Quello sulla facilità di smontaggio dei manufatti che la Wake Surf Center realizzò nel 2017 e che furono bloccati dal Comune di Acireale, con l'accusa di abuso edilizio, è solo uno dei punti affrontati dal consulente nominato dai giudici. Tutti i dettagli
Cable Park, la relazione del perito nominato dal Cga «Le opere realizzate non sono facilmente amovibili»
Undici pagine che ricostruiscono l’intricata cronistoria burocratica e contengono misurazioni e repliche alle osservazioni presentate dalle parti in causa: il Comune di Acireale e la società Wake Surf Center. La vicenda del Cable park riparte dalla perizia redatta da Giuseppe Trippiedi. Il sopralluogo dell’ingegnere del Genio civile di Palermo – individuato dal Consiglio di giustizia amministrativa per fare i rilievi nel terreno dove dovrebbe sorgere un parco per le acrobazie acquatiche ma che da anni versa in stato di abbandono per lo stop ai lavori – si è svolto a marzo mentre la relazione è stata depositata poche settimane fa. All’interno sono ripresi i principali passaggi della storia del cantiere bloccato, nel 2017, circa un anno dopo l’avvio dell’iter per ottenere le autorizzazioni, dalla polizia municipale. I vigili intervennero su mandato degli uffici comunali, secondo i quali l’impresa aveva iniziato i lavori relativi al progetto senza i necessari nulla osta, compiendo dunque un abuso edilizio. Versione che gli imprenditori hanno rigettato dal primo momento, ribadendo che ogni opera era stata eseguita nel rispetto di ciò che la normativa consente di fare con la presentazione di una Cila, la comunicazione di inizio lavori asseverata.
La vicenda del Cable park, nel corso degli anni, ha attirato l’attenzione anche di politici di livello nazionale e regionale e finora ha attraversato due sindacature diverse, senza arrivare a una conclusione. La disputa, anzi, è presto finita all’interno delle aule dei tribunali. Compreso un procedimento penale conclusosi con l’archiviazione delle posizioni della responsabile dell’impresa e del progettista, su richiesta dello stesso pubblico ministero. Sul piano amministrativo, invece, la querelle è andata avanti. Il Tar, a fine 2018, ha emesso una sentenza in cui da una parte ha riconosciuto l’abuso edilizio, ma dall’altro ha impegnato il Comune a far ripartire l’iter che avrebbe dovuto portare alla variante urbanistica giudicata fondamentale per portare a compimento l’opera: il terreno di San Piero Patti, infatti, da verde agricolo ad area a verde pubblico con destinazione d’uso ad attrezzatura sportiva. Un pronunciamento di primo grado contro cui l’impresa ha proposto ricorso davanti al Cga, che a fine 2020 ha dato incarico al Genio civile di stabilire le dimensioni delle opere realizzate e le modalità con cui sono state fatte, e infine di pronunciarsi sulla amovibilità dei manufatti. Tra cui l’invaso riempito d’acqua, l’installazione dei tralicci e due fabbricati; più uno destinato a un mini-caseificio che, nelle intenzioni degli imprenditori, avrebbe dovuto consentire all’allevatore abusivo che ha sempre operato nella zona di regolarizzare la propria attività.
Dagli accertamenti è emerso che i prefabbricati, che poggiano su una base in cemento armato, occupano una superficie complessiva di 422 metri quadrati; mentre è di 22mila metri quadrati la superficie del lago artificiale. Sul punto, l’impresa ha sottolineato nel corso del confronto con l’ingegnere del Genio civile che «il volume realizzato è ben al di sotto di quello consentito in zona a verde agricolo». Ricostruzione confermata dal perito, che a sua volta ha specificato nella relazione che «le opere in corso di realizzazione, per le quali era stata richiesta l’autorizzazione unica al Suap, hanno stretta attinenza con quelle previste nel progetto esaminato in conferenza di servizi». Per quanto riguarda le modalità di esecuzione, per il consulente del Cga si tratta di opere effettuate da personale tecnicamente specializzato, la cui amovibilità sarebbe possibile «con l’utilizzo di manodopera specializzata», mentre per la demolizione delle strutture di fondazione sarebbe necessario «l’utilizzo di mezzi meccanici muniti di martello demolitore». Un insieme di fattori che hanno portato il perito a dire che le opere «non sono sicuramente facilmente amovibili».
