Udienza di convalida ad Agrigento e non giudizio con rito direttissimo. Sarebbe questa la direzione verso cui si va nel caso di Carola Rackete, la comandante della nave Sea Watch 3, che la notte scorsa ha forzato i divieti delle autorità italiane, entrando dentro il porto e accostandosi alla banchina. La manovra, effettuata mentre una motovedetta della guardia di finanza ha tentato di frapporsi tra l’imbarcazione dell’ong tedesca e il molo, ha portato la procura di Agrigento ad accusare la giovane tedesca anche di tentato naufragio, oltre che la resistenza a nave da guerra.
Intranto, mentre Rackete è uscita dalla caserma, l’attenzione si sposta verso ciò che decideranno le autorità. Sul fronte penale, tra lunedì e martedì, dovrebbe tenersi l’udienza di convalida del fermo della comandante. Non è ancora chiaro dove resterà in attesa di presentarsi davanti al giudice. Smentita al momento dai legali l’ipotesi di un giudizio per direttissima. La capitana, che già nei giorni scorsi si era detta pronta ad affrontare la giustizia italiane pur di riuscire a portare a terra i migranti costretti a restare in mare aperto per oltre due settimane, da poco è uscita dalla caserma. «Le ragioni umanitarie non possono giustificare atti di inammissibile violenza nei confronti di chi in divisa lavora in mare per la sicurezza di tutti», è stato il commento del capo della procura Luigi Patronaggio.
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A essere interessata dalla vicenda, per la prima volta non solo per la gestione dello sbarco e la collocazione dei migranti nelle strutture d’accoglienza, è anche la prefettura. L’ente territoriale del governo, che ad Agrigento è gudato da Dario Caputo, stando a quanto previsto dal decreto Sicurezza bis da poco entrato in vigore, ha la possibilità di avviare un’azione amministrativa nei confronti del comandante, dell’armatore e del proprietario della nave. La sanzione va dai 10mila ai 50mila euro. «Attendo la relata di notifica del provvedimento della guardia di finanza. Valuterò non appena avrò il provvedimento», ha commentato Caputo.
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