Caccamo, le incongruenze del fidanzato della vittima Video, messaggi e racconti di amici lo smentiscono

Incongruenze macroscopiche, il tentativo di crearsi un alibi con ricostruzioni incoerenti, un video, alcuni messaggi e i racconti di una decina di amici. Sarebbero questi gli elementi alla base del provvedimento di fermo per omicidio volontario e occultamento di cadavere nei confronti Pietro Morreale. Il 19enne è indagato con l’accusa di avere ucciso, bruciato e gettato in un dirupo la fidanzata di 17 anni Roberta SIl cadavere è stato ritrovato nella mattinata di domenica nella zona di Monte San Calogero a Caccamo (Palermo) proprio tramite le indicazioni che il giovane ha dato ai carabinieri dopo essersi presentato in caserma.

Secondo l’accusa, il 19enne avrebbe ucciso la fidanzata e poi avrebbe creato una versione dei fatti per tentare di depistare le indagini. A smentirla, però, ci sarebbero diverso elementi. Nel video registrato da una telecamera di sicurezza di una villetta, si vede la Fiat Punto di Morreale che passa quattro volte (andata alle 2.37 e ritorno alle 2.43 e poi di nuovo alle 3.28 e alle 3.40) di sabato notte lungo la strada che porta al luogo dove è stato ritrovato il corpo senza vita della ragazza. Un doppio passaggio che il giovane non ha mai menzionato. Ci sarebbe, anzi, una telefonata fatta poco dopo le due di quella notte in cui Morreale dice a un amico di essere quasi arrivato a casa e di volere giocare a un videogame online con lui. Cosa che poi, però, non è mai avvenuta. La mattina dopo sono le 6.30 quando la madre di Roberta, preoccupata perché la figlia non è tornata a dormire a casa, chiama Pietro. È a lei che il ragazzo avrebbe mentito raccontando di averla accompagnata a casa alle 2.10, dopo la festa con gli amici in una villetta nella zona di campagna, prima di rincasare anche lui.

Diversa la versione che, appena tre ore dopo, Morreale avrebbe fornito ai carabinieri parlando in modo confusionario di suicidio. «Ci eravamo appartati quando, a un certo punto, Roberta è scesa dall’auto, si è cosparsa di benzina, data fuoco e si è lanciata nel burrone». Sarebbero queste le uniche parole del 19enne che poi ha deciso di non rispondere più alle domande degli inquirenti. Una versione che, comunque, contrasta con il racconto che ai carabinieri ha fatto un amico della vittima, probabilmente l’ultima persona con cui ha avuto uno scambio di messaggi prima di essere uccisa. «Devo staccare», gli avrebbe scritto lei all’1.06 e un minuto dopo: «Vediamo che vuole quello». Due minuti più tardi avrebbe aggiunto: «Torno tra mezz’ora, non più tardi». All’1.30 un nuovo sms di Roberta in cui racconta all’amico che Pietro avrebbe voluto avere un rapporto sessuale con lei. Il ragazzo le risponde preoccupato verso le 2.30 dicendo di volere essere chiamato per qualsiasi cosa: «Non dormo tutta la notte con un brutto presentimento». 

Morreale, che da ieri si trova nel carcere di Termini Imerese, «davanti al pm che lo interrogava, era distrutto per la perdita della sua fidanzata», ha detto l’avvocato Giuseppe Di Cesare che, insieme alla collega Angela Maria Barillaro, difende il ragazzo. Intanto, oggi è in programma l’autopsia sul corpo della vittima, che sarà eseguita all’istituto di medicina legale del Policlinico di Palermo. L’esame potrebbe confermare quanto il medico legale ha rilevato durante l’ispezione cadaverica – «il volto tumefatto nella regione orbitale laterale sinistra» – e potrebbe fornire elementi utili a capire l’orario e la causa della morte. Dopo la tac di ieri, gli inquirenti vogliono accertare eventuali segni di violenza sul cadavere: tracce di strangolamento o percosse.

Marta Silvestre

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