A Palermo arriva un progetto sullo studio del carcinoma orale supportato dall’intelligenza artificiale. Diversi i professionisti che sono coinvolti in questa iniziativa, dal titolo OCAX – Oral CAncer eXplained by DL-enhanced case-based classification, guidata dalla professoressa Olga Di Fede. Quest’ultima, associata del dipartimento di Discipline chirurgiche oncologiche e stomatologiche dell’Università degli Studi di Palermo, racconta a MeridioNews di due metodologie differenti che vengono messe a confronto. «L’intelligenza artificiale, uno strumento a supporto del medico. La patologia del carcinoma orale – spiega Di Fede – è tra le sei più frequenti in campo oncologico a livello mondiale». Nonostante la scienza sia in continua evoluzione, c’è ancora molta strada da fare e, in effetti, proprio il carcinoma orale viene diagnosticato in una fase avanzata della malattia compromettendo di gran lunga il benessere del paziente».
La fascia di età più colpita è il target va dai 50 anni in su ma «c’è anche una subcategoria chiusa tra i 40 e i 50 anni che si sta manifestando nell’ultimo decennio», aggiunge la professoressa. Il focus dello studio è anche questo: è stato anticipato il range che prima vedeva pazienti più adulti e adesso ci sono sempre più giovani e senza fattori di rischio. L’obiettivo centrale del progetto consiste nell’anticipare i tempi di riconoscimento delle lesioni. «Non sono subito cellule cancro – precisa Di Fede – lo diventano nel tempo passando da cellula normale a maligna con tempi variabili a seconda dei singoli casi. L’intelligenza artificiale potrebbe aiutarci a superare questi ritardi nelle diagnosi», secondo il parere dell’esperta. L’idea è quella di supportare il medico di medicina generale o l’odontoiatra evidenziando con anticipo le lesioni: prime figure che hanno un impatto col cavo orale durante la visita. Il lavoro consiste nella «creazione di algoritmi che danno meno errori possibili», spiega. Tra i fattori di rischio certi alla base del carcinoma orale ci sono il fumo di sigarette e grosse quantità di alcol, che vanno ben oltre il bicchiere di vino a ogni pasto.
«Ancora non ci sono dati certi sulle nuove generazioni – dichiara Di Fede – Però, sappiamo che ci sono tanti soggetti che fumano e non hanno il cancro, viceversa, c’è chi ha il cancro senza essere fumatore». Le prossime tappe consistono nell’uso di immagini rilevate dallo scanner orale (la nuova tecnologia) che verranno analizzate tramite una squadra di ingegneri che supporterà i medici nel lavoro. Un percorso tutto in divenire la cui novità consiste nel fatto che nessuno si è ancora avvalso dell‘intelligenza artificiale in questo contesto, che deve dare un quid in più al medico per essere utile. «Sono onorata non solo di questo primo traguardo – conclude Di Fede – ma anche dell’opportunità di potere lavorare in un contesto accademico come il nostro, dove, seppur con tanta fatica, mi pregio di avere accanto una squadra entusiasta. Dottorandi compresi che sono il motore di progetti come questi».
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