Berlusconi, il professionista della menzogna

“Io dico sempre cose sincere, anche perché non
ho memoria e dimenticherei le bugie. Come ci si
può fidare di chi usa la menzogna come mezzo
della lotta politica? La gente deve fidarsi solo di
chi dice la verità” (Silvio Berlusconi, 2-3-94)

 

Alzi la mano chi almeno una volta non si è chiesto che fine avessero fatto le promesse elettorali che avevano riempito i manifesti, i discorsi e la bocca della maggior parte dei politici prima delle elezioni.

Sì, perché una delle cose che accomuna tutti i partiti e tutti gli esemplari di HOMO POLITICUS è l’abitudine di fare promesse che si sa bene non verranno mai mantenute. Fare certe promesse, però, serve e non poco. A volte sono servite per farsi eleggere, a volte per farsi rieleggere, altre volte per superare l’avversario politico di turno o per recuperare voti e non essere scaricati, in un momento di grave crisi, dal proprio partito.

Esemplare, in questo senso, è stato il comportamento di colui che ha sfruttato lo strumento dei “farò” più di chiunque altro: Silvio Berlusconi. La sua carriera, in questo senso, inizia oltre vent’anni fa. Il 22 ottobre 1990, la Corte d’Appello di Venezia lo riconosce colpevole di aver mentito ai giudici sotto giuramento.

“Il Berlusconi – si legge nella sentenza – deponendo avanti il Tribunale di Verona, ha dichiarato il falso, realizzando gli estremi obiettivi e soggettivi del contestato delitto” (erano i tempi del processo contro la loggia massonica P2: il reato, accertato, fu dichiarato estinto grazie all’amnistia).

In qualsiasi Paese la menzogna (specie se giurata dinanzi a un giudice) comporta l’immediato impeachment e il colpevole dovrà rinunciare per sempre alla vita politica. In Italia, invece, entra in politica. Infatti, il 13 Settembre del ‘93, Berlusconi dice: “Tutti mi chiedono di candidarmi. Ma io so perfettamente quello che posso fare. Se io facessi la scelta politica dovrei abbandonare le televisioni e cambiare completamente mestiere. Un partito di Berlusconi non c’è stato, nè ci sarà mai”. https://www.facebook.com/pages/Silvio-Berlusconi/171345872960187.

Due mesi dopo fonda Forza Italia e si candida alle elezioni. Un uomo di parola…

Dalla sua prima discesa in campo (per le elezioni del gennaio 1994) ad oggi, le reti delle emittenti del Cavaliere (e quelle della Rai) sono state riempite di mega spot elettorali e di intere trasmissioni (anche grazie al suo potere quasi monopolistico sul settore, lo stesso che, in realtà, avrebbe dovuto fare di lui un candidato non eleggibile, ma questa è un’altra storia). Il tutto con un unico scopo: promettere agli elettori che, in caso di vittoria del proprio partito (prima Forza Italia, poi Pdl) le cose sarebbero cambiate e la situazione, per gli italiani, sarebbe migliorata.

Non che gli altri candidati e gli altri partiti abbiano fatto diversamente. L’unica differenza sostanziale sta nel fatto che Silvio Berlusconi negli ultimi vent’anni ha vinto per tre volte le elezioni politiche ed è stato presidente del Consiglio per 11 anni. Quindi è stato quello che, più di ogni altro, ha avuto il tempo per fare le riforme che aveva promesso.

Due anni dopo lo scoppio di Tangentopoli Berlusconi annuncia la sua discesa in campo affermando: “La vecchia classe politica italiana è stata travolta dai fatti e superata dai tempi. L’autoaffondamento dei vecchi governanti, schiacciati dal peso del debito pubblico e dal sistema di finanziamento illegale dei partiti, lascia il Paese impreparato e incerto nel momento difficile del rinnovamento e del passaggio a una nuova Repubblica”. http://www.repubblica.it/2004/a/sezioni/politica/festaforza/discesa/discesa.html-

Infatti, dopo vent’anni di Governi Berlusconi (seppure con alcune pause di riflessione), il debito pubblico è notevolmente aumentato (ha superato la cifra storica dei 2000 miliardi di euro) e i partiti politici continuano a godere degli aiuti di Stato (nonostante un referendum popolare, e non il Governo, li avesse abrogati).

Nel corso di una convention ad Assago, il 13 marzo 1994, Berlusconi presenta la sua prima promessa elettorale in materia di fisco: la flat tax. Ovvero, un’aliquota Irpef unica del 33% per tutti i contribuenti. Forza Italia vince le elezioni contro l’Alleanza dei Progressisti di Achille Occhetto, ma la promessa di Berlusconi sull’aliquota unica finisce nel dimenticatoio. Berlusconi assume subito una linea “dura”. A chi gli dice quale sarà la sua politica per i mesi a venire risponde: “Nel Consiglio dei ministri o altrove non ho mai pronunciato la parola ‘condono’. Sono i giornali che vogliono farci apparire come gli altri Governi” (23-6-94). http://www.cantuoggi.it/Old_site/Numero_4/bugie.htm

Un mese dopo il suo Governo vara il condono edilizio, e subito dopo, quello fiscale.

