Calza mista per Sigi spa: dolcetti e carbone. Se la Befana potrebbe consegnare i primi già il 9 gennaio, giorno in cui è fissato il preliminare di vendita del Calcio Catania al gruppo guidato da Joe Tacopina; la ricompensa di solito riservata ai bambini meno virtuosi potrebbe arrivare nei mesi successivi, assegnata – se si volessero indovinare i pensieri dell’anziana signora a cavallo della scopa – per litigiosità.
Ma andiamo con ordine. Ieri l’assemblea dei soci – comprensiva anche di quasi tutti i sottoscrittori – ha accettato la proposta di contratto dell’avvocato italo-statunitense. O meglio, ne ha votato il riassunto del contenuto, considerato che il contratto vero e proprio – con le sue decine di pagine e clausole – lo hanno visto in pochi. Confermate le indiscrezioni degli scorsi giorni, con l’aggiunta di qualche dettaglio. In sostanza, Tacopina e il suo pool di investitori metteranno al sicuro la cifra da restituire agli attuali investitori (quote e anticipi di ricapitalizzazione) in un conto dedicato. Cifra che verrà sbloccata nel momento in cui l’Agenzia delle entrate certificherà il debito dichiarato nel preliminare di vendita: ossia 5,5 milioni di euro. Qualora il conto fosse più salato, la differenza verrebbe scalata dal tesoretto.
A preoccupare alcuni attuali investitori Sigi sono stati nelle scorse settimane i tempi della burocrazia, ma pare che negli ultimi giorni siano arrivate rassicurazioni informali: il Calcio Catania dovrebbe andare in cima alla lista delle priorità. E, sperano in molti, la questione potrebbe essere risolta anche entro un mese. Solo in quel momento – lontano o vicino che sia – avverrà la cessione definitiva. Se qualcosa dovesse andare storto, il club tornerebbe nelle mani degli attuali proprietari.
Nella fase di interregno, le spese andranno affrontate da Sigi in accordo con i nuovi compratori. Compreso il calciomercato, che per forza di cose sarà fatto più di baratto che di veri e propri investimenti. E a proposito di investimenti, poco si sa anche del destino del centro sportivo Torre del grifo (mutuo compreso). Un’ipotesi fantasiosa, insomma, ma che altri vorrebbero comunque scongiurare legando in qualche modo le sorti della struttura al Calcio Catania per almeno dieci anni.
Se quindi la strada sembra essersi in gran parte definita – piaccia o meno a tutti -, a restare misteriosa è la definizione dell’assemblea di Sigi. Con pochi soci e molti sostenitori non formalmente associati, ma paganti. Mistero nel mistero: a non comparire nella documentazione ufficiale della camera di commercio è Gaetano Nicolosi, maggiore investitore, che nei documenti informali diffusi dalla stessa Sigi nelle scorse assemblee viene dato per socio con ben 4 quote (per un totale di 20mila euro).
Contemporaneamente, da quel foglio sono sparite le quote del commercialista Antonio Paladino – sotto amministrazione giudiziaria dopo l’arresto del 10 luglio 2020 – e di altre tre realtà. E sarebbero proprio queste le quote acquistate da Nicolosi poco dopo i problemi con la giustizia di Paladino, pare entro lo stesso luglio. Perché non si trovino riportate nei documenti camerali, nonostante un aggiornamento datato 11 settembre (che riguardava il collegio sindacale), non è dato sapere. Forse un ritardo nella registrazione, non è chiaro da parte di chi.
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