Il caso dei referti istologici a Trapani, sospeso il direttore generale dell’Asp. Replica: «Agito con impegno»

La Regione Siciliana, attraverso l’assessorato della Salute, ha avviato il procedimento di decadenza del direttore generale dell’Azienda sanitaria provinciale di Trapani, Ferdinando Croce, disponendone nel contempo l’immediata sospensione dalle funzioni per 60 giorni. La decisione, come reso noto dalla Regione attraverso un comunicato stampa, è stata presa a seguito di un’indagine ispettiva che ha evidenziato gravi disservizi legati ai ritardi nell’erogazione delle prestazioni di anatomia patologica, «suscitando grande clamore mediatico – si legge nella nota – e un crescente allarme sociale, oltre a mettere a repentaglio la salute dei cittadini interessati. L’attività ispettiva è stata condotta dal dipartimento per le Attività sanitarie e osservatorio epidemiologico dell’assessorato, che ha prodotto una relazione individuando responsabilità a carico del vertice dell’Asp».

Secondo una relazione firmata dalla dirigente di anatomia patologica dell’Asp di Trapani, al 18 novembre 2024 risultavano oltre 3.000 test non consegnati, sollevando interrogativi sulla reale portata del problema.​ Sui campioni analizzati 206 sono risultati positivi a patologie tumorali, con diagnosi tardive che avrebbero compromesso la tempestività delle cure necessarie.​ La vicenda è emersa pubblicamente grazie alla denuncia di Maria Cristina Gallo, un’insegnante di Mazara del Vallo di 56 anni, che ha atteso otto mesi per ricevere il referto del suo esame istologico, scoprendo nel frattempo di essere affetta da un tumore al quarto stadio .

Sulla base di tale documentazione, il presidente della Regione Renato Schifani, su proposta dell’assessora Daniela Faraoni, ha formalmente comunicato stamattina a Croce l’avvio del procedimento di decadenza e la risoluzione del relativo rapporto di lavoro per gravi responsabilità gestionali. Nelle more della conclusione del procedimento, l’assessorato ha disposto la sospensione del direttore generale per due mesi.

«Non commento, per ora, la decisione del presidente della Regione di avviare il procedimento di decadenza. Compirò ogni valutazione in diritto per la tutela della mia immagine, del mio lavoro, della portata delle mie responsabilità. In queste lunghe settimane ho scelto che – al mio posto – parlassero gli atti per dimostrare, come spero ancora accadrà, che io ho agito per risolvere problemi ereditati. Basta guardare gli atti richiesti dal ministero della Salute nell’ambito di una ispezione ancora in corso per verificare che quando a luglio, per la prima volta, mi sono state rapportate le criticità di refertazione ho adottato tutte le misure a mia disposizione, garantendo nel tempo previsto una refertazione entro 20 giorni al mese di febbraio. Ho anche tempestivamente avvisato l’assessorato regionale della salute, ricevendo silenzi e nessun aiuto fintantoché la vicenda non ha assunto rilevanza mediatica. Di questa vicenda resta intatta l’amarezza per la tutela delle persone, per i pazienti. Alla loro sofferenza, in una provincia difficile sotto il profilo della organizzazione sanitaria e travolta da scandali giudiziari, ho cercato di dare in questi primi mesi di lavoro una iniziale risposta con il costante supporto di tutto il personale aziendale. So di aver agito con coscienza, onestà e impegno. Il resto toccherà accertarlo in tutte le competenti sedi giudiziarie, alle quali valuterò di rivolgermi senza spirito di rivalsa, con l’obiettivo unico di fare emergere la verità».


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