Belpasso, il Cga ferma il progetto sul centro logistico Caputo: «Nessuna idea di sviluppo su quei 61 ettari»

Il Consiglio di giustizia amministrativa della Regione Siciliana si è espresso in favore del Comune di Belpasso nella vicenda che riguarda la costruzione di un centro di stoccaggio delle merci in contrada Peschiera. La sentenza è stata emessa il 29 maggio, e fissa dei paletti in una storia complessa e particolarmente delicata. La società Parco mediterraneo srl non potrà dunque procedere con la costruzione di un complesso logistico e commerciale per il quale era stata autorizzata nel 2008 dal Consiglio comunale, che votò una variante trasformando quell’area di 61 ettari da terreno agricolo a industriale. L’anno successivo, con una seconda variante, il dieci per cento di quell’area venne destinato all’uso commerciale. Pertanto la previsione dell’opera, che nel suo profilo essenziale rimase di natura logistica, venne in parte modificata. 

Contestualmente alla prima variante, inoltre, l’amministrazione comunale – a quell’epoca guidata da Alfio Papale, oggi deputato all’Ars – e l’impresa firmarono una convenzione che stabiliva il termine ultimo per la chiusura dei lavori nel 2013, dunque entro cinque anni. Pena la decadenza dell’autorizzazione. Una scadenza prorogabile solo su nuovo input dell’ente locale. E proprio sull’ipotesi di una proroga verte la contrapposizione legale tra le parti. 

Nel giugno 2013 Parco mediterraneo non ha affatto ultimato i lavori. Ha soltanto eradicato l’agrumeto che sorgeva in contrada Peschiera. Attività che il nuovo sindaco Carlo Caputo, sin dal principio contrario al progetto, non considera nemmeno come un inizio. E infatti, dinnanzi all’istanza di proroga dell’impresa, nel dicembre 2013 il Consiglio comunale risponde picche, approvando una mozione che riclassifica l’area in termini di rischio idraulico e impedisce il sorgere di nuove costruzioni. Così la società con sede a Brescia non può far altro che rivolgersi al Tar, sostenendo che l’organismo elettivo belpassese non avesse la competenza per intervenire nel procedimento e che l’autorizzazione ad andare avanti nei lavori fosse implicita nel silenzio-assenso del Comune. 

Nel 2016 i giudici amministrativi di primo grado le danno ragione, ma a quel punto è Caputo a ricorrere al Cga regionale, sulla base della tesi secondo cui, in questa materia, l’istituto del silenzio-assenso sarebbe inammissibile. Un ricorso sostenuto, almeno in parte, anche da Alis immobiliare Cta, società proprietaria del vicino centro commerciale Etnapolis, e dall’assessorato regionale Territorio e Ambiente. Lunedì scorso il Cga pubblica la sentenza che rovescia la decisione di primo grado. «I giudici amministrativi – spiega il legale del Comune Luca Ardizzone – ci danno ragione sia sulla mancata proroga dei lavori che sull’incidenza di un decreto legge del 2013, che la Regione non ha mai recepito, e che faceva da base giuridica per la posizione di Parco mediterraneo». 

Un brano della sentenza del Cga regionale

La vicenda può dunque considerarsi chiusa? Non del tutto. Per due ragioni. Come confermato dallo stesso avvocato dell’amministrazione di Belpasso, gli ermellini di Palermo hanno richiesto al Comune una relazione integrativa, da consegnare entro il prossimo 1 settembre, che contenga eventuali corrispondenze tra le parti avvenute dopo la richiesta di proroga del 2013, rinviando la decisione definitiva su questo punto al 16 novembre. Inoltre, Parco mediterraneo potrebbe ricorrere in Cassazione, organismo che però ha competenza sugli aspetti di diritto e non di merito. Il Cga ha infine escluso anche il risarcimento dei danni all’impresa di costruzioni, che avrebbe avuto un peso da diversi milioni di euro. Cifre che, con buona probabilità, avrebbero spinto il Comune verso il default

Nell’ottobre 2016, con una lettera, Parco mediterraneo aveva reso noto al Comune di aver autorizzato la ditta svizzera Nexxus Energy Ag a costruire un inceneritore sui terreni di contrada Peschiera. Una soluzione che Caputo non ha mai preso in considerazione. «La variante su quel terreno era vincolata alla realizzazione del progetto originario. Quella sortita – ricorda il sindaco – dimostrò ancora una volta che su quel terreno non c’è mai stata un’idea di sviluppo chiara e univoca dell’impresa». 


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