L'esploratore torinese è intervenuto al circolo Arci di via De Spuches per raccontare la sua esperienza in tre diversi continenti e per presentare i suoi libri. «Attraversare i paesi ti fa accorgere di come i paesaggi e le persone cambino gradualmente»
Carlo Taglia il vagamondo al Pyc di Palermo «Il mio viaggio intorno al mondo senza aerei»
I cancelli del Pyc di Palermo si sono aperti per accogliere Carlo Taglia, torinese di trent’anni, arrivato nel capoluogo siciliano per presentare i suoi due libri, Vagamondo e La fabbrica del viaggio. Nel primo, l’autore racconta il suo viaggio senza aerei intorno al mondo, tra tre continenti – Asia, America Latina ed Europa – durante i quali ha visitato diverse nazioni: partito dal Nepal, ha raggiunto l’India. Poi Sri Lanka, Malesia, Tailandia, Laos, Vietnam, Cambogia, Cina e Corea del Sud. Da qui l’imbarco su una nave mercantile per l’America Latina, direzione Colombia, da dove ha ricominciato la sua esplorazione attraversando Ecuador, Perù, Bolivia, Cile, Argentina e Brasile. Infine l’Europa, raggiunta sempre a bordo di una nave mercantile che ha atrraccato sulle costa spagnola. Carlo a questo si è diretto in Francia, Belgio, Germania, Plonia, Ucraina e Russia, completando l’itinerario che aveva programmato.
Un anno e mezzo in viaggio, 530 giorni diversi, ognuno dei quali trascorsi a risolvere ogni sorta di problema: dal mezzo con il quale spostarsi al lavoro saltuario da trovare per procurarsi il denaro con cui mantenersi. «Ho viaggiato sulle navi mercantile, sui treni, sui pullman, ho lavorato sulle barche di privati, ho fatto l’autospot e ho camminato tanto a piedi – racconta Carlo Taglia a Meridionews. «Durante la mia esperienza ho anche fatto trekking per due settimane, sia sull’Himalaya che sulle Ande».
Ma quali sono i motivi che hanno spinto il giovane torinese a intraprendere questo percorso? «In passato – ricorda Taglia – avevo già viaggiato, ma volevo fare un’esperienza diretta col mondo, più difficile, che mi permettesse di passare per zone non turistiche, frontiere poco esplorate. Per questo motivo ho deciso di non prendere nessun aereo. Da terra vedi realtà che dal cielo sono invisibili. Puoi notare come i paesi cambino lentamente mentre li stai attraversando, cambiano i paesaggi, le culture variano gradualmente. Un approccio al viaggio romantico, come si faceva una volta».
Esperienze che segnano, momenti belli e momenti brutti. Tutti indelebili: «Una delle imprese delle quali vado orgoglioso – racconta Taglia – è la scalata di un vulcano di seimila metri in Perù. Siamo partiti in cinque e sono arrivato da solo in cima. Gli altri si sono sentiti male, hanno sofferto la montagna, ma io ho deciso di procedere comunque. Dopo due giorni di camminata, dai tremila ai seimila metri, senza dormire e mangiare – perchè a una certa quota ti si chiude lo stomaco – la gioia di arrivare in cima è stata indescrivibile». Ma ci sono stati anche momenti traumatici: «La malaria in Laos», ricorda. «Avevo la febbre a quaranta, ero da solo e sono dovuto andare in un ospedale gestito non troppo bene, dove c’erano condizioni igieniche precarie. Durante il viaggio ci sono stati anche tentativi di truffa e di rapina. Cose che possono succedere, bisogna stare attenti».
Taglia racconta il suo viaggio nel suo primo libro, Vagamondo, mentre il secondo volume, La fabbrica del viaggio, è, come dice lo stesso autore, «una guida per i viaggiatori in solitaria, rivolta a chi vuole viaggiare via terra, per chi si vuole avvicinare a questo stile di vita. Dei consigli su come trovare lavoro in giro per il mondo o come affrontare psicologicamente alcune situazioni stressanti». Un manuale per tutti i vagamondi che vogliono seguire l’esempio di Carlo.