Una foto della convention di Forza Italia al teatro Politeama di Palermo. In primo piano il presidente della Regione Renato Schifani e dietro di lui l’ex grillino Giancarlo Cancelleri. I volti di entrambi sono cerchiati in rosso. Questo lo scatto utilizzato da Alessandro Di Battista per commentare, attraverso un post sulla propria pagina Facebook, l’approdo di Cancelleri nel partito azzurro fondato da Silvio Berlusconi e Marcello Dell’Utri. Sembrano passati secoli dalla traversata a nuoto dello Stretto di Messina di Beppe Grillo e dalla candidatura di Cancelleri a presidente della Regione per il Movimento 5 stelle.
«Ricordo gli attacchi di Cancelleri nei miei confronti quando lasciai il Movimento per quell’ignobile sostegno al governo Draghi. Governo che, tra l’altro, permise a Cancelleri stesso di incassare qualche stipendiuccio in più come sottosegretario alle infrastrutture (piazzato da Di Maio che l’altro giorno se ne stava pacioso in una tavola rotonda a mangiare accanto ad Angelino Alfano)», scrive Di Battista. «Ricordo interviste piuttosto meschine da parte sua colme di livore (mi chiamava DisFattista perchè non volevo l’alleanza con il Pd e rimproveri pubblici. Magari sperava che attaccare me ed inumidire le natiche draghiane gli avrebbe garantito qualche posto al sole».
«Ricordo quando Cancelleri mi definiva un nostalgico, uno che non capisce la complessità della politica, uno rimasto ai tempi di Casaleggio, uno incapace di evolversi. Ebbene in queste ore Cancelleri (che ha abbandonato il Movimento non per ragioni politiche ma solo perché non gli hanno permesso di candidarsi ancora una volta) sta partecipando alla convention di Forza Italia a Palermo. È forse questa l’evoluzione che non sono riuscito a comprendere? Guardate. Cancelleri è seduto dietro Schifani. Ricordo quello che diceva sia pubblicamente che privatamente di Schifani stesso», continua.
«Che parabola indegna. Io mi vergognerei come un ladro al suo posto. Ma evidentemente c’è chi la vergogna proprio non la conosce come ormai non conosce la vita al di fuori dei palazzi. Gente che ha perso la testa al primo onorevole ascoltato. Gente che ha perso il contatto con la realtà alla prima tartina offerta. Che preferisce la promessa di una poltrona alla dignità personale e che ora è costretta pure a ridere alle battute di Schifani per tentare di accreditarsi un po’. A Roma abbiamo un detto: “Al culo che non ha mai visto camicia er canavaccio je pare seta”».
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