Ventotto i fermati in una maxi operazione ispirata dalle rivelazioni di un pentito. Il sofisticato sistema consentiva ai clan di controllare milioni di euro di puntate clandestine. Sequestrati decine di centri scommesse nel Catanese e non solo
Business scommesse firmato Santapaola e Cappello Case e una squadra di calcio nel patrimonio mafioso
Una maxi operazione di guardia di finanza, polizia e carabinieri del comando provinciale di Catania ha portato all’esecuzione di 28 provvedimenti di fermo, anche nei confronti di esponenti dei clan mafiosi Santapaola-Ercolano e Cappello. La criminalità organizzata aveva le mani sul ricchissimo business di scommesse sportive e giochi online, per un profitto complessivo stimato in oltre 50 milioni di euro tra 2011 e 2017. Il sito web revolutionbet365.com soltanto fra ottobre 2016 e giugno 2017, sarebbe valso un volume di scommesse, del tutto sconosciuto all’erario, di circa 20 milioni di euro. Cruciale il contributo di un pentito, l’ideatore stesso del sistema illecito grazie alle sue competenze tecniche specifiche, che ha deciso di parlare svelando il funzionamento di una rete capace di assicurare alle cosche guadagni costanti e ingenti.
A finanzieri e carabinieri è toccato il compito di scandagliare le attività illecite facenti capo a esponenti di spicco della famiglia catanese di Cosa Nostra, in particolare a Carmelo, Giuseppe Gabriele e Vincenzo Placenti, santapaoliani il cui attivismo criminale anche in settori diversi dal gaming on line era già ben nota ai militari. Li hanno arrestati i carabinieri del Comando provinciale di Catania e del Ros. La polizia si è occupata dei vertici del clan Cappello. Figura chiave era Giovanni Orazio Castiglia (1984), legato da rapporti diretti di parentela con il boss Salvatore Massimiliano Salvo; sul versante aretuseo emergeva invece la figura dell’imprenditore Antonino Iacono (1959), residente a Pachino, quale garante dei medesimi interessi.
Le agenzie di scommesse, controllate direttamente o indirettamente dai predetti sodalizi mafiosi simulavano un’attività di trasmissione dati per la raccolta online di scommesse, ma in realtà operavano la tradizionale raccolta da banco per contanti. La riconducibilità ai sodalizi mafiosi di tali agenzie veniva schermata attraverso un reticolo di società estere (localizzate principalmente nelle Antille Olandesi, a Curaçao) amministrate da prestanome, che permetteva alle consorterie criminali di riciclare, anche attraverso il passaggio di denaro sui conti correnti accesi in paesi non cooperativi, i guadagni illecitamente conseguiti. Sono stati eseguiti in via d’urgenza sequestri preventivi di beni per circa 70 milioni di euro in Italia e all’estero, nonché di 46 agenzie di scommesse/internet point, ricadenti nelle province di Catania, Messina, Siracusa, Caltanissetta e Ragusa. I finanzieri, nello specifico, hanno dato esecuzione a sequestri finalizzati alla confisca, anche per sproporzione, con l’attivazione dei canali di cooperazione internazionale giudiziaria e di polizia. Circa un centinaio i rapporti bancari e conti correnti accesi in Italia e nelle Isole di Man, mentre altrettanti conti correnti e depositi bancari sono stati individuati in altri paesi. I carabinieri hanno sequestrato un centro scommesse di Misterbianco, mentre altre venti sono stati individuati e sequestrati dalla polizia, riconducibili direttamente o indirettamente al clan Cappello.
II gruppo Placenti, attraverso il sito revolutionbet, aveva compiuto un autentico salto imprenditoriale assurgendo al primario ruolo di bookmaker in grado di imporsi nel mercato regionale del gaming con una rete di 8 master sotto i quali hanno operato 28 commerciali, 7 sub-commerciali e 20 presentatori. Fra 2011 e 2015, nell’area catanese, i Placenti operavano da master per conto del noto marchio Planetwin365. Nello specifico, C. P. T. e I. I., negli anni “pre-sanatoria” dal 2011 al 2015, responsabili dei settori vendita e marketing, nonché titolari di quote societarie della holding Sks365, attiva in Italia con il brand Planetwin365, promuovevano e alimentavano una parallela rete Planet per l’esercizio abusivo di giochi e scommesse sia attraverso la raccolta da banco, non consentita ai punti di commercializzazione, sia mediante la creazione e il funzionamento di siti web paralleli affidati alla gestione di un esperto informatico (il collaboratore di giustizia), quale master per la Sicilia, e ai fratelli Placenti, quali master per l’area catanese.
Gli ingenti guadagni sono stati reintrodotti nel circuito economico legale mediante l’acquisizione di svariate attività commerciali, la maggior parte delle quali operative nel gaming. Gli accertamenti patrimoniali condotti dai Finanzieri di Catania hanno disvelato, in capo al gruppo Placenti, l’esistenza di un patrimonio sproporzionato rispetto alle capacità reddituali e, per le attività commerciali, schermato mediante fittizie intestazioni. Le indagini, estese ai loro compartecipi – titolari delle software house, società di servizi necessarie per il funzionamento dei siti scommesse nonché le figure apicali della holding Sks365 per il marchio Planetwin365 hanno consentito alla Procura di Catania di emettere provvedimenti ablativi cautelari per 42 unità immobiliari e 36 società commerciali nonché cinque appartamenti in Austria, a Vienna e Innsbruck. Nel carnet del patrimonio illecito dei Placenti figurano fra le altre cose una squadra di calcio militante nel campionato di Promozione, un autosalone, una società di rimessaggio di barche e noleggio di moto d’acqua, una palestra Tra i beni di particolare pregio, vi sono una villa sul mare, edificata ad Augusta e non censita al catasto e un lussuoso appartamento di 11 vani a Castelnuovo di Porto a Roma.
