di Silvia D’Alia
Ieri sera, dalle 18 alle 20 o giù di lì, abbiamo ricevuto decine di telefonate. Erano amici e conoscenti che ci chiamavano per raccontarci di essere rimasti intrappolati nel traffico lungo l’autostrada Palermo-Trapani. Si trattava, per lo più, di amici e conoscenti che hanno approfittato della bella giornata per andare al mare.
Un’ora e mezza, due ore di stress per rientrare in città annullano gli effetti del relax di una giornata di mare. Un mio amico ingegnere mi faceva notare che il traffico era intenso in tutt’e due le direzioni. Forse perché – mi spiegava – c’era gente che si recava a Carini dove è operativo un grande centro commerciale. Il mio amico mi faceva notare anche la presenza di un altro grande centro commerciale dalle parti dell’ex Zen, oggi quartiere San Filippo Neri.
“Che succederebbe a Palermo in caso di terremoto? Quali sarebbero le vie di fuga dalla città?”. A questa domande non abbiamo saputo rispondere. Ci limitiamo a ‘girarle’ alle autorità competenti.
Ci chiediamo: chi è che programma i servizi sul territorio? E’ razionale prevedere – e far realizzare – due grandi centri commerciali a distanza, l’uno dall’altro, di qualche chilometro? Palermo e Carini sono due Comuni diversi. Ma ci dovrebbe essere una branca dell’amministrazione regionale – crediamo sia l’assessorato alle Attività produttive – che dovrebbe avere il compito di programmare gli insediamento di nuovi centri commerciali. Questo coordinamento c’è stato? A noi non sembra.
Tra cinque anni – lo abbiamo ricordato ieri nel servizio sulle Circoscrizioni – Palermo eleggerà il primo sindaco metropolitano. Speriamo che, da qui ad allora, il capoluogo dell’Isola riesca a programmare meglio la dislocazione dei propri servizi. Integrando, se è possibile, la programmazione regionale con quella comunale.
Facciamo solo un esempio che riguarda la vita di tanti cittadini non soltanto di Palermo, ma anche di tanti Comuni dislocati lungo l’autostrada che, dal capoluogo siciliano, corre verso Trapani.
Da qualche anno – per risparmiare – si parla di sbaraccare il Pronto soccorso dell’ospedale ‘Cervello’. Per concentrare tutto nell’ospedale di Villa Sofia. Un Pronto soccorso al posto di due. E infatti alcuni reparti specialisti del ‘Cervello’ sono già stati chiusi e trasferiti all’Ospedale di Villa Sofia. Potenziando, di fatto, il Pronto soccorso di questo ospedale.
A noi questa scelta – là dove dovesse rispondere al vero – sembra una follia. Già le domeniche d’estate – e ieri si è avuta la dimostrazione di quello che diciamo – per un’ambulanza, arrivare al ‘Cervello’ partendo da Partinico o da Terrasini, è un problema. Figuriamoci che succederebbe se l’ambulanza dovesse raggiungere non il ‘Cervello’, ma Villa Sofia una domenica pomeriggio estiva mentre il Palermo Calcio gioca in casa…
Prevenire è meglio che curare. Regola che non vale solo per la sanità, manche nella gestione della cosa pubblica. Ci auguriamo che la nuova amministrazione comunale di Palermo si tenga costantemente informata sul come la Regione ‘programma i servizi sul territorio. Dai centri commerciali ai Pronto soccorso.
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