Per le elezioni del 2001 Silvio Berlusconi è di nuovo il campagna elettorale, e in un impeto di promesse, negli studi di Rai 1, firma il “Contratto con gli italiani”. Il testo sulla parte fiscale recita: “Nel caso di una vittoria elettorale della Casa delle Libertà, Silvio Berlusconi si impegna, in qualità di Presidente del Consiglio, a realizzare nei cinque anni alcuni obiettivi tra cui l’abbattimento della pressione fiscale con l’esenzione totale dei redditi fino a 22 milioni di lire annui; la riduzione al 23% per i redditi fino a 200 milioni di lire annui; la riduzione al 33% per i redditi sopra i 200 milioni di lire annui; l’abolizione della tassa di successione e della tassa sulle donazioni”. http://www.youtube.com/watch?v=JIcSlkWWCtg.

Altro impegno contrattuale era il dimezzamento del tasso di disoccupazione. A riprova del proprio impegno aggiunge una clausola secondo la quale, se “tutti” questi obiettivi non venissero raggiunti, Berlusconi non si sarebbe ricandidato alle successive elezioni”.

A fine legislatura, nel 2006, gli impegni non sono stati rispettati e Berlusconi, in barba al “Contratto con gli italiani”, si ripresenta alle elezioni.

Nel 2008, Berlusconi è pronto a riprendere le redini dell’Italia a suon di promesse. Il 10 aprile, a meno di 3 giorni dalle elezioni, promette, nel corso di una convention del Popolo della Libertà, a Roma, di “ridurre di molto l’Irap per le aziende e di introdurre il quoziente familiare”, ispirandosi al modello francese: “Crediamo non sia giusto che chi guadagna 100 ed è solo paghi le imposte esattamente come chi guadagna 100, ma deve mantenere una moglie e 4 figli. In Francia, chi guadagna 35 mila euro paga, se è solo, 5600 euro di tasse. Se ha moglie e 4 figli non paga alcuna tassa”.

Anche la guerra all’Irap finisce nel dimenticatoio e l’imposta sopravvive ancora oggi. Del quoziente familiare poi si è persa traccia.

Sempre alle elezioni del 2008, Berlusconi promette di abolire il bollo su auto, moto e ciclomotori. http://www.tgcom24.mediaset.it/politica/articoli/articolo409028.shtml. Ovviamente della sua promessa non è rimasta traccia nei libri di storia e nelle tasche degli italiani. Per farlo avrebbe dovuto reperire 4 miliardi di euro. Mai trovati.

“Aboliremo l’Ici. Avete capito bene, aboliremo l’Ici su tutte le prime case, anche la vostra” (http://www.youtube.com/watch?v=QW-L1p76IVY). In realtà, l’Ici è stata sostituita dallo stesso Governo Berlusconi con il d. lgs. n. 23 del 14 marzo 2011 e poi votato in Parlamento a seguito della proposta di introduzione del Governo Monti che ha convertito l’Ici in Imu.

Nell’ultima campagna elettorale allora scende ancora in campo con le sue promesse: “Restituirò l’Imu versato agli italiani entro il primo mese nel primo Consiglio dei ministri”. Se non era possibile reperire i 4 miliardi per compensare i mancati introiti delle tasse automobilistiche, figuriamoci se è possibile trovare 8 miliardi per il mancato pagamento dell’Imu.

Nel 2010, Berlusconi, forse in un impeto di onnipotenza, era arrivato addirittura a dire che, in caso di sua elezione, avrebbe sconfitto il cancro! http://www.youtube.com/watch?v=JKztPI-RXsg. Come sia andata non c’è bisogno di dirlo.

All’apice della crisi creata durante il suo Governo, Berlusconi (poco prima del passaggio di consegne a Monti) afferma: “In tanti anni di Governo non ho mai aumentato le tasse, non ho mai messo le mani nelle tasche degli italiani e ho sempre mantenuto i conti in ordine”. Secondo i dati Istat e Banca d’Italia, durante il primo Governo Berlusconi (1994-1996) la pressione fiscale è aumentata dal 40,6 al 41,4% del Pil. Con il secondo e terzo Governo Berlusconi (2001-2006) la pressione fiscale è cresciuta dal 40,5 al 41,7%. Con l’ultimo Governo Berlusconi (2008-2011) siamo passati dal 42,7 al 44,8%.

