Buttanissima Italia!! Non è possibile alcun confronto con i razzisti antisiciliani

Oggi pomeriggio si presenta a Villa Filippina, con la benedizione di giornali on line compiacenti, l’ultima fatica di Buttafuoco, dedicata alla solita vomitata di fango alla Sicilia e soprattutto alla sua Autonomia, contro la quale questo signore sta conducendo da tempo la sua battaglia, non credo senza danti causa dietro di lui.
Mi è stato chiesto di andare, di confrontarci civilmente, di fare osservazioni, etc. come usa tra persone civili.
Materialmente non avrei potuto, essendo trattenuto da impegni professionali non rinviabili, ma chissà, a fine pomeriggio, forse, con un po’ di buona volontà, un salto si potrebbe anche fare…
Ci ho riflettuto, ci ho riflettuto a lungo, e sono arrivato alla conclusione che sia impossibile andare a presentazioni di libri osceni e razzisti come questo senza andare, in qualche modo, a conferire loro quel minimo di legittimazione che non meritano.
No, non si può parlare con il signor Buttafuoco, non prima almeno che questi non abbia pubblicamente chiesto scusa alla Sicilia tutta, di cui dimostra tra l’altro di non sapere proprio nulla.
Non voglio entrare nel merito delle sue strampalate equazioni tra Statuto speciale e mafia, che non stanno né in cielo né in terra. Il problema qui è a monte.
Ognuno, sull’Autonomia, è padrone di pensare quello che vuole, ci mancherebbe altro…
Solo basterebbe ricordare l’accostamento insensato tra l’Autonomia e Crocetta: ma sta parlando della stessa persona che regala di nascosto circa 5 miliardi allo Stato e che regala all’Italia un mutuo da 1 miliardo per pagare le imprese continentali?
E questo sarebbe l’autonomismo? Basterebbe questo a dire che si tratta di un teorema senza né capo né coda. Oppure fare appena notare che la mafia c’era anche senza lo Statuto, oppure che c’è, ed è ben più forte, nel Sud continentale a Statuto ordinario, per non parlare ormai del Nord stesso. Oppure fare notare che la Sicilia è l’unico ente pubblico, dalla Regione in su, che ha visto pagare col sangue del proprio primo cittadino, Piersanti Mattarella, ne ha sentito mai parlare il signor Buttafuoco?
Insomma è una tesi che crolla alla prima, primissima obiezione, a meno di non far parte della claque mediatica pagata per sostenere il teorema, che tanto piace ai poteri forti che vogliono cancellare ogni forma di partecipazione e di democrazia in Sicilia, in Italia e nell’Europa intera.
Ma questi discorsi potrebbero farsi a chi dell’Autonomia e dello Statuto ne sa qualcosa. A chi ne ha mai letto un rigo, a chi si è documentato quanto basta per sapere almeno che, complici i partiti italiani, dell’Autonomia i Siciliani ne hanno sinora visto pochissimi brandelli, mentre la Sicilia è sbranata, da 60 anni (in realtà 150 e più, ma lasciamo stare il passato remoto), dall’opera congiunta di uno stato sleale, di speculatori interni ed esterni, e di ascari e complici locali. L’Autonomia è come la Costituzione italiana: un bello scritto, ancora tutto teorico, tutto da esplorare e da applicare. Ma questo può obiettarsi a chi ne capisce qualcosa, non a chi parla a sproposito senza sapere neanche giuridicamente, per non parlare del lato economico, quali vantaggi comporterebbe l’Autonomia se fosse realmente attuata.
Come dicevo – però – il confronto non è sui temi, ché sarebbe impari, facilissimo a vincere. Il confronto è su una questione di principio gravissima che purtroppo anche molti siciliani non sembrano avere avvistato.
Il libro è un’istigazione al razzismo antisiciliano, già dal titolo, oltre che dalle presentazioni che se ne sono avute on line. Mi spiegate di grazia in base a quale principio la Sicilia è liberamente ingiuriabile e diffamabile?
Se domani mattina pubblico un libro dal titolo, poniamo, “Stronzissimo Israele”, per lo meno perdo il posto per direttissima, accusato di antisemitismo. Oppure, se pubblico “Cornutissima Germania”, l’ambasciatore tedesco chiede e ottiene il ritiro del libro e per di più la condanna al risarcimento per il danno d’immagine.
L’unico paese al mondo (!!) in cui si può dileggiare, sbeffeggiare, umiliare, insultare una Terra è questa povera Sicilia, nostra Madre, l’unica che possiamo ingiuriare avendo persino il plauso dei suoi sfortunati e complessati abitanti.
