Caso Petrolito, condannato a 30 anni l’ex compagno L’avvocato: «Siamo riusciti a salvarlo dall’ergastolo»

Una
condanna a trent’anni. È questa la sentenza del processo con rito abbreviato condizionato per l’imputato Paolo Cugno, il 28enne di Canicattini Bagni (in provincia di Siracusa) accusato di avere ucciso a coltellate la compagna 20enne Laura Petrolito, durante la notte del 17 marzo 2018 e di avere provato poi a occultarne il cadavere in un pozzo artesiano di contrada Tradituso, zona di campagna a nord del centro abitato. «Lo abbiamo salvato dall’ergastolo», commenta a MeridioNews il suo legale, Giambattista Rizza, che dichiara di non avere assistito alla lettura della sentenza.

Il 28enne resta nel carcere di Cavadonna dove è
sorvegliato a vista. Quasi un anno fa, i sospetti si concentrarono sin da subito su Cugno che, dopo un lungo interrogatorio confessò ma senza pentimento. Ad attenderlo davanti alla caserma di via Vittorio Emanuele, fino a notte fonda, una folla inferocita di compaesani. «Il delitto è avvenuto nell’ambito di un rapporto travagliato – aveva spiegato il procuratore di Siracusa, Francesco Paolo Giordano – contrassegnato da tempo da litigi e da un tasso di gelosia elevato. Potremmo parlare di un caso di violenza progressiva, di una progressione della violenza».

Diverse perizie psichiatriche hanno confermato che Paolo Cugno è capace di intendere e di volere. Il suo difensore, nel corso del procedimento, ha dichiarato che le consulenze «fanno acqua da tutte le parti» ricordando che «i medici che in passato, hanno avuto in cura il mio assistito gli hanno diagnosticato una forma di schizofrenia», sottolineando anche che «nel 2014, il giovane ha  subito un trattamento sanitario obbligatorio che lo ha poi tenuto ricoverato per due settimane, prima di essere indirizzato al servizio di igiene mentale». Per questo, di recente, l’avvocato aveva anche evidenziato la necessità di una tac da fare a Cugno per «accertare possibili disfunzioni cerebrali dopo un vecchio incidente stradale».


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