L'uomo per giorni ha risposto in anonimo a un numero di telefono dedicato ai giornalisti, spacciandosi per un faccendierie di una compagnia petrolifera. A tradirlo una carta d'identità alterata. Il caso adesso è al vaglio della procura etnea
Calcio Catania, ecco chi è l’uomo della trattativa texana Ex poliziotto ennese, tra tentate truffe e documenti falsi
Che non fosse davvero un esperto di calcio si era già capito. E che di soldi da investire non ce ne fossero, pure. Ma chi è l’uomo che ha trattato l’acquisto del Calcio Catania? La domanda serpeggia da settimane, da quando il sedicente referente della Apache corporation, multinazionale americana del petrolio, rispondeva in anonimo a un numero di telefono dedicato ai giornalisti. Giovedì scorso, alla riunione con i referenti della società, si è avuta una sola certezza: quell’uomo non era chi diceva di essere e di certo non era Stefano Rosini da Grosseto, insegnante ed esponente del Pd toscano a cui aveva rubato l’identità. In esclusiva su MeridioNews e Unica Sport, ecco la sua vera storia.
Si tratta di Gian Luigi Lo Fermo, ex poliziotto 50enne di Piazza Armerina, in provincia di Enna. A tradirlo è stato prima il numero di telefono, intestato a una parente, e poi il documento d’identità falso. Scoperto nelle prime battute di un incontro che si è tenuto giovedì scorso nello studio di Salvatore Nicolosi – avvocato di Finaria insieme a Gaetano Sanfilippo – alla presenza del patron della società Nino Pulvirenti e del presidente liquidatore Gianluca Astorina. Il documento in cui Lo Fermo si spacciava per Stefano Rosini, classe 1967, originario di Grosseto, presentava alcune evidenti alterazioni come il timbro – in alto a sinistra anziché in basso a destra – e il nome del sindaco, palesemente inventato. Ma aveva però la foto di Lo Fermo.
In questa storia l’uomo del mistero entra in scena tramite l’avvocato Alessandro Lombardo, legale di origini catanesi ma con studio a Torino. È lui in un comunicato inviato alla stampa a inserire il numero di cellulare che si scopre essere di Lo Fermo per richiedere chiarimenti sull’interessamento degli americani. Ed è sempre lui ad accompagnare il misterioso intermediario alla riunione di giovedì: fissata per firmare il patto di riservatezza e saltata alla scoperta del documento falso. Una vicenda poi finita in un esposto alla procura di Catania da parte dei legali di Finaria, che ha dato il via anche alla denuncia da parte del vero Stefano Rosini. A questa potrebbe aggiungersi una terza richiesta alle autorità giudiziarie da parte dello stesso Lombardo, che si dice ignaro di aver accompagnato una persona diversa dall’investitore che credeva di conoscere.
Ma come hanno fatto i due a entrare in contatto? Stando a quanto scoperto in queste ore Lo Fermo e Lombardo avrebbero un rapporto non troppo datato, legato alla compravendita di alcuni immobili. L’ex poliziotto avrebbe agito sempre spacciandosi per rappresentante dell’Apache corporation, mentre Lombardo avrebbe curato gli interessi di alcuni privati interessati a vendere. Saltata la trattativa a causa del Covid-19, dopo qualche settimana Lo Fermo sarebbe tornato a farsi vivo per proporre, ancora nelle vesti di emissario degli americani, l’affare Calcio Catania.
Si arriva così, almeno stando ai documenti, allo studio del notaio di Lugano, in Svizzera, Walter Primo Zandrini. Al suo cospetto l’8 maggio sarebbe stata redatta una procura speciale proprio per l’avvocato Lombardo da parte dell’amministratore della società americana. Incaricato e «investito dei poteri per trattare, per conto di Apache corporation, in merito alla compravendita del Calcio Catania». Il vero problema è che la firma dell’amministratore delegato della società petrolifera non sembra essere originale. C’è poi la doppia smentita – arrivata via email a Unica Sport -, da parte degli stessi americani. E pure quella del notaio Zandrini.
Chi ha conosciuto l’ex poliziotto lo definisce come una «mente raffinata» nel mondo delle truffe. Capace di aggirare controlli e ostacoli nei modi più stravaganti, compreso quello di spacciarsi per un agente dei servizi segreti e di vendere un fantomatico servizio di vigilanza in Vaticano. Alla fine i problemi giudiziari si sono risolti sempre bene, tra prescrizioni e assoluzioni. Questa volta qualcosa è andato storto, anche in modo abbastanza banale. Resta l’enigma delle reali intenzioni di Lo Fermo: come avrebbe potuto andare fino in fondo alla trattativa? Quali vantaggi avrebbe potuto avere – per sé o per altri – da una negoziazione senza margini di successo ma che ha tenuto impegnati media, società e concorrenti? Un rebus per investigatori e parti in causa che, però, sembrerebbe avere dato l’accelerazione definitiva per l’istanza di fallimento avanzata dalla procura etnea nei confronti del Catania.