È passato il mercato di gennaio, è passato il cambio di allenatore, da un po' si proclama che ogni partita è una finale. Ma la squadra rossazzurra continua a perdere. Ieri l'ha fatto sul campo del Martina Franca, penultimo in classifica. Ed è difficile, al momento, immaginare cosa potrà arrestare questo declino
Calcio Catania, domenica è sempre domenica Un bruttissimo copione che si ripete da tre anni
Lo sappiamo, ormai. Per quanti ricordi ci regali la settimana, per quante immagini di un calcio che non c’è più possano passarci per la mente, per quanta nostalgia ci risvegli il vedere, sia pure in vecchie foto ingiallite, i colori della maglia rossazzurra – alla fine arriva sempre la domenica (quando non è un sabato o un altro giorno qualsiasi della sgangherata settimana del calcio di oggi). E si ripete un copione vecchio di almeno tre anni: un copione che vede inutilmente cambiare interpreti, comparse, capocomici. Ma che continua a infliggerci con seriale monotonia il racconto di un declino che non sappiamo più se e quando si arresterà.
Sono già scorse così, davanti ai nostri occhi sempre meno illusi, molte tappe del percorso di una squadra che dovrebbe lottare, e dico lottare, per salvarsi. È passato senza apparentemente lasciar traccia il calciomercato di gennaio, che un tempo ci regalava insperate metamorfosi della nostra squadra (ricordate come quel brutto anatroccolo che fu il Catania allenato da Atzori si trasformò nello splendido cigno guidato da Mihajlovic?). È passato anche il rito del cambio di allenatore: di cui ha fatto le spese il povero Pippo Pancaro senza che, a giudicare dalla partita persa ieri sul campo della penultima, l’impresentabile Martina Franca, il suo sostituto Moriero ci abbia capito molto di più. E sta ripetendosi – passando intatto di allenatore in allenatore – anche il rituale proclama che ci informa come tutte le partite da disputare di qui alla fine del torneo siano altrettante finali. Il cui numero si assottiglia di settimana in settimana, senza che testa e gambe dei nostri giocatori pensino e corrano come si farebbe in una finale.
Mi vien quasi da ringraziare lo sconosciuto stilista che ha disegnato le divise del Catania di quest’anno. E che ha scelto per le trasferte una orribile mimetica che ha, perlomeno, il pregio di salvare la maglia rossazzurra dallo strazio di queste figuracce. E intanto – avvicinandosi sempre di più la fine del campionato – c’è chi si aggrappa ad altri riti salvifici. Come fanno, per esempio, coloro adesso che propongono di portare tutti i giocatori del Catania in ritiro. Senza accorgersi che, per come vanno le cose oggi, il ritiro dovremmo farlo perlomeno a Lourdes. Sempre ammesso che, per come le cose stanno andando, non ci occorra di arrivare lì e trovare tutto chiuso.
Ho trovato tenero, tra i ricordi del cavaliere Massimino, un particolare raccontato da Damiano Morra. Che ci racconta come, quando le cose andavano male, al mercoledì, la squadra e il suo presidente si incontrassero tutti fuori città, in una trattoria frequentata da camionisti. E come lì, tra scorpacciate di pollo e spirito di gruppo, si ritrovassero le ragioni per tornare in campo e per vincere. Cosa che poi puntualmente accadeva. Sarà magari un ricordo romanzato, come molti ricordi sono. Ma almeno porta con sé un sorriso che il Catania di oggi non sa più regalarci.