Dopo il caso sui fondi, Carlo Auteri va in scena al Consiglio comunale di Sortino: tra complotti, Santa inquisizione e richieste di dimissioni

«Dimissioni subito»: destinatario del messaggio Carlo Auteri. Non nelle vesti di deputato regionale, bensì in quelle di consigliere comunale a Sortino. Comune di residenza dell’esponente di Fratelli d’Italia, che ormai da diversi giorni – insieme alla cittadina sui monti Iblei – è finito sotto i riflettori di giornali e procure per la gestione dei fondi regionali destinati ad associazioni e realtà riconducibili alla mamma e alla moglie. Auteri, oltre a sedere tra gli scranni di palazzo dei Normanni, siede infatti tra le fila della maggioranza nel piccolo Comune in provincia di Siracusa. Nel 2021 cercò pure di diventare sindaco della cittadina famosa in Sicilia per il miele e per il pizzolo, ma la sua corsa si arenò, finendo dietro gli altri due candidati: Nuccio Giaccotto e l’attuale primo cittadino, Vincenzo Parlato. Già il 13 novembre scorso la minoranza rappresentata dal gruppo Sortino Spazio Comune aveva invocato le dimissioni di Auteri. Un concetto ribadito anche nell’ultimo consiglio comunale, dove i toni sono stati tutt’altro che distesi, tra insulti velati e teorie complottiste. C’è chi ha etichettato i toni di una collega d’aula come quelli di «una predicatrice televisiva» e chi, come Auteri, riferendosi alla vicenda che lo riguarda ha parlato di «un progetto politico molto più ampio, una faida molto più alta, che mi vede protagonista in questo inizio».

Durante il suo intervento in Consiglio Auteri ha fatto riferimento anche alle parole registrate dal deputato Ismaele La Vardera. Affermazioni e minacce che La Vardera ha registrato e poi reso pubbliche durante la trasmissione Piazzapulita, su La7, al termine di un servizio sulla gestione dei fondi regionali per la cultura e il turismo finiti a realtà intestate a familiari e persone vicine al deputato. In seguito Auteri si è autosospeso da Fratelli d’Italia, è passato al gruppo Misto e si è dimesso dalla commissione Cultura all’Assemblea regionale siciliana (Ars). Le sue parole sono state censurate da diversi esponenti politici, compreso il presidente dell’Ars, Gaetano Galvagno, anche lui rappresentante del partito di Giorgia Meloni. «Sono state parole brutte – ammette Auteri in Consiglio – che ho già condannato e per le quali ho chiesto scusa». Auteri ha fatto riferimento ancora una volta agli insulti che avrebbe subito la sua famiglia, aggiungendo che «purtroppo siamo uomini, fatti di carne, e quando c’è stanchezza e pressing con uno scontro feroce in Aula…». La vicenda sulla registrazione però non è chiusa qui: «La Vardera ha usato il registratore all’Ars, che è vietato dalla legge – dice – Si tratta di un atto illegale che poi andremo a verificare».

Auteri si è detto anche contento dei fascicoli aperti dai magistrati sulla gestione dei fondi. Al momento indagano due procure, quella di Siracusa e quella di Palermo, nonché la Corte dei conti. «Si appurerà che c’è la massima regolarità degli atti», spiega Auteri, che bolla la vicenda come «un’azione selvaggia e mediatica, con il massimo sciacallaggio, di cui però non posso parlare in questa aula. C’è un progetto politico molto più ampio, con una faida molto più alta che ha visto me come protagonista in questo inizio. Dire che ho dato 800mila euro alla mia famiglia è da delinquenti e da sciacalli: io dal 2019 a gennaio 2023 non sono stato deputato».

Alle parole del deputato di destra ha replicato la consigliera di minoranza Francesca Silluzio, del gruppo Sortino Spazio Comune. «Vergognoso che la maggioranza dei nostri rappresentati politici non abbia condannato le parole del consigliere Auteri – dice Silluzio durante il suo intervento – In un momento in cui la cittadinanza ha visto infangare il nome del proprio paese ci si sarebbe aspettati una condanna di ogni forma di violenza, anche verbale, con prese di distanza nei confronti di atteggiamenti intimidatori». Stando alla ricostruzione della consigliera, già in passato il gruppo di minoranza avrebbe fatto notare i toni utilizzati da Auteri, «parlando di una modalità malsana e prepotente di relazionarsi con l’altro anche nel confronto politico». Per chiudere, da parte di Silluzio un appello ai rappresentanti della maggioranza di Sortino: «Le persone non vi hanno votato per stare in silenzio ed essere ubbidienti».

Dopo è toccato alla capogruppo della maggioranza, Pia Parlato, che era già intervenuta in apertura del dibattito. Parlato è tornata a replicare sottolineando di non avere una pagina Facebook legata alla propria sigla politica, «per non farsi tentare da comunicazioni di pancia e violente, mettendo gli altri alla gogna mediatica» un po’ come la tradizione dell’Inquisizione spagnola. «‘Sta cosa… non vi po’ paci (non riuscite ad accettarla, ndr) – conclude – perché non avete snaturato la nostra maggioranza».


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