L'obiettivo degli inquirenti è accertare se il boom di contagi registrato nel paesino del Messinese - poi diventato la prima zona rossa in Sicilia del 2021 - sia stato causato dall'evento organizzato in un locale di Nicosia, in provincia di Enna
Capizzi, ipotesi di epidemia colposa dopo la festa natalizia Perquisizioni nelle case. Sequestrati cellulari e computer
I militari della guardia di finanza di Nicosia hanno eseguito una serie di perquisizioni delegate dall’autorità giudiziaria nell’ambito di un’indagine penale in corso sul focolaio di contagi da Covid-19 registrato tra i cittadini del Comune di Capizzi, in provincia di Messina. Al centro dell’inchiesta, avviata dalla procura di Enna, c’è una festa a ridosso delle festività natalizie in un locale di Nicosia (Enna), con la partecipazione di un cospicuo numero di invitati, in prevalenza giovani, tutti provenienti dal paese messinese.
Le perquisizioni domiciliari sono avvenute con il supporto di personale specializzato dell’azienda sanitaria provinciale di Enna – distretto di Nicosia che, per garantire le condizioni di sicurezza per gli operanti, ha assistito i finanzieri nelle procedure di vestizione e ha curato l’iter di sanificazione di tutto il materiale sottoposto a sequestro, tra cui diversi smartphone e apparati informatici.
L’obbiettivo degli inquirenti è quello di accertare se il boom di contagi registrato nella piccola cittadina messinese – poi diventata la prima zona rossa in Sicilia del 2021 – e nei comuni limitrofi, sia stato causato da comportamenti illeciti che, in violazione delle norme per contenere la diffusione della pandemia in atto, hanno determinato un’esponenziale e improvvisa crescita dei contagi tra gli abitanti della zona. Allo stato, il reato ipotizzato è quello di epidemia colposa.