Non ne voleva proprio sapere di andare in prigione. Così Sebastiano Balbo, sorvegliato speciale di 44 anni affiliato al clan catanese dei Cappello, si era reso irreperibile dal 17 ottobre scorso, quando una sentenza della cassazione, emessa dalla procura della repubblica di Catania, lo aveva condannato scontare 12 anni di reclusione per tentato omicidio e reati in materia di armi, aggravati dall’appartenza alla cosca mafiosa.
Ma la sua latitanza, durata poco meno di due mesi, si è conclusa stamane all’alba, quando gli agenti della Squadra mobile etnea lo hanno catturato nel suo nascondiglio. Per sfuggire all’arresto, infatti, il latitante si era nascosto in casa di una parente, residente in un complesso residenziale sito nel comune di Gravina.
L’operazione, coordinata dalla Direzione distrettuale antimafia – sull’attività investigativa di tipo tecnico condotta dalla squadra Catturandi per l’individuazione del luogo in cui si era nascosto per sfuggire alle manette – ha così portato all’arresto di Balbo, che è stato condotto nel carcere di piazza Lanza. Guai anche per la parente da cui si era rifugiato, che adesso dovrà rispondere del reato di procurata inosservanza di pena.
[Foto di Questura di Catania e carolinaksu]
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