‘Caso Lampedusa’: i risultati della commissione d’inchiesta della Legacoop

“CENTRO DI ACCOGLIENZA IN CONDIZIONI INVIVIBILI. SERVE CONFRONTO URGENTE CON GOVERNO PER RIVEDERE LE POLITICHE DELL’ACCOGLIENZA”

“Le condizioni strutturali del Centro di accoglienza di Lampedusa sono di una gravità inaudita. Urge aprire un confronto col governo per ripristinare la vivibilità dei luoghi e rivedere le politiche dell’accoglienza a Lampedusa che, per la sua dislocazione geografica, resta un avamposto imprescindibile per le politiche italiane sull’accoglienza dei migranti”. 

E’ il passaggio centrale della relazione redatta dalla Commissione d’inchiesta di Legacoop Sicilia e LegacoopSociali Sicilia che sarà consegnata giovedì alla Presidenza nazionale dell’Associazione e che è frutto della visita conoscitiva al Centro di prima accoglienza effettuata il 3 gennaio scorso.
I componenti della Commissione hanno visitato i locali registrando testimonianze e carenze.
“La visita – si legge nella relazione – ha permesso di verificare personalmente le tante denunce formulate dal gestore Lampedusa Accoglienza alla competente Prefettura sulle condizioni reali del centro e sulla necessità di interventi urgenti. Sia sulla struttura in generale che sui presidi sanitari in particolare, quelle denunce risultano avvalorate da una precarietà che esula da qualsiasi principio minimo di accoglienza”.
“La situazione strutturale di docce, sanitari, posti letto e materassi – interventi che non competono a chi gestisce i servizi dentro la struttura ma a chi ne ha la titolarità – non possono essere considerati degni di un paese civile”.
Secondo la Commissione, “il centro in queste condizioni non può assolutamente assicurare una normale, ma neanche emergenziale, accoglienza. La responsabilità che attribuiamo agli operatori – si legge – è di aver continuato l’attività coprendo le mancanze strutturali che non le competevano, con i mezzi di fortuna che aveva”.
Nel corso della visita, a cui hanno partecipato la responsabile di LegacoopSociali Sicilia, Angela Maria Peruca, il direttore regionale di Legacoop, Pietro Piro e il vicepresidente regionale, Filippo Parrino, sono stati ascoltati anche gli operatori della struttura che hanno ribadito “la precarietà logistica e di mezzi in cui sono stati costretti ad operare anche rispetto al trattamento obbligatorio anti scabbia”, ed alcuni migranti presenti nel giorno in cui sono state girate le immagini del video shock trasmesso dal Tg2.
“Questi migranti – scrive la Commissione – hanno definito il mediatore Beder ripreso nel video ‘un fratello’, dissociandosi dalle immagini girate dall’altro migrante”.
“Sia dal colloquio con i migranti che con gli operatori – prosegue la nota – abbiamo riscontrato la massima professionalità, qualità e umanità nel servizio prestato e la considerazione condivisa che l’episodio al centro del servizio del Tg2 sia stato frutto di superficialità dettate dal contesto e dalla emergenza sanitaria”.
La commissione ha inoltre incontrato il sindaco di Lampedusa, Giusi Nicolini.
“Con il Sindaco ci siamo trovati d’accordo – si legge ancora nella relazione – su molti aspetti: sulla qualità del lavoro degli operatori, gli stessi che nei periodi di ‘normalità’ hanno ricevuto encomi per il loro impegno; sulla necessità di trovare sistemi adeguati per intervenire in caso di emergenza; sulla necessità di una norma di legge sull’accoglienza e sulla integrazione perché non è solo importante chi gestisce il centro, ma soprattutto le regole e le norme che sottintendono alla gestione stessa”.
“Su questo ultimo punto – continua la nota – abbiamo proposto al Sindaco di Lampedusa di far parte della commissione promossa da Legacoop per l’elaborazione di una proposta che riveda gli aspetti normativi e gestionali dell’accoglienza e dell’integrazione e per la formulazione di un codice etico specifico per l’attività di accoglienza migranti, una proposta che deve prevedere anche l’intensificarsi di controlli e monitoraggi e che possa valere per tutti i centri di Accoglienza spesso al centro di problemi legati alla lunga permanenza e non solo”.
Infine, “con il Sindaco Nicolini ci si è trovati d’accordo – si legge ancora nel documento – sulla necessità di instaurare una maggiore integrazione, da parte di chi gestisce un servizio, con la comunità locale e con le altre strutture che sono coinvolte dal momento dell’avvistamento e del recupero in mare dei migranti”.

Nota a margine

Nulla da dire sulla serietà degli amici di Legacoop Sicilia. Giusto il lavoro della Commissione. Ci sono due cose, però, sulle quali non possiamo concordare.
La prima riguarda le immagini, che hanno immortalato fatti realmente accaduti. E che sarebbero continuati ad accadere se queste crude informazioni non avessero fatto il giro del mondo. 
La seconda cosa riguarda la gestione di questi Centri per immigrati: quello di Lampedusa, quello di Mineo e tutti gli altri presenti nel nostro Paese. Questi Centri non possono continuare ad essere gestiti da privati. Per due motivi.

In primo luogo perché non è serio fare ‘utili’ sui migranti.

In secondo luogo, perché la gestione da part dei privati costa troppo e i cittadini italiani – famiglie e imprese – non possono continuare a pagare un sacco di tasse per fare arricchire chi gestisce questi Centri. Anzi – vista la crisi economica del nostro Paese, provocata da una fallimentare Unione europa – sarebbe più che corretto che tutti i costi dell’assistenza ai migranti fossero a carico di Bruxelles. 

Queste strutture vanno affidate a soggetti pubblici o, comunque, a chi non deve realizzare profitti. Costerebbero molto meno e i migranti avrebbero una migliore assistenza.    

 


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