Nel corso della prima udienza dibattimentale, l'amministrazione comunale ha comunicato la propria volontà. Ma la struttura di San Giovanni Galermo è controllata dalla società Il rifugio di Concetta srls, gestita dal padre di una delle cinque persone rinviate a giudizio a dicembre
Canile Nova entra, Comune si costituisce parte civile Ma la struttura rimane gestita dal padre dell’imputato
Il processo sul presunto «canile degli orrori» gestito dall’associazione Nova entra si apre con un rinvio. Dopo una contorta parabola giudiziaria che ha portato via oltre quattro anni, la prima udienza dibattimentale è durata pochissimo: più o meno, il tempo di permettere al Comune di Catania di esprimere la propria volontà di costituirsi parte civile. Poi il rinvio, per difetto di notifica. La vicenda emerge nel 2013, da un’indagine congiunta dei Nas, dei carabinieri e di una task force del ministero della Sanità: prendendo spunto dalle segnalazioni di associazioni animaliste che non riuscivano a entrare nella struttura di San Giovanni Galermo, le forze dell’ordine accatastano materiale d’indagine che porterà, nel 2014, al sequestro del canile di via Villa Flaminia 68. Al suo interno, secondo le forze dell’ordine, gli animali erano tenuti «in spazi angusti e in stato di denutrizione».
La lunga vicenda giudiziaria, dopo una richiesta di archiviazione respinta e un’imputazione coatta, trova un primo punto fermo nel dicembre 2017: vengono rinviati a giudizio il gestore dell’associazione Nova entra, il veterinario Mario Bongiorno, e con lui Rosario Puglisi (ex dirigente comunale all’Ecologia), Gaetano Bonanno (ex funzionario comunale dell’ufficio antiabusivismo) e i veterinari dell’Asp Salvatore Rubino e Carmelo Magrì. Stralciata, anche qui per un difetto di notifica, la posizione del veterinario Antonio Seminara. Sono tutti accusati di associazione a delinquere, Bongiorno anche di maltrattamento di animali.
In una delle prime relazioni tecniche, i carabinieri scrivevano che «la struttura era una sorta di labirinto», che «nei recinti non vi erano ripari adeguati», che il cibo era «insufficiente, secco e frammisto agli escrementi». E ancora che «quasi tutti i cani sono paurosi e poco socializzati al canile, e presentano movimento di circolo (girano su sé stessi) nonché tremori intensi e atteggiamenti di forte paura». Accuse che nei giorni seguenti al sequestro avevano fatto parlare addirittura di canile lager. Dalle quali Bongiorno si difende dal 2014. «I cani venivano portati nella fase terminale delle loro terapie, questo non significa che li ho maltrattati», aveva dichiarato il medico veterinario all’indomani del dissequestro, quattro anni fa.
Come già accennato, è notizia di oggi la volontà del Comune di costituirsi parte civile del processo. «Ci è sembrato giusto – ha dichiarato Enzo Bianco in un comunicato – dare una indicazione netta contro questi comportamenti illeciti che hanno colpito le nostre coscienze per come erano mantenuti gli animali». È paradossale, però, che Nova entra, seppur in altre vesti, continui a lavorare per l’amministrazione. Lo scorso maggio, infatti, MeridioNews ha avuto gioco facile nel dimostrare che la società Il rifugio di Concetta srls, che oggi gestisce la struttura di San Giovanni Galermo, è una sorta di spin off dell’associazione di Bongiorno, dove tra l’altro lavorano il padre e la figlia. «Un’associazione ha una serie di limiti, mentre con una società possiamo fare ricorso ai prestiti bancari», aveva confermato lo stesso veterinario imputato.
Nei mesi scorsi, nonostante l’avanzamento dell’inchiesta, l’amministrazione comunale ha prolungato più volte il rapporto che lo lega alle società che si occupano di randagismo e tutela degli animali. Compreso Il rifugio di Concetta srls. Con atti del dirigente di settore, il servizio è stato prorogato una prima volta fino al marzo 2017, poi fino al maggio seguente, poi ancora fino al 31 dicembre, infine confermato fino al 15 febbraio 2018. In altre parole, palazzo degli Elefanti si costituisce parte civile nel processo a Bongiorno, ma continua a versare denaro pubblico nelle casse di una società del padre. Che per altro, nello scorso maggio, ha già avuto nuovi problemi. Dopo un sopralluogo, la questura scriveva infatti che i 517 cani che ci vivono sarebbero stati esposti a «significative criticità per ciò che riguarda il trattamento e il benessere degli animali, molti dei quali ricoverati per le necessarie cure mediche» e a «carenze igienico-sanitarie». Contestazioni riassunte in una denuncia per abbandono di animali.
«Se gestiscono il canile vuol dire che hanno vinto una gara, la legge dice questo, non lo scegliamo noi», commenta l’assessore all’Ecologia Rosario D’Agata. «Stiamo lavorando – aggiunge – per arrivare in tempi brevi al nuovo bando complessivo per affidare il servizio. Fino ad allora – conclude – dovremo continuare con il regime delle proroghe».