Il governatore parla di «disfunzioni e ingenuità organizzative», spiega che «sarebbe criminale» chiudere i battenti e valuta risarcimenti danni. L'assessore Caleca: «Non un centesimo sarà sprecato. Renderemo conto di quanto speso». Ed intanto recuperati, grazie agli sponsor 500mila euro
Bufera Expo, Crocetta: «Una cretinata» Recuperati 500mila euro con gli sponsor
Una «cretinata». Anzi tre. Il presidente della Regione siciliana, Rosario Crocetta, non ci sta. E in un’affollata conferenza stampa, convocata in tutta fretta a Palazzo d’Orleans, a Palermo, prova a «dare una proporzione alle cose». Perché quello che tutti i giornali hanno raccontato come il flop della Sicilia ad Expo per il governatore antimafia è solo frutto di «disfunzioni e ingenuità organizzative». Per altro non imputabili alla Regione. Perché lo spazio del Cluster, allagato dalla pioggia, è stato consegnato dagli organizzatori di Expo solo il 30 aprile. Purtroppo senza copertura.
«Il fatto che non ci fossero le insegne e che le indicazioni per arrivarci fossero in corso di allestimento oppure che nello spazio esterno non ci fosse la copertura con un rischio per l’apparecchiatura elettrica è sufficiente a creare un danno di immagine di simili proporzioni – chiede Crocetta -? Non vorrei essere costretto ad un’azione civile per danno immagine alla Sicilia per tre cretinate che non sono state fatte».
Anche se per il governatore le condizioni per un’azione civile ci sono, perché «nemmeno nelle sagre di paese» succede quello che è accaduto ad Expo. «Se i danni si dovessero protrarre valuterò la possibilità di un’azione civile» spiega, aggiungendo, però subito dopo: «In realtà già ci sarebbero le condizioni, perché alla Sicilia è stato fatto un danno tremendo. Sentirò l’Avvocatura dello Stato per valutare se è percorribile la strada di un risarcimento danni».
Perché di una cosa il presidente della Regione è certo: «L’Expo non può danneggiare la Sicilia in questo modo. Se la Regione ha una colpa è quella di aver accettato un padiglione in questo queste condizioni». Ma l’incontro con i giornalisti è l’occasione per ribadire che «sarebbe criminale chiudere il Cluster», che di fatto è «pienamente operativo». Anzi di più. «Vogliamo rilanciarne l’immagine. Lo spazio è perfettamente operativo con tantissime attività organizzate: abbiamo già promosso Lampedusa e le isole minori, avviato iniziative per la promuovere i prodotti tipici dell’Isola come i vini e i capperi. Ogni giorno ci sono delle manifestazioni. Forse quello che è mancato è stata la comunicazione, con la conseguenza che le uniche immagini passate sulla stampa sono quelle di Cartabellotta (esponsabile unico del cluster bio-mediterraneo, ndr) con la scopa in mano che spazza a terra».
Che poi, tiene a precisare Crocetta, «bisogna fare chiarezza: il Padiglione Sicilia è una cosa e il cluster Biomediterraneo un’altra. Il Padiglione Sicilia è partito in anticipo rispetto ad altre regioni italiane come, ad esempio, la Lombardia. E’ apprezzato perché noi abbiamo portato opere d’arte, abbiamo tanti visitatori e sono previste tutta una serie di iniziative di grandissimo livello. Quella del Cluster, invece, è una vicenda completamente diversa. Avevamo partecipato a un bando per uno spazio comune e abbiamo in mano la rete organizzativa ma lo spazio è stato consegnato dagli organizzatori di Expo il 30 di aprile senza copertura, per cui ha piovuto e si è allagato».
Ad indicare adesso la priorità dell’amministrazione targata Crocetta è l’assessore all’Agricoltura, Nino Caleca: «Dobbiamo fare ripartire la Sicilia nel modo migliore dentro l’Expo e posso assicurare che il Cluster Bio Mediterraneo sarà bellissimo». Ma da Caleca arriva anche un’assicurazione. «Non un centesimo di soldi pubblici sarà speso invano e di ogni centesimo daremo conto – dice -. Pubblicheremo sul sito entrate e uscite. Abbiamo speso tre milioni di euro per porre la Sicilia al centro mediterraneo, ma già un sesto di quell’investimento, 500mila euro, lo abbiamo recuperato grazie agli sponsor».