La prima manovra del marzo 2011 ha introdotto l’Imu, sia pure sulle abitazioni secondarie. L’ultima manovra dell’agosto 2011 ha introdotto un taglio lineare da 20 miliardi di tutte le agevolazioni fiscali, a partire dall’esenzione Irpef sulla prima casa e le detrazioni per familiari a carico e lavoro dipendente. Quanto ai tagli di spesa, il governatore della Banca d’Italia, nelle sue “Considerazioni finali” del 2010, affermava: “L’incidenza della spesa primaria corrente nel 2008 ha toccato il valore massimo dal dopoguerra, e nel 2009 salirà di altri 3 punti percentuali”. Questi sono “i conti in ordine” della gestione Berlusconi.

Quello che sorprende è che dopo un ventennio, le promesse sono sempre le stesse. Segno più che di fermezza ideologica, del fatto che non le ha mantenute.

Alle ultime elezioni la “nuova promessa” di Berlusconi: mi ritiro. Il 16 dicembre quindi dovrebbero avere luogo le primarie del Pdl per la scelta del nuovo leader. Il 6 Dicembre 2012 (i maligni sostengono che la cosa è dovuta al calo vertiginoso del fatturato delle aziende del Cavaliere) smentisce tutto e conferma la propria candidatura. Così, di nuovo in campagna elettorale, Berlusconi torna ancora a fare promesse: la già ricordata abolizione dell’Imu sulla prima casa, il rimborso dell’Imu pagata nel 2012, l’azzeramento del finanziamento pubblico ai partiti etc. etc.. Promette, a “Porta a Porta”, ad inizio gennaio, di azzerare le tasse (compresi contributi previdenziali) per un arco temporale di 3 o 5 anni a favore delle imprese che assumono giovani. E anche, il 22 gennaio nel corso di un’intervista rilasciata a Studio Aperto, di fare tagli per 16 miliardi alle spese dello Stato, niente patrimoniale e nessun aumento dell’Iva.

Anche a livello internazionale le promesse fatte sembra siano svanite nel vento. «L’utopia» dei padri fondatori «è diventata una meravigliosa realtà», ha affermato Berlusconi nel 2003, a proposito della Costituzione Europea, nel corso del mandato di presidenza dell’Italia della CE. Il progetto si rivela un flop storico e, nel 2009, il documento viene definitivamente buttato nella cartastraccia, sostituito dal Trattato di Lisbona.

Poco prima della nomina di Monti (delle sue promesse abbiamo già scritto in precedenza), il commissario agli Affari economici e finanziari dell’UE, Rehn afferma: “Un anno fa c’era preoccupazione per l’Italia (….) Il Cavaliere ha soffocato la crescita”. E ancora: “Nell’autunno 2011 il Governo di Berlusconi ha deciso di non rispettare più gli impegni e il risultato è stato il prosciugarsi” dei finanziamenti al Paese. http://news.centrodiascolto.it/video/tg1/2013-01-29/economia-e-finanza/rehn-il-governo-berlusconi-non-ha-rispettato-gli-impegni-con.

Anche l’Unicef ha sollecitato il nostro Paese a rispettare la promessa (fatta a Ginevra) di creare Fondo Globale per la lotta all’AIDS, la Tubercolosi e la Malaria. L’Italia infatti non ha rispettato gli impegni, a suo tempo presi, con lo stanziamento delle risorse necessarie per i servizi e le cure a tutte le donne e le madri che vivono con l’HIV per prevenire nuove infezioni tra i bambini. http://www.unicef.it/doc/2665/unicef-a-berlusconi-al-g8-italia-mantenga-gli-impegni-per-infanzia.htm.

“Non mi chiamerò più Silvio Berlusconi e non sarò più in Italia se, avendo avuto dagli italiani la maggioranza in Parlamento, nel primo Consiglio dei ministri non avrò abolito e restituito l’Imu pagata nel 2012?. http://www.dailymotion.com/video/xxbyze_berlusconi-via-imu-o-non-mi-chiamero-piu-berlusconi-videodoc-se-non-lo-faccio-lascio-italia-nuovo-no_news?start=8#.Ucqii5zBZdg

Questa è l’ultima affermazione di Silvio Berlusconi pronunciata anche nella sua intervista a Enrico Mentana su Tg La7.

Infatti, dopo il mancato rispetto dell’ultima promessa pare che d’ora in poi a fare promesse non sarà più Silvio Berlusconi. Siamo ancora in attesa di conoscere il suo nuovo nome e il suo nuovo domicilio…

Indro Montanelli, tra i più grandi giornalisti italiani degli ultimi decenni, lo conosceva bene, avendolo avuto per 15 anni come editore, e diceva di lui: “Silvio Berlusconi è un mentitore professionale: mente a tutti, sempre, anche a se stesso, al punto da credere alle sue stesse menzogne…”.

 

 

 

 

 


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