Due mesi e una settimana: tanto è durata la presidenza dell’avvocato Vincenzo Drago. Arrivato alla guida dell’Acireale Calcio lo scorso primo dicembre con tanti buoni propositi e la volontà di salvare la squadra granata dalla crisi societaria, poi ufficialmente dimessosi l’8 febbraio, adducendo come motivazione una «mancanza di trasparenza da attribuire solo alle forze politiche locali». L’idillio dunque è durato poco e, ad andare deluse sono ancora una volta le aspettative di una piazza assetata di sport ad alti livelli che ha appena visto sfumare l’ennesima prospettiva di rilancio di un club calcistico dal passato glorioso e dal presente quanto mai incerto.
Vincenzo Drago, avvocato catanese esperto in diritto bancario e commerciale e già presidente della Federazione italiana Wushu Kung Fu, era arrivato alla guida dell’Acireale Calcio al culmine di un periodo travagliato, cominciato la scorsa primavera con le dimissioni del presidente Nicola D’Amico, proseguite poi con l’interregno del gruppo messinese guidato da Natale Stracuzzi e con la successiva entrata in scena, nel settembre 2017, dell’imprenditore catanese Rino Pulvirenti: a novembre, però, Pulvirenti si fa da parte e si assiste all’ennesimo riassetto societario, che vede il rientro di Stracuzzi e la nomina di Vincenzo Drago come presidente. L’entusiasmo, con la squadra nelle zone alte della classifica, è tanto e il nuovo massimo dirigente lancia messaggi entusiasti: «Metterò in campo tutte le mie energie – ha precisato nella sua prima dichiarazione – così come sono certo che faranno le persone che insieme a me credono in questo progetto di risanamento: soci, dirigenti, sindaco, giocatori e soprattutto voi tifosi».
I buoni propositi iniziali, purtroppo, scemano di pari passo con le problematiche interne alla società e a causa delle crescenti incomprensioni col mondo della politica. A gennaio Stracuzzi fa un passo indietro e Drago, vistosi senza più margini di manovra, ha ufficializzato le sue dimissioni la scorsa settimana. Le dichiarazioni contenute nel comunicato stampa sono un forte atto d’accusa nei confronti del sindaco di Acireale, Roberto Barbagallo: «La mancanza di trasparenza è da attribuire solo alle forze politiche locali – specifica Drago – che prima che mi insediassi promisero a tifosi e giocatori sponsorizzazioni per 120mila euro, rassicurandoli sulla salvezza del club». «Era il periodo della campagna elettorale delle ultime elezioni regionali – ricorda l’ex presidente granata – e di quelle sponsorizzazioni sono arrivati poco più di 15mila euro, compresi quattromila messi di tasca dallo stesso Barbagallo, in mancanza d’altro».
Il primo cittadino acese è stato altrettanto duro nei confronti dell’ormai ex presidente, mettendo sotto accusa il modus operandi di Drago nei suoi due mesi alla guida del club etneo: «L’intento delle forze politiche, dei cittadini e dei tifosi è unico e uno solo. Avere una società sana, trasparente e che rappresenti il buon nome della città. Evidentemente – sottolinea Barbagallo in un comunicato – gli intenti del presidente Drago erano altri. Sappiamo solo che ogni qualvolta l’assemblea dei soci stabiliva un percorso da seguire, questo veniva bruscamente interrotto dopo poche ore da atti amministrativi che continuavano ad appesantire la gestione della società».
Il sindaco rincara poi la dose: «Dall’arrivo del presidente Drago, certamente non voluto e non richiesto dalla politica, sono mancati atti chiari e trasparenti. Andiamo avanti – prosegue Barbagallo – perché si deve salvare la categoria e occorre, soprattutto, trovare la stabilità societaria per il futuro. Acireale merita persone che amino il calcio, che abbiano progetti seri e rispettino questa città». Domani intanto la squadra, sesta in Serie D, scende in campo nel derby di campionato col Messina: tutti, però, sembrano concentrati su ciò che avviene fuori dal campo. Sarà lì a decidersi il futuro della società.
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