A depositare la richiesta è stato il magistrato titolare dell'inchiesta nei confronti dei nostri giornalisti Dario De Luca e Luisa Santangelo. Accusati di diffamazione aggravata dai rappresentanti del cereo degli ortofrutticoli dopo l'articolo che ha raccontato della sosta in via Torre del Vescovo
Caso candelora, procura chiede archiviazione «MeridioNews si è limitato a ricostruire i fatti»
«Dalla lettura dell’articolo, si desume che nessuna offesa specifica alla reputazione dell’associazione emerga dal contenuto di quanto è stato stampato in quanto i giornalisti si sono limitati a ricostruire i fatti avvenuti». A metterlo nero su bianco nella richiesta d’archiviazione è Fabio Regolo, il pubblico ministero della procura etnea incaricato di seguire l’indagine che coinvolge i nostri giornalisti Dario De Luca e Luisa Santangelo. Entrambi sono stati querelati con l’accusa di diffamazione aggravata dall’associazione cereo degli ortofrutticoli per aver raccontato la sosta della candelora in via Torre del Vescovo, durante l’ultima festa di Sant’Agata, davanti alla casa del presunto boss del clan Cappello Massimiliano Salvo. Dopo la denuncia e i successivi attestati di solidarietà, adesso la vicenda arriva a una nuova fase.
Nel documento c’è, innanzitutto, un passaggio preliminare: «Non sembra che il querelante, in qualità di tesoriere dell’associazione, abbia la legittimazione a lamentare la presunta lesione dell’immagine della stessa associazione», spiega il procuratore. Nell’articolo incriminato i cronisti «risultano essersi mantenuti aderenti alla verità storica dei fatti», continua il documento. Una constatazione suffragata dagli esiti delle indagini successive alla pubblicazione del nostro articolo. A seguito delle quali è stato dimostrato che «il cereo degli ortofrutticoli ha effettuato una pausa in una zona vicina all’abitazione del pregiudicato […], che fermandosi ha effettuato il noto movimento dell’annacata (forse per provare le corde o forse per altro ma non si potrà mai sapere per come riferito dalle varie persone sentite), che il luogo non è un punto religioso autorizzato per soste ufficiali delle candelore né erano previste soste. Il luogo è invece tristemente famoso perché fino al 2012 vi era una targa sulla quale erano incisi i nomi di nove affiliati al gruppo mafioso dei Cursoti assassinati in un agguato di mafia».
La notizia data da MeridioNews e ripresa da diverse testate locali e nazionali, secondo il magistrato, «riveste oggettivamente un interesse per l’opinione pubblica, essendo un avvenimento pertinente alla vita collettiva quanto meno della comunità catanese, la notizia era necessaria alla formazione della pubblica opinione». I toni utilizzati, scrive Regolo, «non appaiono sproporzionatamente scandalizzati o sdegnati, non vi sono insinuazioni o drammatizzazione della notizia, sembrando, piuttosto, l’esposizione effettuata con lo stile giornalistico e non eccedente lo scopo informativo da conseguire».