Calcio, il Catania batte il Messina nel derby Stadio deserto. Primo successo di Moriero

Il Catania vince per 2-1 il derby col Messina e fa tre passi avanti verso la salvezza. I giallorossi mancano l’occasione per rilanciarsi nelle zone nobili della classifica. La gara ha offerto poco oltre ai tre gol: uno nel primo tempo e due nel secondo. Scarso il numero di paganti assiepati al Massimino, nonostante gli sconti sui biglietti. A fine partita grande esultanza in campo dei calciatori rossazzurri, che non vincevano da sette turni. Il silenzio stampa indetto dal club etneo è rotto da Francesco Moriero, che festeggia la sua prima vittoria sulla panchina della squadra etnea.

Il fischio d’inizio dell’arbitro Piccinini dà l’avvio al cronometro ma non alla partita: non un tiro in porta fino al rigore procurato e segnato da Calil. Per tutto il primo tempo il pallone, spostato dal cerchio di centrocampo, gironzola un po’ di qua e un po’ di là per il rettangolo verde. Lo scalciano a volte i giocatori in maglia rossazzurra e certe altre quelli in maglia bianca. Senza però che né gli uni né gli altri diano l’impressione che ad animare i movimenti della sfera ci sia la logica di un gioco o qualcosa da vincere.

Al 37esimo l’ingenuità di un difensore del Messina, che trascina a terra Calil su uno spiovente in area, vale il vantaggio del Catania. Dagli undici metri si presenta e segna lo stesso attaccante brasiliano, che rompe una lunghissima astinenza dal gol. L’intera panchina rossazzurra esulta, l’allenatore Moriero no. Il pubblico invece in parte applaude e in parte fischia come fatto in precedenza durante la lettura in filodiffusione degli schieramenti e il successivo ingresso in campo delle squadre.

Il clima derby manca in campo come sugli spalti, spopolati: circa tremila i presenti. I gruppi organizzati della curva Nord hanno deciso di disertare, al loro posto lasciano uno striscione: «Questa curva non si svende». Si tratta di un riferimento polemico verso il club e la scelta di stracciare i prezzi dei biglietti per portare pubblico allo stadio. In curva Sud i tifosi organizzati entrano, ma lasciano la tribuna vuota. Assenti anche i sostenitori del Messina, ma per disposizioni di ordine pubblico.

Due fischi dell’arbitro avvertono che il primo tempo, dopo 45 minuti fatti di un gol e poco più di nulla, è finito. La ripresa inizia con un tiro in porta e una sostituzione di un giocatore del Messina. A cercare il gol è Tavares, ma Liverani intercetta la sfera. A essere chiamato fuori dal campo è Biondo, al suo posto entra Padulano. Al 15esimo Castiglia manca il tocco su misura per il raddoppio, solo di fronte al portiere Berardi. Occasione mancata pagata a caro prezzo. Quattro minuti dopo il Messina pareggia.

Su cross dalla destra la difesa del Catania si fa trovare impreparata sia nella lettura della traiettoria del pallone sia nell’intercettare l’inserimento di Gustavo. Di testa, nonostante l’altezza non appaia tra i suoi punti forti, il giocatore del Messina segna. Cambiato il punteggio non cambiano né ritmo né agonismo della partita. Ma il Catania, a dieci minuti dalla fine, riesce a rimediare. Russotto raccoglie un lancio dalla difesa, si invola verso l’area e da sinistra conclude in diagonale segnando il 2-1.

La panchina rossazzurra scatta in piedi e corre fino alla tribuna opposta per festeggiare il compagno. Come a volere rispondere all’esultanza, simile, messa in scena dai colleghi del Messina in occasione del pareggio. Nel corso dei quattro minuti di recupero saltano i nervi al calciatore del Messina Inout, che si fa espellere dall’arbitro per un fallo commesso a centrocampo. Moriero sostituisce subito dopo Calil con Ferrario: un difensore al posto di un attaccante, per passare alla difesa a cinque uomini.

Il risultato regge fino al triplice fischio. Coi tre punti in tasca esplode la gioia dei rossazzurri in campo. Insieme a Moriero i giocatori si riuniscono in un capannello rotondo: urlano e saltellano in tondo. Ma solo parte del pubblico catanese partecipa, applaudendo e facendo partire il primo coro che ricorda l’atmosfera del derby: «chi non salta è messinese». Un salto, in avanti, il Catania lo fa anche in classifica: adesso è quintultimo alla pari col Monopoli, sul confine tra salvezza e playout.

Nonostante al termine della sconfitta di Agrigento il club avesse indetto il silenzio fino al termine della stagione, Moriero ha il permesso di parlare con la stampa della sua prima vittoria sulla panchina del Catania: «Non abbiamo espresso un grande gioco, per merito della consistenza del Messina, ma contava vincere». E il Catania ha vinto, nonostante la sofferenza: «Sul pareggio ho visto i fantasmi, abbiamo sofferto ma siamo stati bravi e fortunati a ritrovare la vittoria con carattere e sudore».

Il collega Raffale Di Napoli polemizza invece sulla condotta arbitrale: «Il rigore è più che dubbio, e nell’amministrazione dei cartellini gialli il direttore di gara ha lasciato a desiderare». E sui complimenti rivolti alla sua squadra dai giornalisti messinesi commenta: «Purtroppo ci restano solo quelli, dopo la sconfitta». L’assenza del pubblico è un fattore inedito per un derby siciliano: «È la sconfitta del calcio italiano – conclude – Ma rispecchia lo stato dell’Italia in questo momento». 

Prima del fischio di inizio è stato osservato un minuto di silenzio in memoria delle studentesse italiane morte nell’incidente stradale accaduto in Spagna oltre che per commemorare la scomparsa del giornalista catanese Mario Petrina (che in passato ricoprì anche la carica di vice presidente del Catania) e del collega messinese Mino Licordari. In memoria dei due giornalisti, venuti a mancare nei giorni scorsi, le due formazioni hanno giocato col lutto al braccio.


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