Durante la perizia il Comune di Acireale ha sottoposto all’attenzione del consulente del Consiglio di giustizia amministrativa un argomento che finora non aveva trovato posto nella querelle: la presunta esecuzione delle opere senza rispettare la normativa antisismica. Sul punto il perito ha esplicitato che il quesito non rientra tra quelli posti dal Cga, anche se a pagina 11, in merito ai blocchi di ancoraggio dei tralicci, lo stesso dirigente del Genio civile afferma che le prestazioni antisismiche «nella fattispecie non sono state rispettate». A riguardo la replica del progettista Gianfranco Caudullo è netta: «La richiesta del rispetto della normativa antisismica viene fatta dal Comune di Acireale in pieno svolgimento del giudizio amministrativo di secondo grado il cui oggetto era “la mancata conformità urbanistica” – denuncia Caudullo contattato da MeridioNews – Era questo il motivo per cui il progetto era stato bocciato e per questo motivo sono stati acquisiti dal Comune sette ettari di terreno di proprietà privata, rovinando famiglie di onesti lavoratori. Il mancato rispetto della normativa antisismica è un nuovo coniglio che i burocrati tirano fuori dal cilindro adesso».
In ogni caso, per l’ingegnere della Wake Surf Center la questione neanche andrebbe posta. «Ma la normativa antisismica è stata integralmente rispettata – continua -. I calcoli sono stati regolarmente presentati il 5 luglio del 2017, ed è stato nominato il collaudatore, sono stati svolti i test di rottura e ogni adempimento dovuto. Riguardo i contrappesi in cemento, i tralicci e i cavi, per tutto ciò esistono accuratissimi calcoli, di qualità tedesca, forniti dalla ditta produttrice (la Sesitec, la più grande a livello mondiale), la quale dopo la conclusione del montaggio e dopo un test di collaudo (che dura giorni) certifica la resistenza della struttura alle sollecitazioni degli atleti e dei carichi per un uso continuativo». La qualità dei materiali utilizzati, secondo Caudullo, sarebbe tale da sopportare stress ben più importanti rispetto a quelli della normativa tirata in ballo dal Comune di Acireale.
«Si tratta di sollecitazioni che possono durare 24 ore e che sono di gran lunga superiori a una sollecitazione sismica di qualche minuto, anche fortissima – va avanti il progettista del Cable park – Le sollecitazioni dovute all’uso delle strutture non stanno in nessuna normativa sismica, come non ci sono quelle delle giostre, dei circhi e dei parchi giochi, dove persone e bambini stanno appese a strutture che ruotano e sobbalzano sappiamo tutti come». E poi ancora: «Bastava chiedere i calcoli nel corso delle nove conferenze dei servizi, li avremmo potuti esibire in tempo reale – assicura Caudullo – Chiederli adesso è come contestare un furto a chi sta subendo un processo per calunnia. La società era disposta a rinunciare al risarcimento di 3,5 milioni di danni per avere in cambio solo la riapertura del procedimento amministrativo, nel corso dello stesso avremmo potuto esibire tutti i calcoli del mondo, bastava chiederli. Vuol dire – promette l’ingegnere – che lo faremo nel corso dell’udienza al Cga».
Caudullo interviene infine sulla questione della conformità urbanistica delle opere. «C’è perché lo ha detto la procura che ha archiviato il procedimento penale per abusi edilizi nei miei confronti e il Comune non si è opposto all’archiviazione», conclude l’ingegnere. Il prossimo atto di questa storia si svolgerà a dicembre, quando è fissata la nuova udienza davanti al Consiglio di giustizia amministrativa.