I magistrati Antonino Fanara e Agata Santonocito oggi hanno concluso la loro requisitoria davanti alla giudice per l'udienza preliminare Loredana Pezzino. Rispolverate in aula le accuse di 12 collaboratori di giustizia e gli affari legati al nome dell'editore ed ex direttore del quotidiano La Sicilia
Caso Ciancio, la procura chiede il rinvio a giudizio «Pua? Discusso nel suo studio e non al Comune»
Quasi cinque ore utilizzate per rispolverare tutte le accuse e le prove della presunta colpevolezza di Mario Ciancio Sanfilippo. L’esito finale è quello che tutti si aspettavano: una nuova richiesta di rinvio a giudizio. Finisce così l’ultimo appuntamento del processo, in udienza preliminare davanti alla giudice Loredana Pezzino, a carico dell’editore ed ex direttore del quotidiano La Sicilia, accusato dai magistrati della procura di Catania di avere favorito, pur non essendo ritualmente affiliato, la famiglia di Cosa nostra dei Santapaola-Ercolano. L’imprenditore, per molti anni monopolista nel settore dell’informazione, non era presente in aula mentre i sostituti procuratori, Antonino Fanara e Agata Santonocito, discutevano le prove a suo carico, che sono contenute dentro 47 faldoni. Un lungo elenco fatto di operazioni commerciali, episodi legati alla libertà di stampa e accuse di 12 collaboratori di giustizia. Tra di loro, solo per citarne alcuni, ci sono Alfio Giuffrida, Maurizio Avola e Francesco Di Carlo.
Durante la requisitoria sono stati ripresi i nodi legati al centro commerciale Porte di Catania, quello del villaggio Xirumi per i soldati americani, e il Pua. Quest’ultimo, acronimo del piano urbanistico attuativo, riguarda la creazione di un centro polifunzionale da 300 milioni di euro alla Playa, in una porzione di terreno che per il 30 per cento è di proprietà di Ciancio. L’affare, su cui pesa l’ombra della speculazione edilizia e di Cosa nostra, è finito al centro di una telefonata intercettata nel 2013, svelata in esclusiva da MeridioNews, tra l’editore e l’allora candidato a sindaco Enzo Bianco. Oggi in aula a parlare del mega progetto è stato il pm Fanara che ha spiegato come «del Pua si decideva non al Comune ma negli uffici di Ciancio». Il suo studio in viale Odorico da Pordenone rientra anche a proposito di una chiacchierata del 2008 in cui l’indagato chiedeva l’intercessione dell’ex presidente della Regione Raffaele Lombardo per «ammorbidire ma non in denaro i dirigenti» del Comune di Catania.
Fanara ha anche tracciato la genesi della figura di Renzo Bissoli. L’imprenditore veronese titolare di Stella Polare, società con diverse ombre che si sarebbe dovuta occupare proprio della realizzazione del Pua. L’uomo d’affari avrebbe fatto la sua comparsa nel territorio etneo ancor prima del mega progetto alla Playa. Il pm lo indica infatti come intermediario della Italcantieri, società per azioni che quasi dieci anni fa si sarebbe dovuta occupare della realizzazione del centro commerciale Porte di Catania per conto di Auchan, salvo poi cedere il testimone alla Icom srl.
Il caso Ciancio, dopo la nuova riapertura con l’annullamento con rinvio del proscioglimento da parte della corte di Cassazione, proseguirà a fine febbraio con una nuova udienza. La parola passerà all’avvocato Goffredo D‘Antona, che cura gli interessi dei familiari del commissario di polizia Beppe Montana, e a Dario Pastore, legale dell’Ordine dei giornalisti di Sicilia. Successivamente sarà la volta della difesa dell’editore con gli avvocati Carmelo Peluso e e Francesco Colotti, quest’ultimo sostituto processuale della penalista Giulia Bongiorno. La sentenza è attesa per il mese di marzo.