Anfibi abbandonati in un parco nel paese in provincia di Roma in cui vive l'ex caporal maggiore della Folgore indagato per l'omicidio volontario del parà siracusano. Intanto per il 39enne è stata revocata la misura degli arresti domiciliari
Caso Scieri: ritrovato un paio di scarponi a Cerveteri Per Panella domiciliari sostituiti con l’obbligo di firma
Un paio di anfibi abbandonati in un parco a Cerveteri, località in provincia di Roma di cui è originario Alessandro Panella, l’ex caporal maggiore della Folgore arrestato lo scorso agosto con l’accusa di concorso in omicidio volontario per la morte del militare siracusano Emanuele Scieri, avvenuta il 13 agosto del 1999 alla Caserma Gamerra di Pisa. A ritrovare gli stivaletti scuri è stato un telespettatore di Chi l’ha visto? che ieri sera ha poi mandato in onda un servizio.
«Cosa possono provare gli anfibi?», chiedeva il fratello di Panella in un dialogo captato da una microspia mentre i due erano in macchina diretti verso l’interrogatorio davanti al procuratore capo Alessandro Crini, durante il quale l’indagato si è avvalso delle facoltà di non rispondere. «Gli anfibi sequestrati – precisa Panella parlando degli stivali dati in dotazione dalla Folgore – sono quelli nuovi, mai indossati. Quelli vecchi li ho buttati via una settimana fa». La preoccupazione dell’indagato è piuttosto l’ipotesi che «attraverso la riesumazione del cadavere vengano recuperate tracce biologiche della vittima». È in quella stessa che i due fratelli proseguono parlando della morte procurata a Scieri «preso a calci».
«È insolito trovare degli scarponcini da lancio in questo posto, tra l’altro ben tenuti quindi era ovvio – dice il cittadino di fronte alle telecamere del programma di Rai3 – che c’era qualcosa che secondo noi non poteva andare». In un appezzamento di terreno tra erbacce e altri oggetti abbandonati, gli scarponi sono stati trovati «chiusi dentro una busta, probabilmente buttati da un’auto in corsa nel parco di Cerveteri», in una zona in cui si crea una sorta di avvallamento. Non si sa ancora di chi siano questi anfibi che, però, adesso sarebbero nelle mani della polizia di Firenze che li sta facendo esaminare.
Intanto il Comune di Pisa ha deciso di non costituirsi parte civile in un eventuale processo ai responsabili della morte del parà siracusano. La maggioranza di centrodestra ha respinto in consiglio comunale la mozione presentata dal capogruppo di Diritti in Comune, Francesco Auletta, in cui veniva avanzata la richiesta. La mozione riprendeva ampi stralci della relazione della commissione parlamentare che ha portato la procura di Pisa a riaprire le indagini lo scorso settembre. «Il silenzio del sindaco Michele Conti, che non ha partecipato al dibattito ma è entrato in aula solo per votare contro insieme al resto della maggioranza – ha detto Auletta – è uno schiaffo alla città che viene infangata da simili comportamenti e posizioni. Per il centrodestra ha parlato solo la Lega definendo la mozione la solita strumentalizzazione politica della sinistra contro la Folgore». Di «odio contro la Folgore» si era parlato anche durante l’approvazione in Parlamento della relazione finale.
Il tribunale del Riesame aveva confermato gli arresti domiciliari per l’ex caporale della Folgore. Adesso, il giudice per le indagini preliminari Giulio Cesare Cipolletta ha sostituito questa misura con quella dell’obbligo di firma quotidiano nella caserma dei carabinieri di Cerveteri. In un primo momento, la misura degli arresti domiciliari si era resa necessaria tenendo conto della prenotazione di un volo per tornare negli Stati Uniti (al momento dell’arresto Panella aveva la residenza in California dove viveva da molti anni e lavorava come interprete) e della volontà di Panella di rinunciare alla cittadinanza italiana. Il pericolo di fuga adesso è venuto meno anche perché l’indagato, contestualmente alla richiesta di tornare in libertà, ha depositato spontaneamente i due passaporti (italiano e americano).
A 19 anni di distanza dai fatti, insieme a Panella per l’omicidio volontario di Scieri sono indagati anche il 39enne romano Luigi Zabara, autore del libro Coscienza di piombo, e Andrea Antico, 39enne originario di Casarano (in provincia di Lecce) sottoufficiale dell’esercito in servizio presso il reggimento settimo Vega dell’esercito a Rimini e anche consigliere comunale (eletto nel 2016) in una lista civica a Montescudo-Monte Colombo, un piccolo comune in provincia di Rimini.