato Bernando Provenzano
Bernardo Provenzano, il capo dei capi di Cosa Nostra è stato arrestato dalla Polizia. Si rifugiava nelle campagne di Corleone in un casolare agricolo indossando jeans, scarponcini e maglione. Secondo le prime ricostruzioni non avrebbe fatto resistenza e non sarebbe stato armato. La notizia, battuta dalle agenzia di stampa intorno alle 11,35, viene confermata dal procuratore aggiunto Giuseppe Pignatone e i pm della Dda Prestipino e Marzia Sabella. L’operazione è stata condotta dalla Polizia di Palermo insieme al Servizio Centrale Operativo (Sco) e alla Direzione Centrale Anticrimine (Dac). A tradirlo pare sia stato uno dei famosi pizzini con i quali la primula rossa della mafia comunicava non usando mai cellulari o computer per non lasciare tracce dei suoi spostamenti.
Così dichiara Pignatore, procuratore aggiunto della DDA di Palermo: La cattura di Provenzano è una vittoria di tutte le istituzioni, frutto di un impegno dello Sco, della polizia di Stato e della Squadra Mobile di Palermo. Un successo di eccezionale importanza, perché viene assicurato alla giustizia l’attuale capo di Cosa nostra, già condannato per le stragi più efferate. E’ la fine di una latitanza durata troppo a lungo“.
Lultimo incontro con le forze dellordine risale al 1963. Era il 9 di maggio e Provenzano si recò nella caserma dei carabinieri a Corleone per accertamenti. Da quel giorno non lo videro più. Provenzano, detto Binnu, non ha più avuto e le sue tracce si persero definitivamente nel settembre dello stesso anno quando i Carabinieri lo denunciarono per la strage. Da quel lontano 63 dura la latitanza di Provenzano terminata oggi nelle campagne Corleonesi. Con Toto Riina e Leoluca Bagarella ha guidato lesercito dei Corleonesi che nella guerra di mafia tra gli anni 70 e 80 ha visto la vittoria sui clan palermitani lasciandosi alle spalle oltre 5000 morti ammazzati. In conflitto con Riina e Bagarella si era schierato contro le stragi e contro lattacco frontale allo Stato preferendo una mafia invisibile e più collusa col mondo degli affari e della politica.