La casa di reclusione ospita circa 100 detenuti mentre le unità di personale - tra titolari e distaccati da altri istituti - sono solo 35. Risultato? Carichi di lavoro insostenibili e condizioni drammatiche per agenti e carcerati, tra suicidi e malori
Carcere di Giarre: «Situazione esplosiva»
È sempre più critica la situazione scaturita dalla carenza di personale nella Casa Circondariale di Giarre. Anche quest’anno si ripropone il problema dell’impossibilità da parte degli agenti di usufruire dei congedi ordinari e dei riposi, con le conseguenze fisiche e psicologiche che questo comporta. Dopo la denuncia del sindacato Osapp (Organizazione sindacale autonoma polizia penitenziaria), anche Armando Algozzino, segretario generale della UIL PA penitenziari, è tornato nei giorni scorsi a segnalare la grave situazione in una nota indirizzata al Provveditore regionale Amministrazione penitenziaria e al DAP (Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria) in cui chiede “l’incremento di almeno dieci unità per garantire la sicurezza dell’istituto e i diritti del personale che vi opera”.
Aperto nel 1993, il carcere di Giarre è destinato ad un massimo di 100 detenuti a custodia attenuata per un organico di polizia penitenziaria di 75 unità. Oggi nell’Istituto sono presenti circa 100 detenuti di cui solo 22, quasi il 25 %, sono a custodia attenuata, 26 extracomunitari e 50 a media sicurezza. L’organico è insufficiente: sono solo 20 gli agenti titolari e 14 sono distaccati da altri istituti, per un totale di 35 unità compreso il Comandante di reparto. Il personale pertanto non può coprire i turni necessari a garantire tutti i servizi e la sicurezza della casa di detenzione.
A oggi quasi tutti gli agenti devono ancora godere del congedo ordinario 2010, fruizione che dovrebbe essere completata entro il 30 giugno dell’anno in corso. E nonostante i posti di servizio siano stati ridotti al minimo, come durante il periodo estivo per poter far fruire al personale il congedo estivo, la situazione rimane drammatica. Nel servizio pomeridiano di sei ore vengono impegnate tre unità che svolgono due ore di servizio ciascuna, costringendo i poliziotti penitenziari ad allungare di due ore il proprio turno di servizio anticipando il turno serale o prolungando quello mattutino o a volte a recarsi in Istituto per due ore di lavoro, e nel servizio notturno sono impegnate al massimo tre unità.
Già nel 2009 Algozzino aveva sollevato la questione inviando una nota nazionale in cui evidenziava quanto emerso durante l’ispezione svolta nel giugno 2009. Nella nota si denunciavano le difficoltà oggettive ed operative dovute alla carenza di organico e le cattive condizioni della struttura: muri pericolanti, infiltrazioni d’acqua, impianto di climatizzazione guasto, assenza del sistema di allarme e parziale funzionamento di quello di videosorveglianza (tre monitor funzionanti su dieci). Già all’epoca, Algozzino evidenziava l’impossibilità del personale di programmare la propria vita con la famiglia per la continua incertezza dei servizi. La vertenza è stata anche supportata dal Senatore Fleres, garante dei detenuti, che ha presentato una interpellanza parlamentare, anch’essa rimasta però senza risposta.
«L’unico che ogni tanto ha cercato di mandare qualche unità – infatti ce ne sono 14 distaccate da altri istituti – è il Provveditore. L’Amministrazione centrale, nonostante anche l’interpellanza parlamentare del Senatore Fleres, non ha mai inviato unità attraverso l’interpello nazionale», dice il segretario nazionale della UIL PA.
Come in molte carceri italiane, la situazione è difficile: lo scorso giugno un detenuto si è impiccato nella sua cella e diversi tentativi di suicidio o di autolesionismo da parte di altri carcerati sono stati sventati dagli agenti. Il personale, inoltre, a dicembre ha bloccato un detenuto che, con l’aiuto di un famigliare, stava cercando di introdurre della droga nell’istituto.
Preoccupano le possibili conseguenze della pressione psicologica alla quale sono sottoposti gli agenti del carcere giarrese: «Il personale sta avendo crisi psicologiche e fisiche. Temiamo che a causa dello stress si possa verificare qualche brutto evento come già accaduto in passato», dice il sindacalista.
Qualche anno fa, infatti, a causa dello stress un poliziotto penitenziario si è suicidato nella sala regia della Casa Circondariale, recentemente un altro è morto per infarto e solo qualche giorno fa, il 9 marzo, un agente è svenuto durante il servizio.
La UIL PA penitenziari annuncia diverse azioni nelle quali si occuperà anche di problematiche di altri istituti della provincia. Nel frattempo Algozzino non nasconde la preoccupazione che le sue richieste possano rimanere inascoltate: «Ovviamente aspettiamo i tempi necessari perché l’Amministrazione possa rispondere e risolvere la situazione. Purtroppo l’invio di poche unità di polizia non è sufficiente a risolvere la carenza di organico della Casa Circondariale di Giarre. Sono molto preoccupato perché se l’Amministrazione sino ad ora non ha dato ascolto ai sindacati né al Senatore Fleres, garante dei diritti dei detenuti, a chi darà ascolto?».