Pensate che io sia troppo suscettibile? Uscite dalla vostra condizione di popolo complessato e la verità vi si rivelerà in un lampo: la vera o pretesa inciviltà dei Siciliani è l’altra faccia della stessa medaglia in cui è rappresentato il profondissimo disprezzo di sé nel quale i Siciliani si crogiolano infelici! Andate in una qualunque coda, in banca, alla posta, al supermercato. La gente, soprattutto la più povera e ignorante, terminerà sempre il discorso con l’immancabile “facciamo schifo!” Verità questa che ci è stata inculcata sin dalla conquista italiana, e per ognuno di noi dalla culla alla tomba, attraverso innumerevoli rappresentazioni mediatiche, letterarie, cinematografiche, etc. E alla fine non ce ne accorgiamo più e questo disprezzo diventa humus culturale, diventa verità esso stesso, ci facciamo “cattivi e incivili”, perché questo è il ruolo che ci è stato insegnato ed assegnato.
E in questo non siamo, non saremo, non potremo mai essere NORMALI.
Ebbene, cari concittadini, a me, e spero a tanti altri come me, è capitata invece la disgrazia di essere normale. Sarà che ho avuto un’infanzia e un’adolescenza particolarmente serene. Sarà perché ho completato “là fuori” la mia formazione, Non lo so, ma io sono “Siciliano” come uno nato a Edimburgo può essere Scozzese e uno nato a Mosca Russo. Per me è una cosa normale. Per me la Sicilia è la mia famiglia, di cui essere orgoglioso. Studiandone la storia, l’arte, la letteratura, la cultura, ho scoperto di essere addirittura fortunato ad essere siciliano. E anche se sono ben consapevole delle difficoltà, delle contraddizioni, dei problemi che vive questa povera Sicilia colonizzata, sono anche abbastanza cittadino del mondo per capire che c’è chi sta come noi, e chi sta anche peggio di noi. NON siamo il sale della Terra, ma non siamo neanche i peggiori al mondo. Siamo un Popolo come tutti gli altri, con la differenza sostanziale che ci hanno tolto l’autocoscienza e soprattutto la dignità.
Il regista del Padrino ammise, una volta, che se l’era presa con i Siciliani, perché qualunque altro soggetto sarebbe andato ad urtare contro il “politicamente corretto”. Ecco, il signor Buttafuoco, gira il mestolo in questo fango (mi viene in mente una parola più forte) in cui siamo stati conficcati da più di un secolo, ne vuole trarre profitto, tenta di utilizzarlo per un fine politico concreto di metterci un altro bastone in quel posto, senza tanti complimenti. Ma di che dobbiamo parlare ancora?
La Sicilia è nostra MADRE, non dimentichiamolo mai. E la madre è sacra! Se Buttafuoco vuole attribuire questo epiteto a sua madre, o a qualche sua stretta congiunta, ne è padrone, anche se troverei la cosa di pessimo gusto. Ma a mia, a nostra madre, non deve neanche permettersi di dire una cosa del genere, senza prima sciacquarsi la bocca!
Questo libro, a prescindere dalla polemicuzza meschina e strampalata contro lo Statuto, fa parte di una strategia di delegittimazione morale del Popolo Siciliano, che è inaccettabile. Inaccettabile perché la Sicilia che infanga è la stessa in cui sono nati i martiri della mafia, Falcone e Borsellino prima di tutti, EROI SICILIANI, prima ancora che italiani!
Un libro così va solo ritirato dal commercio e citato per danni all’immagine. Ci sono ancora avvocati in Sicilia? Ne avrebbero di lavoro da fare.
O l’incitamento all’odio razziale vale solo per gli extracomunitari? Non è più grave ancora nel nostro caso, dove già l’autorazzismo è un fatto storicamente diffuso, che come una piaga impedisce una serena evoluzione del senso civico dei nostri concittadini?
E comunque il signor Buttafuoco sia convinto di una cosa, che forse neanche sa: l’Autonomia e lo Statuto sono stati solo sequestrati dalla casta politica locale. Queste Istituzioni sono Nostre! E c’è un Popolo che sta attento a difendersele.
Se qualcuno la pensa diversamente, ha fatto i conti male, con buona pace dei giornalisti ascari e ruffiani che mettono la loro penna al soldo degli interessi forti e degli altri convitati che gli battono le mani che vanno lì a fare coreografia.


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