Catania, Nino Santapaola ai domiciliari Incapace di intendere e di volere

Santapaola torna a casa. Non Benedetto, condannato all’ergastolo in regime di 41 bis, ma Antonino, il fratello di 57 anni detenuto dal 2007 nell’ospedale psichiatrico giudiziario di Reggio Emilia. Andrà agli arresti domiciliari per essere accudito dalla moglie. Secondo la seconda Corte d’appello del tribunale di Catania, infatti, l’uomo soffre di «numerose patologie fisiche e psichiche assolutamente incompatibili con il regime di carcere duro e nemmeno con un regime carcerario ordinario».

Il parere dei periti nominati dal tribunale etneo, Bruno Calabrese e Francesco Bruno, era arrivato già a settembre. Centouno pagine di perizia e 300 allegati erano serviti alla Corte d’appello per accogliere la richiesta del procuratore Giulio Toscano e del difensore di Santapaola Giuseppe Lipera, affinché sospendesse tre procedimenti. Uno di questi era nato a seguito dell’operazione antimafia Cassiopea, che vedeva il fratello di Nitto imputato per estorsione e condannato in primo grado a sei anni e otto mesi di reclusione.

Oggi i giudici hanno deciso che Nino Santapaola non è più socialmente pericoloso e hanno disposto che la custodia cautelare può essere garantita «mediante la concessione degli arresti domiciliari nell’abitazione in cui vive con la moglie».

Una decisione che l’avvocato Lipera attendeva da tempo: «Sono anni che chiedo che venga scarcerato, finalmente qualcuno s’è reso conto che sta male veramente: se uno non può stare in carcere è giusto che stia fuori – afferma, e poi taglia corto – Che cosa volevate? Che gli si desse la pena di morte soltanto perché si chiama Santapaola di cognome?».

[Foto di Kevin Gessner]


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