La guardia di finanza ha fermato: Anna Aurigemma, Salvatore Barretta, Orazio Bonaccorso, Antonio Chillè, Federico Di Ciò, Cristian Di Mauro, Carmelo Di Salvo, Danilo Mario Giuffrida, Simone Insanguine, Gaetano Liottasio, Angelo Fabio Mazzerbo, Riccardo Tamiro. Fra i reati contestati ci sono associazione mafiosa; associazione a delinquere, a carattere transnazionale, finalizzata all’illecito esercizio sul territorio nazionale di giochi e scommesse sportive; riciclaggio; autoriciclaggio; intestazione fittizia di beni; truffa a danno dello Stato; omessa e infedele dichiarazione dei redditi, reati aggravati dalla finalità di agevolazione dell’associazione di stampo mafioso, per avere consentito ai due sodalizi mafiosi summenzionati l’infiltrazione e la connessa espansione nel settore dei giochi e delle scommesse on line, nonché l’autoriciclaggio dei proventi derivanti dalle attività criminose delle stesse associazioni.
Sull’altro fronte, le indagini condotte da Squadra Mobile e Sco hanno consentito di accertare che, con lo stesso schema ispirato dal pentito, gli interessi del clan Cappello nel gaming clandestino venivano curati dall’etneo Castiglia e dall’aretuseo Iacono. Venivano così a delinearsi due distinte associazioni a delinquere che perseguivano interessi illeciti coincidenti con quello perseguito dalla compagine mafiosa di riferimento e che operavano al fine di agevolare e rafforzare l’operatività del clan Cappello.
Castiglia è ritenuto organizzatore e direttore dell’associazione per delinquere, promossa dal boss Massimiliano Salvo (al quale è contestato il ruolo di capo promotore), finalizzata all’esercizio abusivo di attività di gioco e scommesse, alla truffa aggravata ai danni dello Stato, al riciclaggio e all’autoriciclaggio, all’intestazione fittizia di beni attraverso l’illecito esercizio dell’attività di giochi e scommesse a distanza, riconducibili a società operanti all’estero (Albania, Romania e Malta) in violazione della normativa di settore, di quella fiscale e anti-riciclaggio, ovvero attraverso la creazione di diverse reti di gioco online finalizzate alla raccolta abusiva di scommesse su eventi sportivi ed al gioco d’azzardo.
La rete operava su siti con estensione .com denominati, tra gli altri, Futurebet, Futurebet2021, Future2bet2021, Betworld365, Betcom29, Betcom72, mutevoli in ragione degli interventi di oscuramento da parte dell’Autorità amministrativa, tutti operanti su server esteri (Malta, Austria, Inghilterra), utilizzati all’interno di sale scommesse, Internet point ed esercizi commerciali. Tali attività, in alcuni casi, erano fittiziamente intestate a soggetti compiacenti.
Della “doppia veste” degli illeciti conseguiti erano certamente consapevoli, secondo l’accusa, i vertici della associazioni in parola, tra cui Giovanni Conte (1965), organizzatore della rete di agenzie operanti nei territori di Siracusa, Augusta, Gela, Vittoria e Floridia, braccio destro di Fabio Lanzafame e responsabile della gestione territoriale della rete .com; Davide Cioffi (1972). socio responsabile-accettazione della rete .com; Gino Vincenzo D’Anna (1967), responsabile tecnico- finanziario della rete “.com”; Pietro Salvaggio (1963), socio di Lanzafame, responsabile per la Sicilia occidentale della rete di siti .com, nonché tutti coloro che, all’interno della rete illecita rivestivano il ruolo di master, tra cui Antonino Russo (1980) e Francesco Nania (1976), Andrea Di Bella (1991), Santo D’Agata (1973), Angelo Antonio Susino (1974), Giovanni Di Pasquale (1968) e Salvatore Truglio (1983). Tutte persone fermate dalla polizia per conto della Procura di Catania.
A Giovanni Orazio Castiglia è stato altresì contestato il reato di concorso esterno nell’associazione mafiosa Cappello perché, pur non essendo stabilmente inserito nel sodalizio, contribuiva sistematicamente e consapevolmente alla realizzazione di talune attività ed al raggiungimento degli scopi del clan, avendo organizzato e garantito la diffusione sul territorio di Catania e Siracusa della rete necessaria per realizzare i giochi on line, acquisendo agenzie, dirigendo i master e gli agenti, gestendo il flusso di denaro necessario per le vincite, in tal modo fornendo un contributo causale di rilievo per il mantenimento e la realizzazione degli interessi del predetto clan mafioso.
Castiglia e Antonino Iacono sono inoltre ritenuti organizzatori e direttori anche di una ulteriore associazione a delinquere – anch’essa facente capo al boss Salvo – che in termini e modalità del tutto speculari rispetto a quella prima citata, operava specialmente nelle province di Siracusa e Ragusa nella raccolta abusiva di scommesse online tramite i siti denominati, tra gli altri, Premierwin365, Special2bet, Goplay33, Racing dogs, betcom29.com, stanleybet.