Belpasso, a fuoco centro per minori Coinvolti cinque giovani migranti

Cinque migranti tunisini nella notte di sabato scorso hanno incendiato alcuni alloggi dell’istituto Giovanna Romeo Sava di Belpasso, in provincia di Catania, dove erano ospitati. I tre maggiorenni sono stati arrestati, mentre gli altri due, minorenni, sono in attesa di essere trasferiti in un’altra struttura. «Hanno lamentato ritardi nel rilascio dei documenti» riferisce il capitano dei carabinieri di Paternò Antonio Maione, secondo cui i cinque avrebbero picchiato l’educatore responsabile, quindi dato fuoco alle camere in cui dormivano. I danni ammonterebbero a circa 30mila euro.

Diversa la ricostruzione di Antonio Vasta, presidente dell’istituto Romeo Sava, che ha denunciato il fatto. «Sabato sera i ragazzi tunisini sono usciti e quando sono rientrati due di loro erano palesamente brilli. Hanno cominciato a litigare tra di loro, poi all’improvviso qualcuno ha dato fuoco a un materasso». Vasta esclude che all’orgine della protesta possano esserci i tempi lunghi per il rilascio dei permessi. «Giovedì, al massimo lunedì prossimo, avrebbero ricevuto i documenti per girare liberamente sul territorio nazionale. L’attesa era finita e loro lo sapevano». Le lamentele più frequenti invece «erano dovute alla continua richiesta di sigarette, ricariche telefoniche e alcol» conclude Vasta.

Il Romeo Sava è un istituto privato religioso, che si occupa di minori in condizioni di disagio e, dalla primavera scorsa quando è scattata l’emergenza nordafrica, ospita anche migranti richiedenti asilo. «Ad aprile – spiega una volontaria di Save the Children – sono stati trasferiti a Belpasso sette minori tunisini provenienti da Lampedusa. Nel frattempo tre di loro sono diventati maggiorenni, ma non si è provveduto al trasferimento in un’altra struttura».

 

[Foto di VulcaNIK]


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Cinque tunisini sabato notte hanno dato fuoco ad alcuni materassi dell'istituto Romeo Sava di Belpasso. Secondo i carabinieri all'origine del gesto ci sarebbero i tempi lunghi per il rilascio dei documenti. Diversa la ricostruzione del presidente del centro, Antonio Vasta: «Quella sera hanno bevuto e un litigio è degenerato»

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